[cite]Autore: Rafu[/cite]OK... quindi la tua esperienza di a.p. è che non hai mai vissuto situazioni in cui non fosse immediatamente evidente a tutti se la trollbabe avesse avuto abbastanza tempo e abbastanza calma. O sto travisando?
Non proprio. Ogni tanto capita che non sia capito bene la situazione o che, appunto, non si ricordi la regola). Però dopo che il GM spiega meglio la situazione, il giocatore descrive meglio cosa vuole fare la trollbabe, e io spiego meglio la regola, è abbastanza chiaro il tipo di conflitto giusto (questo spesso passa attraverso un cambio di descrizione dell'azione da parte della trollbabe: per esempio, se scopre che non può fare un conflitto magico lì e ora, magari invece di cambiare tipo di conflitto dice che va ad appartarsi da qualche parte in privato, e inizia un lungo rituale magico)
[cite]Autore: Rafu[/cite]Inizialmente Moreno aveva indicato un possibile "errore" nella giocata di Korin basandosi (anche) sul criterio del tempo e della tranquillità («doveva trovare un angolino tranquillo e salmodiare almeno un'ora o due»), mentre nella specifica situazioneal tavolo(virtuale) Korin aveva ritenuto questo criterio soddisfatto («...che la TB avesse avuto il tempo di prepararsi durante la lunga e scenica filippica precedente»).
Vediamo cioè come lo stesso criteriosoggettivo("lungo tempo e tranquillità") può essere soggetto a interpretazioni diverse: secondo Korin, nel momento in cui stava giocando, "evidentemente" la TB aveva tempo e tranquillità sufficienti (cosa su cui ha poi cambiato idea ripensandoci a freddo); secondo Moreno che commentava questo esempio, invece, "evidentemente" di tempo e di tranquillità non ce n'erano abbastanza. Se in quel momento invece fossero stati due giocatori allo stesso tavolo a trovarsi in disaccordo, con che criterio sarebbe stata risolta la divergenza? Korin propone che l'ultima parola vada a chi chiama il Conflitto, e a me questa sembra un'interpretazione sensata della regola, ma vedo anche come possano essercene altre
Beh, se fossimo stati allo stesso tavolo avrei potuto segnalare il problema a Korin immediatamente, e come è successo nel thread Korin avrebbe convenuto con me e ci saremmo ricondotti al caso descritto prima... :-)
Se due giocatori allo stesso tavolo discutono, secondo me il problema è nella descrizione della scena. La regola è davvero chiara, e descrive delle situazioni "sì/no" in cui non si è costretti a stabilire se la trollbabe è disturbata "abbastanza": quindi il problema probabilmente sta nella descrizione della scena. Visto che a descrizione la fanno in due, il giocatore (per le azioni della trollbabe e delle relazioni) e il GM (tutto il resto), non c'è uno dei due che "decide": semplicemente si spiegano meglio.
Se la situazione è ancora ambigua, sarà naturale che no dei due la spinga da una parte o dall'altra: se per il giocatore non c'è abbastanza disturbo perchè la trollbabe sia disturbata, il GM può descrivere con dovizia di particolari QUANTO casino c'è in giro. O il giocatore spiega meglio esattamente cosa fa la trollbabe, chiarendo magari che non lancia l'incantesimo lì, ma lo fa in un posto appartato (ma qui vado davvero nel campo delle ipotesi, come ho detto non ho mai incontrato situazioni in cui non ci si chiarisse. Però ho visto di questi "aggiustamenti" per permettere il tipi di conflitto voluto, anche dopo un chiarimento)
Ora, può darsi che io sia in una situazione particolare: che abbia abbastanza "autorità" sulle regole al mio tavolo che la mia interpretazione sia data per assodata, mentre invece ad un altro tavolo la precisa interpretazione possa essere disputata. E' un caso ipotetico perchè appunto non mi è mai capitato (e qui quindi si esce dall'actual play e si va per i giardinetti dell'immaginazione), ma in un caso come questo secondo me non ha senso dire "decide il giocatore" o "decide il GM". Il GM non è il supremo custode delle regole, le regole sono condivise. Ma allo stesso tempo non è che il giocatore possa tranquillamente fare in gioco qualcosa che gli altri vedono come contro le regole. Questo non è un caso di "autorità narrativa", come per esempio il fatto che da regole chi dichiara il conflitto ne sceglie il tipo: qui ci sarebbe proprio un dissidio su QUALI SONO LE REGOLE. Non si può proseguire il gioco, proprio come non si potrebbe proseguire a giocare a Risiko se non si è d'accordo sul numero di dadi usabili.
A quel punto, a gioco fermo, la palla passa al contratto sociale (che dipende anche dalla situazione): se siamo a casa di Vincent Baker probabilmente alza la cornetta del telefono e lo chiede direttamente a Ron qual è la regola giusta. In altri gruppi di gioco si deciderà, come gruppo, di usare un interpretazione "temporaneamente" per continuare a giocare finchè non si riesce a controllarla, e magari in altri ancora si smette e basta.
[cite]Autore: khana[/cite][p]Actual Play.
Brunilde (questa, ma con le corna) sta passeggiando verso la sua prossima meta, quando attraversando una palude maleodorante, si imbatte in un Troll che sta rotolando a terra, contorcendosi dal dolore, mentre delle ferite laceranti gli appaiono come dal nulla.
Brunilde: "Conflitto, Magia! Chi cazzo sei, vattene via!" (citazione letterale).
Obbiettivo: Scaccio lo spirito con un esorcismo.[/p][p]Questa cosa è possibile o è un errore?[/p]
E' un errore. "
Questo Tipo di Azione richiede tempo; non è materiale da “scena d’azione”. Quello è un conflitto di tipo "combattimento" (se vuoi scacciare via lo spirito con la forza, facendogli male) o Sociale (se vuoi spingere lo spirito ad andarsene di sua volontà, anche se magari in seguito a paura o minacce).
Notare che questi due tipi di azione non impediscono assolutamente di usare magia nello scontro. Esattamente come, in un conflitto magico, puoi benissimo descrivere come usi un pugnale (reroll item) lanciandolo alla gola di qualcuno. Il racconto che hai fatto di come si è svolto il conflitto sarebbe stato perfettamente applicabile anche in un conflitto di tipo "combattimento".