Dopo una breve frequentazione del forum ho latitato per parecchio. Ma adesso sono tornato, e ti sottopongo i resoconti di due vendette.
1. Questa si ricollega al filone di vendette dell'infanzia:
Un amico delle elementari, Manuel, veniva spesso bullizzato da un altro ragazzino. Non essendo nella stessa classe, durante la ricreazione ascoltavo impotente i suoi racconti lacrimevoli, osservando con astio il bulletto e i suoi amici. I suoi racconti mi erano rimasti impressi, ed un pomeriggio di pedalate al parco chi è che noto? Ebbene, l'ho pedinato sforzandomi di essere paziente (sono sempre stato irascibile) fino a quando si è allontanato dalla madre e dagli amici -benedetto chi gli aveva proposto di giocare a nascondino-. Ho lasciato la bici dietro un muretto, mi sono avvicinato di soppiatto e... infilandogli le dita agli angoli della bocca, ho tirato le guance fino a quando non è scoppiato a piangere! Mi ricordo ancora questo episodio per la reazione che ha avuto mia madre quando ci ha trovati "Paolo! Sarà un pappamolla, ma così passi dalla parte del torto!" tutt'ora non so come abbia fatto a sapere (o a decidere) che quel bambino si meritava la mia vendetta. Purtroppo lei non ricorda più l'episodio.
2. Cinque anni fa sono andato in vacanza al mare con alcuni amici. Quel tipo di amici che frequenti così poco da ritrovarti a pensare con nostalgia a quei connotati che nel quotidiano odieresti: quello che parla sempre di se, quello che fa il broccolo con le ragazze di tutti i suoi amici, quello che peta in maniera incontrollata. E' da così tanto tempo che non li vedevo, che decido di immergermi nel loro mondo estivo, fatto di colazioni alle due del pomeriggio, immobilità da ombrellone fino al tramonto e discoteca ogni notte. Lo prendo un po' come una lunga "pizzata delle medie" e un po' come un curioso esperimento sociologico; oltretutto la mattina ho delle ore di solitudine per studiare: perfetto. Mi diverto un mondo, godendomi la compagnia dei vecchi amici. A parte la discoteca che mi fiacca e annoia, va tutto alla grande, fino a quando un tizio conosciuto in spiaggia ci prende in simpatia. La sera mangia con noi, e la notte balliamo tutti insieme in discoteca. Un mattino, mentre gli altri dormivano, viene a sedersi con me al tavolo in giardino. Io chiudo i libri e chiacchiero volentieri, ripromenttendomi di recuperare lo studio la mattina seguente. Ma lui si ripresenta anche la mattina dopo, e quella dopo ancora; e le due seguenti. La quinta mattinata si presenta distrutto, con un dopo sbornia tremendo. Si lamenta e geme, pretendendo che io trovi un rimedio al suo malessere. Il mio studio si è arenato oramai da giorni, e sono parecchio nervoso perchè quel tipo sembra sordo ad ogni mia richiesta di essere lasciato in pace. Così gli preparo una bella tazza di infuso di finocchio e melissa, condendola abbondantemente con della vodka. Lui beve il primo sorso, e io sorridendogli alzo la tazza per "invogliarlo" a bere ancora, mimando nel frattempo dei conati di vomito. So che è stata una vendetta esagerata e superflua, ma quella mattina ho studiato proprio bene, con i suoi conati di sottofondo.