Dunque...
Speravo di cavarmela con quialche semplice indicazione procedurale (come quelle dei miei messaggi precedenti), perchè se andiamo sul tema in generale, è un argomento vastissimo, roba da scriverne trattati interi (e li hanno scritti), e mi servirebbe l'auto di Fenna per citazioni varie di semiotica... :roll:
Qual è il rapporto fra un testo scritto e cosa si immagina il lettore?
Un argomento da niente, eh? Che si può sviscerare velocemente in qualche post in un forum... :lol:
Eppure, il fulcro del vostro problema è tutto qui: il manuale di Cani nella Vigna presenta un testo che cerca, tramite alcune semplici descrizioni, di evocare un immagine dell'ambientazione di gioco nella testa dei giocatori.
Ora, un testo che descriva L'INTERO MONDO, è impossibile. Immaginate di dover descrivere la terra. Adesso. In maniera che un giocatore giocando nel mondo contemporaneo non si trovi mai senza le informazioni che gli servono nel manuale. Può capitare con "manuale delle giovani marmotte" nelle storie di Qui, Quo e Qua, al massimo...
Quindi, nei gdr, da sempre, o si fa riferimento ad informazioni esterne che il giocatore poi si cercherà da solo (i gdr storici, o quelli ambientati nel mondo reale), o si fa riferimento ad un opera di riferimento da usare per le risposte (il gdr di star trek, per esempio). [Anche se questa impossibilità non ha mai fermato la produzone di lunghissimi supplementi per i vari aspetti delle varie ambientazioni, supplementi più da leggere o collezionare che da usare in gioco...].
Cani nella Vigna cosa fa? Evoca. Con poche descrizioni (ma scelte con cura) evoca un immagine, che si riallaccia a centinaia di film, romanzi, racconti, storie familiari che fanno parte sul substrato culturale del lettore. QUELLA precisa descrizione serve a riallacciarsi a cose precise, di cui però ogni lettore avrà conservato impressioni leggermente diverse. Se ti faccio un riassunto del manuale per non farti leggere il manuale, ti evoco qualcosa di diverso, quindi ti spedisco da un altra parte a giocare qualcosa di diverso. L'idea che si debba "chiedere al GM" è figlia dell'idea che il GM sia l'unico ad essersi letto il manuale, e quindi sia l'unico ad avere un idea del mondo di gioco, e sia l'unico a poterci contribuire, agire, etc. Basta vedere il regolamento di CnV e le possibilità di agire direttamente che dà ai giocatori, per capire che giocare con questa idea significa (1) sovraccaricare il GM che dovrà dare il veto cinquecento volte a serata, o (2) giocare comunque in maniera timida, repressa, chiedendo ogni volta cosa puoi o cosa non puoi fare, reintroducendo dalla finestra il "mother may I" che avete cacciato dalla porta.
Quindi: molto, molto meglio se tutti si leggono il manuale. Magari all'inizio se i giocatori sono abituati a parpuzio non ne vedranno la necessità, e fatevi il culo per un po' a reggergli il moccolo, ma dopo un po' dovrebbero capire da soli che gli conviene leggerselo. A meno che non gradiscano passare la vita a chiedere "GM, posso fare questo?", "GM, posso fare quello?" invece di giocare...
