Dunque, siccome Tazio è permalosetto e mi ha mandato una mail privata invitandomi gentilmente a lasciar stare, posso parlare dei disegni di Claudia.
Premesso, RIPETO, che non era intenzione offendere nessuno: ho metri cubi di manga, a casa mia: alcuni li adoro, altri mi sono pentito di averli comprati, ma non ho niente "contro" a prescindere.
Ma prima un discorso generale: "Stile manga" non vuol dire tutto, certo, ma non vuol dire neanche "niente".
È vero che i manga coprono DECENNI di produzione di CENTINAIA di autori, è un termine ENORMEMENTE AMPIO, a livello di, che so "pittura italiana del '400".
Ma anche prendendo le immagini linkate da Patrick, ci sono degli stilemi riconoscibili.
La prima immagine è da Berserk, la seconda non ne ho la più pallida idea.
Cos' hanno in comune? Oltre alle cose più ovvie (tavola di fumetto in bianco-e-nero), ci sono cose che le collocano in un preciso contesto culturale.
- L'uso dei retini.
- la concessione al "deformed" per accentuare l'espressività (perfino in Berserk, che di solito ha uno stile realistico... Guardate le ultime due vignette in basso a sinistra!)
- Le inquadrature: in entrambe le tavole ci sono delle figure quasi intere (praticamente dei Piani Americani) e dei Primi Piani o Primissimi Piani.
- Il tratto netto e pulito, con il tratteggio usato con molta discrezione per accennare i volumi più che per definirli. Il bianco domina sul nero, se non c'è una ragione specifica.
- il metodo di "riassunto" dei tratti facciali: grande importanza degli occhi in ogni caso. Anche se la seconda tavola riassume "all'estremo" (cosa che i detrattori del manga non perdonano MAI, non so perché), anche la prima definisce e mette in chiaro i tratti principali del volto qualunque sia la distanza. Confrontate il viso di Farnese in vignetta 2, 3 (in basso a DX) e 6 (in basso a SX): vediamo sempre occhi, sopracciglia, naso, bocca. Non di più, non di meno.
Ora, provate a prendere una tavola della scuola francese "a linea chiara", un Marvel degli anni '50, un Marvel di oggi (che so, Marco Checchetto o Emanuela Lupacchino, tanto per citare un paio di amici/conoscenti molto bravi in quello che fanno?), ed una classica tavola Bonelli (con i suoi bianchi e neri sempre bilanciati, non importa se è giorno o notte, con le sue vignettine divise lungo la "gabbia a sei", ecc. ecc. E magari prendete le spugnettature di Piccatto, altro che retini).
Una "scuola manga" esiste. Ramificata in 10.000 filoni, generi, sottogeneri, ecc., ma in qualche modo esiste.
Prendete Skydoll o W.I.T.C.H. e ditemi se potevano ESISTERE senza una scuola Disney E ANCHE una scuola Manga in qualche modo identificabile.
Prendete Jonathan Steele o Legs Weaver e ditemi se potevano ESISTERE senza una scuola Bonelli E ANCHE una scuola Manga ecc. ecc.
Ora, il caso in questione.
Claudia sa BENISSIMO di essere "mangosa", più di altri illustratori.
Esattamente come Michela (Da Sacco, la mia migliore amica e illustratice di Contenders) sa di essere "di scuola americana": Contenters ha un sapore "da fumetto americano" perché Michela viene da lì.
I disegnatori sono tutti "figli di qualcuno", niente di strano a riconoscerlo.
Dov'è che si vede nel manuale di Trollbabe?
Pag. 15, basta guardare gli occhi. L' "uomo buono" ha gli occhi grandi, la TB "sinistra" (si chiama Tha e la rivediamo a pag. 25) che fa magia con l'ombra inquietante dietro ha gli occhi stretti e lunghi.
A Pag. 22 c'è Retta: impressione "divertente", ha degli occhi grandi e luminosi.
Se non è una lezione giapponese "fare gli occhi diversi per rappresentare stati d'animo e intenzioni diverse", ditemi voi.
Pag. 54: il modo in cui Claudia affronta l'anatomia della TB è giapponese in alcuni punti: osservate come i tratti sopra il ginocchio sbordino dalla figura per aggiungere dinamismo. Altro tratto di scuola giapponese: "è concesso usare dei tratti che suggeriscono oggetti più che definirli, per aggiungere dinamismo e potenza d'impatto".
A pag. 80 la deformazione dei tratti del viso per aggiungere espressività è ancora più evidente: la TB e gli uomini alla sua sinistra e destra sono il caso più evidente. L'aria torva della TB è lo stesso cipiglio incazzato dei Cavalieri Dello Zodiaco, con le sopracciglia che si piegano fino ad arrivare all'attaccatura del naso.
A pag. 143 c'è addirittura il segnino grafico della nuvoletta di fumo che sottolinea la scocciatura della TB.
Pag. 152-153 c'è un altro stilema orientale: l'eroe di spalle che guarda verso il paesaggio lontano. Nientemeno che come ultima illustrazione del libro, come a suggerire nuove avventure che attendono. C'è dell'Osamu Dezaki, qui dentro, alla lontana.
Un illustratore più occidentalizzante avrebbe forse ritratto una TB in marcia e/o di fronte (come DIECIMILA illustrazioni fantasy occidentali con "l'eroe all'avventura" ).
In generale, gli abiti sono suggeriti come forma ma il panneggio è ridotto al minimo. Le texture sono fatte a mano ma sono più regolari possibile ed uniformi sulle superfici (reminiscenti dei retini).
RIPETO: avere influenze di un certo tipo non è un valore né un disvalore. Conoscerle ed elaborarle è un valore, e Claudia sa benissimo "da dove viene" e quanta fatica si fa per far evolvere il proprio stile.
E fatica significa anche tempo.
Tanto tempo.
Tipo: "anni, 8 ore al giorno, tutti i giorni escluso Pasqua e Natale".