Che bello, io che di solito sono una thread-killer, per una volta ispiro la nascita di una nuova discussione!
Scherzi a parte, l’argomento affrontato da Korin è interessante. Se devo essere sincera, io credo che il vero gioco “pesante” sia possibile solo con un buon narrativo giocato a modino. Procedo a elaborare.
Io ho giocato parpuzio per anni prima di buttarmi a corpo morto nei dirty-hippie-indie-games. Ho avuto master con cui a volte c’era una grossa intesa, anche di carattere estetico-narrativo (tipo Michele, per intenderci), ma siccome la “impossible thing before breakfast” impossibile lo è davvero, non sono mai riuscita a trovarmi a raccontare proprio quelle cose che interessavano a me nella maniera che interessava a me. Sì a volte si verificavano felici coincidenze e sintonie d’intenti che davano vita a brevi momenti particolarmente soddisfacenti, ma erano solo sprazzi, colpi di fortuna, non risultati su cui potere contare.
Ne consegue che, quando il controllo che hai sulla costruzione collettiva della storia è troppo limitato, è impossibile farci un grosso investimento emotivo sopra, pena il vederlo perennemente frustrato. In questa situazione giocare in un’atmosfera leggera e scanzonata è probabilmente la cosa migliore. Fare dell’ironia sulle situazioni induce sempre a guardarle con maggiore distacco, e infatti le nostre partite erano molto umoristiche.
Dati i mezzi che avevamo a disposizione sono convinta che questo fosse il meglio che potevamo ottenere.
Poi mi sono trovata per le mani giochi che mi davano risultati di tutt’altro tenore e, dopo anni e anni di commedia brillante, lascia che ti dica che un po’ di cambio di tono ci voleva.

(forse a un certo punto mi tornerà la voglia di giocare in quelle atmosfere, ma, per il momento, l’abbuffata passata ancora mi basta e m’avanza)
[cite] Korin Duval:[/cite] Stavo notando come i giochi Forgiti, Jeep e affini (tanto per non dire caz...volate, sto sul vago) si alimentino di emozioni "forti": dilemmi morali (CnV, Dubbio), situazioni problematiche (NCaS, LMVcP), ecc. Insomma, richiedono/portano ad un investimento emotivo "forte" del giocatore, ad un gioco che definirei "pesante", tanto per metterci una parola riassuntiva.
E’ senz’altro vero che i giochi pubblicati da Narrattiva si prestano a essere giocati con coinvolgimento: ognuno di essi offre sufficiente controllo autoriale su specifici elementi a tutti i partecipanti. Secondo me questa è la chiave per permettere l’investimento emotivo da parte dei giocatori (N.B. includendo in questa dicitura anche l’eventuale master, ovviamente).
Cioè c’è una cosa che puoi esprimere, c’è chiarezza sugli strumenti che hai a disposizione per farlo.
E sono tuoi e basta, non dipendono dalla magnanimità/giramento/gusto di nessun altro: hai delle certezze su cui puoi muoverti.
Attenzione che con questo non voglio istigare a giocare raccontando la propria storia e tirando avanti dritti come un treno. Al contrario, come già detto in altri post, ritengo il processo di interazione con i compagni di gioco come uno degli aspetti più entusiasmanti e più caratteristici e irripetibili proprio di questi giochi.
[cite] Korin Duval:[/cite]
Sarei particolarmente interessato al parere di Claudia, anche alla luce della sua curiosa autodefinizione che, temo, non ho ben compreso e della sua evidente passione, se ho ben capito
, per il gioco "pesante".
Forse l’ironia della mia autodefinizione rende quest’ultima poco chiara

Quello che intendevo esprimere è la mia passione per le storie emotivamente intense, senza sottintendere con questo alcuna specificità di genere. Voglio dire che il mio divertimento è la scena in cui il master sbatte in faccia al mio Cane tutta la sua ipocrisia nel pensare di riuscire sempre a conciliare l’umana pietà e i doveri del suo ruolo (con conseguente lancio alle ortiche del cappotto), o il dialogo della mia spia con l’informatore con cui ha una relazione “solo sesso” quando si sente dire “mi permetto perché ti amo” o quando la mia Julia di Dubbio realizza quanto lei e Tom si siano allontanati e si trova ad affermare “hai ragione, non dovremmo comprare questa casa”.
E' più chiaro così?
