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Articolo di Lehman sulla MWP
Serenello:
Split da qui. I primi post risultano tutti editati da me perché ho dovuto cambiare manualmente il titolo di ognuno. C'è qualcosa che non va nel programma del forum. Ezio
Ben Lehamn ospite sul blog Anyway esprime un duro giudizio sulla MWP
http://www.lumpley.com/comment.php?entry=650
Moreno Roncucci:
E c'è gente che dice che la differenza fra "indie" e "non indie" è immaginaria o "ideologica"...
Mirko Pellicioni:
Adesso non esageriamo, per professione lavoro nel campo die fumetti in italia e conosco anche illustratori che hanno lavorato nel settore games.
Farsi pagare come: autori, grafici o illustratori da codesti signori è sempre stato e sempre sarà un lavoraccio!
Non per questo bisogna generalizzare ne pensare che la risposta indie sia la panacea di tutti i mali (economici).
Farsi pagare per il proprio lavoro, specie in tempi di crisi come questa, è sempre stata una cosa lunga e non sempre scontata. Ma nonostante ritardi o posticipi vari poi chi è serio, nonostante le oggettive difficoltà in cui può torvarsi, PAGA!
Pensare che questo sia un malcostume dei "cattivi" editori di GDR è quanto meno ingenuo!
Io per esempio so per certo che WW pagava e regolarmente i collaboratori, così come in italia lo fanno editori piccoli o grandi!
Insomma, se la Weis ritarda i pagamenti o fa melina, è un problema suo e di hci si assume il rischio di lavorare per loro.
Trovo che mettere "in piazza" certe cose in questo modo sia laquanto scorretto!
E a mio avviso non centra nulla con fare o non fare giochi indie!
Niccolò:
nessuno pensa sia malcostume. second ben (ci ho parlato) queste persone di solito hanno motivi perfettamente legittimi per non pagare. cionondimeno, trova consigliabile suggerire di spendere il proprio tempo in qualcosa di più produttivo e remunerativo, come pubblicarsi in proprio, vivere la propria vita, o lavorare. credo sia comprensibile.
Mirko Pellicioni:
Bè fare una dichiarazione pubblica senza tenere conto delle infinite sfaccettature che ci stanno dietro e noi non possiamo sapere come "pubblico" non è una bella cosa.
Anzi rasenta credo gli estremi per la diffamazione.
Questo non per difendere Wais o altri editori, ma per una correttezza deontologica.
Io come tutti ho i miei alti e bassi come grafico ma di certo non racconto in giro le mie problematiche con i miei clienti.
Se il discorso verte invece su come sia meglio, per una autore, impiegare il proprio tempo, allora è un'altro discorso!
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