Ora, anche se tutti si leggono il manuale, non tutti abbiamo gli stessi punti di riferimento culturali. Gruppi diversi giocheranno in ambientazioni leggermente diverse perchè hanno visto un film diverso. Ecco, è da questo punto di vista che GRUPPI DIVERSI GIOCHERANNO IN AMBIENTAZIONI DIVERSE e che I GIOCATORI DECIDONO COSA DICE LA FEDE. Non nel senso, stupido, del dire "visto che non è proibito dal manuale, il sabato sera tutti ballano in discoteca"
Io non capisco i problemi di Mauro e Lapo. Sul serio. Appena ho letto il manuale mi sono venuti in mente centomila film, quindicimila fumetti, quattrocentomila romanzi. So perfettamente come agiscono i fedeli, mi immagino come vestono, come parlano. Praticamente ogni possibile scena mi rimanda ad un film, ad un racconto dei miei genitori "ai loro tempi". So perfettamente cosa intende il manuale per "corteggiamento", non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello che consista nel dire a una donna "ehi, bella gnocca, fatti palpare o stai violando il libro della vita", e so esattamente quante volte il padre sparerebbe con la lupara a chiunque tocchi sua figlia prima del matrimonio. Mi ricordo dei racconti sul chiedere il permesso al padre, al vedersi sempre in presenza di parenti, e sulle cose "convenienti" e "sconvenienti", mi ricordo i film italiani degli anni 50 sulle sventurate che si facevano la nomea di "donne facili" e gli altri film invece con quelle che si appartavano nel fienile senza essere scoperte, ma con la paura di venire, appunto, scoperte. Ho letto la Lettera Scarlata, ho visto Totò e Caterina, e anche i film di John Ford, leggo i manuale di Cani nella Vigna e vedo un ambientazione molto più dettagliata in ogni minimo particolare, nel suo evocare quindicimila film, di quanto non sia Star Trek che ha solo pochi film e qualche telefilm al confronto.
E non capisco come sia possibile che Lapu sia in confusione su questo. Non ha visto quei quindicimila film? Nemmeno uno?
Poi però mi ricordo che, quando abbiamo giocato con Michele come GM (che gli UNICI film western che ha visto in vita sua sono quelli di Bud Spencer e Terence Hill, e non sapeva la differenza fra un Cherokee e un Lakota, e si è addormentato dopo 5 minuti di "balla coi lupi) ho imposto la prima House Rule di cui abbiamo sentito il bisogno in Cani nella Vigna: "Michele non può inserire indiani, in qualunque forma, nelle sue città" (se una volta riuscite a farmi ubriacare, forse vi racconterò delle cabine per visioni mistiche in quindici minuti, tipo lavanderia a gettone, in mezzo ai tepee. O forse no. Sto cercando di dimenticare... :cry:).
E ricordo che se chiedessero a me di parlare di Shojo Manga, non saprei citarne manco un clichè. E i giochi sui robottoni mi lasciano molto freddo.
Non so. A me, personalmente, pare ancora incredibile, che magari (adesso non parlo di Lapo perchè non ho la minima idea sul fatto che sia appassionato di Shojo o no, sto parlando di altre persone che conosco...) ci siano meno difficoltà ad immaginarsi un mondo Shojo da poche righe piuttosto che un mondo basato sul nostro retroterra culturale (sia nel senso di retroterra culturale italiano degli anni 50-60, sia nel senso di cultura occidentale, opere, romanzi, film, etc.) e fatico a non parlarne in termini accusatori e apocalittici (male tempora...), ma andrei off-topic. Torniamo a Lapo.
Le mie prime risposte erano del tipo "non guardare me, guarda al tuo retroterra culturale, a quei quindicimila film!". Perchè se chiede le cose a me, torniamo a "parpuzio nelle vigne", "master, master, cosa dice il mondo di questo? Cosa dice di quello?" che non è la maniera di giocare a CnV.
Il fatto che le prime risposte siano cadute nel vuoto, o meglio, il mio strattonare Lapo gridandogli "pensa ai quindicimila film!" sia stato preso male, mi fa temere che Lapo non abbia visto nemmeno uno di quei quindicimila film. E adesso, come faccio io a sapere a quali rimandi culturali è stato mandato dal testo nel manuale? Cosa gli ha evocato?
Perchè la discriminante è questa: o quel testo gli ha evocato un idea precisa dellambientazione, in base al suo retroterra culturale, e allora si tratta semplicemente di dirgli "e' QUELLA l'ambientazione! Non cercarne un altra!", o se no, se quel pezzo del manuale non gli dice niente, tocca tormare nel "mother may-I" con il GM che spiega l'amvbientazione ai giocatori che ne sono meri spettatori passivi, senza contribuire niente.