"Non è questo il vostro problema. Se anche tutto quello che aveste da offrire fosse solo un po' di riso di palude, lo sponsor giusto, il documento giusto fatto avere all'ufficio giusto, e la cosa sarebbe risolta in fretta. Il problema è che una volta che siete di Nexus, le appartenete. Vi verrebbero chieste tasse per cose che non capireste, e dovreste sottostare a leggi che vi riguarderebbero molto poco. Cambiare idea e tornare indietro non sarebbe più possibile."
Alimir prende un sorso di té.
"D'altra parte, le leggi che si stringerebbero intorno a voi, lo farebbero con molta più forza intorno ai vostri nemici. A Nexus, rubare equivale a dire ostacolare il commercio, un crimine punito con la morte. Aggredire qualcuno a scopo di estorsione vorrebbe dire violenza non giustificata, e di nuovo, morte. Spesso una morte dolorosa, in casi particolari amministrata in prima persona dall'Emissario. Credetemi, nessuno oserebbe più toccarvi."
Finisce la sua tazza, e la posa, guardando verso la folla che scorre nelle vie del mercato.
"La scelta tra libertà e sicurezza è vostra. Non chiedetemi quale prenderei. Quella è una scelta che io non ho mai avuto. E non dovete neppure rispondermi ora. Ho bisogno di un po' di tempo per sapere se posso assentarmi dalla città e seguirvi al vostro villaggio, e per scoprire se l'Emissario arriva fin dove arriva Nexus, o è piuttosto il contrario."
Prende un sacchetto di monete, nel lascia una sul tavolo, e ne dà cinque ai due giovani. Quando lo ripone, ha un moto di disappunto nel constatare che è quasi vuoto.
"Prendete una stanza e incontratemi qui domani. Voi forse avrete una risposta, io spero di averne altre. Ma prima che ci lasciamo, datemene voi una: con quali parole in Consigliere Udelph vi ha mandato da me?"