Arrivato a casa di August lo trovi che si stava preparando per governare le bestie (senti la moglie in una stanza vicino, che sta iniziando i lavori domestici con la figlia), cambiato a metà tra i suoi abiti da funzione e quelli da lavoro. È un uomo di quasi quarant'anni dall'aria bonaria e leggermente paffuta. Te lo ricordavi sempre con un sorriso.
Il sorriso non c'è più, ma è in condizioni molto migliori di quello che tua madre ti aveva fatto pensare. Probabilmente riesce a nascondere il dolore.
Quando ti vede gli ci vuole qualche istante per rendersi conto che sei QUEL Wiley e il tuo saluto affettuoso lo commuove non poco. Prima di dire qualsiasi cosa si gira silenziosamente verso la porta da dove arrivano i rumori di pentolame delle donne, come per accertarsi che non ti sentano, dopodiché ti fa cenno di seguirlo.
Quando la porta è chiusa alle sue spalle ti guarda e gli torna un piccolo accenno di sorriso
«Wiley. Ce l'hai fatta. I miei complimenti. Avevamo tutti tanta fiducia in te. Vieni, accompagnami, dammi una mano con le bestie, non ci vorrà molto»
vi incamminate verso gli edifici dietro la sua casa, quelli che fanno da stalla e rimesse attrezzi.
«Sai, Wiley. A volte mi chiedo se ho fatto la cosa giusta. Jordan, il figlio di Phineas, voleva tanto diventare un Cane, e lo meritava davvero. Non ho mai visto un ragazzo tanto diligente e studioso. E quando tuo padre venne mi resi conto che forse serviva di più a te. Non so se è stato un errore. Guardandoti ora direi proprio di no. Ma ho paura che la mia scelta si sia ripercossa su mio figlio. Frequentava spesso Jordan, prima della tua partenza, ma mi resi conto che qualcosa nella loro amicizia si stava incrinando. Non me ne parlò mai, sbagliai a non accennarglielo. Sentii soltanto delle voci di litigi tra loro. Niente di grave, scaramucce tra ragazzi. I ragazzi sono sempre un pò scalmanati.»
mentre camminate ti rendi conto che siete arrivati difronte alla stalla. Apre la porta d'ingresso, l'odore delle vacche ti investe (dubito possa essere considerato fastidioso) e si interrompe un attimo dal parlare. Lo vedi fissare un punto che credi a vuoto, ma poi focalizzi anche tu. Ad una delle travi principali c'è ancora legata una corda semitagliata. Non c'è il cappio (probabilmente per tirarlo già hanno tagliato la corda), ma la parte superiore del nodo è rimasta.
«Non so come gli venne in mente di rubare quell'orologio. L'orologio del povero nonno di Jordan. Forse un dispetto? Non ne ho idea. Jordan e alcuni suoi amici ritrovarono il loro orologio nella stanza di Jonathan, quando vennero a trovarlo. Lui ovviamente negava, e io non sapevo che pesci prendere.
Mi offrii di risarcire Phineas e Jordan, ma loro non vollero nulla. Semplicemente, in pubblico, perdonarono Jonathan, chiedendogli di non peccare più.
Jonathan non era un cattivo fedele.
Lo conoscevi anche tu. Ma come potevo fidarmi di lui dopo quello che stava succedendo? Non potevo difenderlo con lo sguardo di tutti pronti a criticarlo. E a criticarmi.
Lo rimproverai molto, forse fui troppo duro. Notavo che non frequentava più i suoi coetanei, e io ero nervoso perché molte persone iniziavano a non venire più alle mie funzioni. Litigammo una sera. A lungo.»
Si avvicina alla trave, fissando la corda ancora attaccata. Hai quasi la sensazione di veder oscillare il moncone di corda.
«Mi aveva deluso e glielo dissi. Ora non mi capacito di come siano andate le cose. Io gli credevo, ma non potevo dirlo. Quella notte era particolarmente cupo. La mattina della funzione non lo trovai a letto. Non si presentò neanche alla funzione. Ero arrabbiato. Avrei voluto punirlo. Poi andai alla stalla e...»
si azzittisce un istante... vuoi inserire ora la tua frase con la morte di Malcom? Dimmi te.