Mi sorprendo che mi venga chiesto ciò, come se per me non ci fosse bisogno di spiegazioni e confessioni.
Ma, poichè è mio dovere, rispondo cordialmente.
"Abbiamo avuto un diverbio, maestro, ed il nostro rapporto ora non è più quello di prima.
Durante uno dei primi giorni di primavera, dal cielo sereno non come quelli precedenti, abbiamo notato che un anziano fratello stava facendo fumare da una pipa del tabacco al suo giovane nipote, distesi su di un prato.
Gentilmente ho quindi chiesto che si disfacessero del tabacco con gli arnesi per fumarlo e che il giovane venisse portato al Tempio, affinchè riceva una moderata punizione che lo induca a non peccare in seguito ed un'adeguato indottrinamento affinchè il ragazzo comprenda ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Ho pensato che, poichè l'uomo era anziano, la punizione più giusta per lui sarebbe stata quella del sapere il nipote punito.
Ero pronto ad una reazione del nonno... non di certo violenta, ma piuttosto di disappunto.
Invece l'uomo è rimasto a fumare dicendo che nessuno poteva intendere le scritture in maniera cosi letterale e che in realtà quelli "non sono altro che consigli".
Ho perso la calma signore. Forse ero aggressivo e Fratello Elijah si è messo tra me ed l'anziano, causando un litigio poco dignitoso.
Vorrei non entrare nel dettaglio, se non lo ritenete necessario.
La mano istintivamente mi va a toccare il libro della vita, di cui se ne intuisce la sagoma dalla borsa di cotone. E lo stringo. Mi vergogno del mio gesto d'ira: non delle mie argomentazioni!