La notizia è passata nel mondo del fumetto, di bocca in bocca, con l'effetto di un terremoto. "Niente nel fumetto italiano sarà più come prima". E la maggior parte lo dice con paura e preoccupazione.
Se ESISTE ancora un fumetto italiano. lo si deve SOLO a Bonelli.
Sapete che pagava i disegnatori 4, 5, 6, anche 10 volte più dei suoi concorrenti? No? Lo faceva perchè era un folle? No, lo faceva perchè il lavoro va riconosciuto, perchè se paghi un disegnatore una paga da fame quello ti tira via 50 pagine al mese che fanno schifo ("ma tanto il pubblico se le beve lo stesso" dicevano molti suoi concorrenti negli anni 70, oggi estinti), invece di 15 fatte bene. E perchè se non guadagna abbastanza da viverci, un disegnatore smette di disegnare e va a fare lo scaricatore al porto che guadagna di più (uno degli inchiostratori di Magnus su Alan Ford negli anni 70 mollò la testata per andare a fare l'operaio, per fare un esempio fra tanti. Max Bunker polemizzava con Bonelli perchè secondo lui "strapagava" i disegnatori...)
Gli altri editori a loro volta possono pagare ragazzini cifre da fame perchè presentano l'occasione. L'occasione di farsi notare da Bonelli. A parte pochi casi (di gente pagata abbastanza per bravura o produttività, o che per qualche motivo non potrebbe mai lavorare per Bonelli), la scelta per i disegnatori italiani è di solito "o mi faccio notare da Bonelli, o fra un po' cambio mestiere".
Oggi, con la possibilità di pubblicare e farsi pubblicità via web, forse le cose sono cambiate, ma per gli ultimi trent'anni la situazione è stata questa. Senza Bonelli, il disegnatore di fumetti in Italia non sarebbe un mestiere. Non uno con cui campi, almeno. (una alternativa è pubblicare all'estero. Molti ormai lo fanno. A Vittorio Giardino - mica l'ultimo arrivato - anni fa pare dissero che non potevano pagargli una sua storia in Italia, ma se riusciva a farsela pubblicare in Francia, poi loro avrebbero preso i diritti per l'Italia che sarebbero costati meno...)
Riguardo al "conservatorismo", due cifre.
Negli ultimi 20 anni, le testate considerate più "immobiliste", Tex e Zagor, hanno perso meno del 50% dei loro lettori (Tex è passato credo da 370.000 a 250.000, Zagor da 70-80.000 a 45.000). In un periodo di rivoluzioni epocali nel campo dell'intrattenimento.
Nello stesso periodo, le tetate Marvel e DC piene di novità, hanno visto calare le vendite tipicamente da circa 250.000 copie a 25.000. (negli USA, non in Italia. In Italia vanno molto peggio). Le testate Vertigo sono quasi tutte sotto le 10.000 copie.
So di dare una terribile delusione a qualcuno, ma gli "eventi" prodotti a raffica da Marvel e DC e altri, servono a far quadrare i conti a fine mese e far contenti gli azionisti. A costo di sputtanare per sempre il personaggio. Tanto, anche se le vendite caleranno a lungo termine, agli azionisti interessa il dividendo, poi le azioni le vendono....
La cosa di cui meravigliarsi non è che "non sperimentasse" (cosa non vera), ma che sperimentasse. In qualunque mercato normale, il leader del settore vende il prodotto di punta, quello che rende. Sta agli altri innovare, sperimentare, per cercare di portargli via lettori con prodotti nuovi.
In Italia no. Se vuoi vedere innovazioni devi andare in libreria (e ne trovi comunque poche, e quasi tutte procenienti dall'stero, anche se sono di autori italiani). La roba che va in edicola per la maggior parte scopiazza malamente il modello bonelliano.
Non era colpa di Bonelli, se nessun altro in Italia ha avuto non dico le capacità, ma nemmeno la volontà, di fargli davvero concorrenza. (e di questa mancanza di concorrenza, ha patito anche la Bonelli, appunto con la mancanza di spunti dall'esterno e diventando sempre più autoreferenziale. Zagor nacque come risposta ai personaggi della Dardo. Ma ora, a chi potevano rispondere se non ai loro stessi personaggi?)
