Ninsunu osserva il medaglione, che le conferma ciò che temeva. Il medaglione sembra una massa informe di metallo fuso, ma se lo si guarda più attentamente si nota come in realtà sia finemente cesellato fin nei minimi particolari, a riprodurre con spirali e volute il caos primordiale da cui gli dei dell'artista provengono. Tanta è la pazzia racchiusa in quel medaglione che a fissarlo intensamente persino la sacerdotessa si sente per un attimo rapita.
Nessuno lo nota, ma Urgayle, quasi senza rendersene conto, infila la mano in una delle sue sacche, dove si trova il medaglione che ha raccolto nella caverna sotterranea.
Harvetz, un vecchio e viscido nano deforme, Ninsunu lo ricorda bene. L'aveva incontrato ancora alle isole evanescenti, e si era mostrato interessata a lei e al suo culto. Era un sorta di vecchio saggio, proveniva dalle Montagne della Luna, dove la sua tribù deforme (generazioni di incroci tra consanguinei avevano storto le loro gambe, curvato la loro schiena, ridotto la loro statura ma anche reso in grado di vedere nel buio più pesto) dimorava in grotte. Se si tralasciava la lascivia del suo sguardo, il vecchio Harvetz si era dimostrato sinceramente interessato al culto degli Antichi Dei Stellari, e quel medaglione ora lascia supporre che alcuni dei timori che egli stesso le aveva confidato si siano realizzati.