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Spione PbF 1 - fase 2 - Crisi
Marco Costantini:
Nemmeno io sposto nulla.
Prima di cominciare con la narrazione (visto che i movimenti di carte mi paiono conclusi) aspetto il via di Claudia.
Claudia Cangini:
A quanto pare nessuno muove nulla :)
La narrazione inizia dal K di quadri di Marco, esattamente nell'ordine in cui sono uscite le carte. Seguo io, di nuovo Marco e Moreno. Infine una nota di colore da Francesca (povera Gretchen! :cry: ) :
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K quadri
A cuori
Jolly
K picche
J picche
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Vai, facci sognare :twisted:
Marco Costantini:
Una domanda: le azioni della fase di Crisi devono riguardare necessariamente il motivo stretto della Crisi?
Senza stare a tergiversare vado al nocciolo: l'idea è di cominciare la narrazione con Thomas che ha già le chiavi, ma con Christian che si è accorto (usando poi la carta per confoderlo/fuorviarlo).
Questo vorrebbe dire: la Crisi deve riguarda il fatto che Thomas riesca a meno a prelevare qui e ora le chiavi o verte invece sulla punto focale "Thomas vuole usare le chiavi del figlio/il figlio vuole impedirlo".
Io propenderei per la seconda, ma per non sbagliare chiedo preventivamente.
Moreno Roncucci:
Le narrazioni dovrebbero riguardare il conflitto scatenante la crisi (o, meglio, uno dei due conflitti scatenanti la crisi. Ma se giochi un Personaggio Principale e hai una carta iniziale non hai scelta, devi narrare una sua azione). Questo "riguardare" può essere più o meno labile e vago, a seconda dei criteri estetici del gruppo, ma l'intenzione di narrare qualcosa che si riferisca in qualche maniera a quello deve esserci.
Ma, molto importante, non confondere questa cosa con l'idea di un "conflitto a poste" in altri giochi narrativisti.
Esempio: in "Cani nella vigna" il conflitto avrebbe come posta in gioco "riuscirà Thomas" a rubare le chiavi senza farsi scoprire?", e tutti i rilanci e le parate dovrebbero portarlo più vicino (o più lontano, se dell'avversario) a questo obiettivo.
Spione non è così. Non c'è posta, c'è solo una situazione.
In Spione, tu potresti narrare, per esempio, che Thomas rinuncia a prendere le chiavi. E un altro narra che a quel punto il figlio impreca fra se e sè, perché aveva abbandonato il giubbotto apposta per far rubare le chiavi al padre (notare come, in queste due narrazioni, è stato ridefinito completamente il conflitto iniziale. RIDEFINITO, non "risolto". Non sei legato a "quello che si credeva all'inizio della fase di crisi". Puoi entrare in una fase di crisi perché un agente del KGB ti punta un mitra per spararti, e come prima narrazione spiegare che è tua moglie travestita che voleva farti uno scherzo... sei MOLTO più libero nelle narrazioni, non sei legato a poste prefissate, non sei nemmeno legato ad un conflitto prefissato. Però la tua narrazione deve riguardare, in qualche maniera, "questa situazione qua", anche se poi la stravolgi)
Marco Costantini:
Perfetto. Allora procediamo :)
Dopo la cena Christian riaccompagna in macchina il padre a casa. I due si salutano freddamente nell'abitacolo. Poi Thomas scende, lanciando un'occhiata carica di tristezza e verso i figlio, seduto ancora al posto di guida. Sale i cinque gradini che lo portano al pianerottolo di casa sua e sta per infilare la chiave nella toppa quando sente lo sportello di una macchina sbattuto violentemente dietro di se.
Si gira e vede Christian venire adirato verso di lui a passi lunghi e veloci, fermandosi ai piedi delle scale.
"Cosa diavolo vuoi fare con le mie chiavi, papà?!" gli urla.
"Ti ho visto prenderle al ristorante! Sono restare a guardare solo per vedere quale livello di bassezza avresti raggiunto" continua disgustato.
Thomas cerca di restare impassibile e freddo fuori, arrivando anche ad abbozzare un sorriso, mentre dentro avvampa e ribolle.
"Oh, Chris, andiamo! Hai preso un gigantesco granchio. Volevo solo farti una sorpresa. Fra una settimana è il tuo compleanno e ho pensato di regalarti uno di quei nuovi modelli americani di lavatrici-asciugatrici. Ma mi occorrevano alcune misure di casa tua e avrei dovuto far entrare gli operai per installarla. Bhe, addio sorpresa" conclude con un sorriso impercettibile mentre un goccia di sudore gli scivola lungo la schiena.
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