E Bonelli, per la maggior parte della sua storia di editore, è stato il principale innovatore nel campo del fumetto in Italia.
Il "formato Bonelli" l'ha inventato lui (ed è unico al mondo, negli altri paesi c'era il sottil comic book usa-e-getta o il costoso volume gigante, i Bonelli erano economici ma fatti per essere collezionati in libreria). Il primo fumetto sul west "reale" in Italia l'ha fatto lui (La storia del west). E pure il secondo (I protagonisti, di Rino Albertarelli) Non si era mai visto in Italia un personaggio simile a Mister No, prima, se non forse Corto Maltese (e Corto Maltese, a parte la primissima apparizione, veniva realizzato da Pratt all'epoca per la Francia, non per editori italiani). Come non si era visto mai probabilmente NEL MONDO un personaggio come Ken Parker.
Nel frattempo esce con la primissima collana di Graphic Novel a larga tiratura, con dieci anni di anticipo sugli americani (Un Uomo un Avventura), su cui pubblica Pratt, Manara, Toppi, Battaglia, etc.
La Miglior "rivista d'autore" mai pubblicata in Italia, è stata Orient Express, e sfido chiunque a dire il contrario. Orient Express sarebbe stata chiusa al numero 15, se Bonelli non l'avesse comprata per farla andare avanti (in perdita) ancora qualche tempo. Nel frattempo Bonelli pubblicava anche pilot (diretta da Tiziano Sclavi) e DUE collane di volumi di grande formato da libreria, dove sono stati pubblicati per la prima volta le nuove storie de "Lo Sconosciuto"di Magnus ("L'uomo che uccide Ernesto Che Guevara"), le storie a colori di Ken Parker, e personaggi storici come Valerian.
Nel frattempo, Bonelli pubblicava in Italia anche Asterix e Lucky Luke, tramite la "Bonelli-Dargaud"
Negli anni 80 poi si affacciarono nelle edicola anche altri personaggi, Tipo Lupo Alberto, pubblicati dalla editrice Macchia Nera di Silver. Uno dei soci all'inizio era Sergio Bonelli, il principale finanziatore.
E intanto in edicola era arrivata una cosa di nessuna importanza come Dylan Dog...
E' negli anni 90 che questa fucina di innovazioni a getto continuo rallenta. Molte delle iniziative precedenti (i volumi, Orient Express, Pilot, etc.) sono stati chiusi perchè in perdita cronica. Testate come Tex e Dylan Dog vanno a gonfie vele rendendo letteralmente miliardi. Voi che avreste fatto? Più cose tipo Pilot o più cose come Dylan Dog?
Inoltre quello è il periodo in cui si comincia ad avvertire la mancanza di qualunque concorrenza. Fino agli anni 70, Bonelli non era il più grande editore di fumetti italiano. Era già di gran lunga il migliore, con un pubblico affezionatissimo e con le storie migliori, ma roba da "lettura nel bagno" come Intrepido e Monello arrivavano a vendere, negli anni 70, oltre un milione di copie. Bonelli era un editore medio. Poi, arriva la TV, strappa il pubblico di quelli che "devono passare il tempo", e gli altri editori vanno nel panico. La Rizzoli praticamente uccide lei stessa una testata che andava benissimo come il Corriere dei Ragazzi per trasformarlo in "Corrier Boy" che crolla nelle vendite. Bonelli ringrazia e assume Castelli e Sclavi in fuga dal crollo (ed è così che nascono in seguito Martin Mystere e Dylan Dog). Pare la catastrofe, la fine del fumetto, case editrici fra le più importanti tipo la Corno falliscono a raffica. Chi rimane cerca di "fare come la TV", un sacco di pubblicità, e personaggi televisivi. E' un ecatombe.
