Io invece applaudo. Trovo da sempre molto inquietante l'onnipresenza di fantasy e di sf nei gdr, come ad allontanarsi da qualunque cosa reale, come a voler considerare il gdr sempre e solo una fuga non solo dai limiti della propria identità (come in fondo è tutta la letteratura, in cui sei sempre nelle vite di altri) ma proprio dalla propria umanità.
Chiarisco: non è la voglia di giocare OGNI TANTO fantasy e fantascienza che mi lascia perplesso: è il fatto di pensare che giocare qualcosa di non fantasy o sf sia automaticamente "noioso"...
Certo. Così come Rocky è meno appassionante di Fantaghirò, e Salvate il soldato Ryan è meno drammatico di Starship Troopers (il film).
Boh. Non vaso a dire agli altri che devono giocare. Però poi gioco a Spione, Dubbio, Il Gusto del Delitto o Kagematsu e penso "non sanno cosa si perdono..."
Non voglio dire che sbagli, perché se hai quest'idea, si sarà formata sulla base di esperienze che non condivido e non posso contestare, ma trovo decisamente illusorio credere che un espediente narrativo quale può essere la magia allontani dalla propria umanità più di quanto possono fare migliaia di miglia e secoli di storia (Kagematsu) o decenni di vita in una grassa pace (Salvate il soldato Ryan).
L'onnipresenza di fantasy e sf (se c'è) non viene da una percezione di noia, dal mio punto di vista, viene da una questione di linguaggio e riferimenti culturali. Nella mia esperienza, con i miei amici universitari (dell'area di matematica, informatica e ingegneria), anche non giocatori di ruolo, un riferimento, che so, a Guerre Stellari è sempre chiaro e limpido. Wolverine che, per sottrarla al dolore del veleno che la ucciderà, dà a Mariko la morte che chiede con i suoi artigli, è una storia chiara quanto Romeo e Giulietta.
Intendiamoci, Medea che sfoga nella vendetta il dolore del tradimento, siccome fa uso della magia, è un fantasy. Lo è adesso, e lo era nella Grecia di migliaia di anni fa. Ma è un mito, un riferimento intorno al quale allora (oggi molto meno) serviva alle giovani generazioni per darsi dei riferimenti culturali e morali, serviva a spiegare la realtà.
Alla mia generazione cosa è stato dato? Moltissimi cartoni animati, fumetti, e storie fantasy e di fantascienza. Ho imparato un senso di lealtà e di amicizia contro il resto del mondo non da Eurialo e Niso, ma da Pegasus e Sirio.
Quando qualcuno con un bagaglio simile al mio è chiamato ad usare la propria immaginazione, c'è una certa propensione naturale a rifarsi agli schemi più profondi, che sono colorati di certi temi, non per una fuga dalla realtà, dalla mia vita, e tanto meno dall'umanità, ma al contrario, perché il linguaggio con cui sono portato ad esprimere temi profondi passa anche di lì.
Per me non è roba strana, è un modo di rappresentare la realtà e ciò che provo. Sono perfettamente in grado di farlo in molte altre maniere, ma per me non sono cose strane in mezzo, e non c'è un valore intrinseco nel rifiutarle e rimanere più aderenti alla realtà (per un dato valore di realtà, tra l'altro, perché Kagematsu, Spione, e il Gusto del delitto tendono spesso a portare lontano dalla realtà in altri modi).