Bonelli è l'unico che dice (pubblicamente, non adesso con il senno di poi. Ho le fanzines dell'epoca con le interviste) che lui fa fumetti, e li fa in un certo modo, e anche se perde ogni anno il 10% dei lettori (dichiarazione fatta a Domenica In, il programma di punta della TV dell'epoca) lui non mette pubblicità negli albi e non si mette a scimmiottare la TV.
Ed è l'unico che rimane.
negli anni successivi, il Boom. Di nuove testate e personaggi creati proprio dagli autori che le altre case editrici hanno mollato per inseguire la TV. Nuove idee associate alla leggendaria cura editoriale della Bonelli e ad uno "zoccolo duro" di appassionati che si rivela quando il calo di vendite per Bonelli (e solo Bonelli) si arresta.. Martin Mystere, creato da Castelli, che viene dal Corriere dei Ragazzi. Idem per Sclavi con Dylan Dog.
Credo che il segno dei tempi che cambiano sia arrivato con Nathan Never. E' la prima testata "incestuosa" della Bonelli. Prima ogni personaggio era originale, o si ispirava a personaggi di altre case editrici. Nathan Never, a parte essere una testata che con la scusa dell'"omaggio" batte ogni record di scopiazzature da film e romanzi e fumetti, è fatto ad imitazione dei personaggi Bonelli precedenti che vendono.
In quel momento, l'unico che vende cifra decenti è Bonelli. I suoi autori si ispirano quindi, per cercare personaggi nuovi che vendano, ai fumetti Bonelli. inoltre non sono più autori affermati che arrivano da altre case, sono in gran parte ex "fanzinari" che hanno imparato il mestiere proprio in Bonelli (e se c'è una cosa in cui la Bonelli non ha mai dato prova di grandi risultati, è nell'essere una scuola per i nuovi autori. E' lì che nasce il conservatorismo. Cose tipo Gea o Magico Vento dimostrano che la Bonelli pubblicherebbe ancora oggi cose diverse dal soluto. Solo che non insegna a farlo ai suoi nuovi autori, gli insegna a seguire l'esempio del passato)
Il fatto che Bonelli non faccia vedere le tette nei suoi fumetti? Cazzate, non è da lì che si vede il conservatorismo di un editore (e poi, leggetevi Gea se volete vedere le tette). Inoltre, se vuoi fare qualcosa che Bonelli non vuole pubblicare, chi ti impedisce di pubblicarla con altri, come hanno fatto Enoch e Accardi per Hit Moll (in oriifgine doveva essere pubblicato da Bonelli).
Il conservatorismo si vede magari nel tenere per anni un autore chiaramente spompato come Nizzi su Tex, ma lì entrano in gioco fattori personali che esulano da vendite e conservatorismo...
Il punto è che Bonelli per più di 35 anni (1957-metà anni 90) è stato il principale innovatore del fumetto italiano. Quando ha smesso, quando ha detto passati i 60 anni (un età a cui la maggior parte degli italiani pensa solo alla pensione) "io ho già dato, perchè dovrei smettere di fare fumetti che mi rendono miliardi? Innovate un po' voi adesso" è diventato un po' la comoda scusa per chi scopiazzava i suoi fumetti ma si lamentava che il fumtto italiano era immobile "perchè Bonelli non innova" (certo, dal loro punto di vista avevano ragione: visto che tutti scopiazzavano Bonelli, l'unica maniera per fare innovazione nel fumetto italiano era che lo facesse Bonelli)
Oggi la scusa non c'è più. E fra i necrologi e le espressioni di ringraziamento da parte di colleghi, amici e lettori, se vede, chiaramente, la paura per il futuro. Perchè senza Bonelli, non si sa se il fumetto italiano avrà un futuro. Tutti sperano che la casa editrice vada avanti come prima, che si seguano ancore le cose come faceva lui. Che si possa avere una Bonelli senza Bonelli. Ma se la famiglia vende? Se assume un "manager" che si mette in testa di "innovare"? Forse è l'effetto del lutto, ma si sente aria di possibile catastrofe.