Sul camaleontismo morenico diro' solo questo:
Se davvero non volevi separare "chi si veste da elfo" dai VERI giocatori, ma semplicemente far notare come un giocatore possa essere chiunque, e vivere l'esperienza in qualunque modo, perche' non hai scritto cosi'?
Non hai neppure considerato che il tuo ipotetico amico, che non sa nulla di GdR, potrebbe esserne attratto proprio perche' scopre che questo mondo gli da' *anche* la possibilita' di vestirsi da elfo. Una volta di piu’, interpretare una parte in una storia = nobile e artistico – immergersi anche fisicamente = ridicolo.
Detto questo, sul perche' il GdR, rispetto a altri hobby conduca alla tendenza di fare distinzioni, penso che qualcosa di interessante da dire ci sia.
[cite] Moreno Roncucci:[/cite]Non vi è mai capitato, a voi o a persone che conoscete, di parlare di "giocatori" e "non giocatori" come se il mondo fosse diviso in PG e NPG? Come se il fatto di giocare ai gdr fosse una caratteristica che distingue una precisa categoria di persone? Con gli altri, "fuori", i "babbani", che "non ci capiscono"?
Beh, vi pare normale?
Partiamo dal presupposto che e' un fatto della vita: ovvero una cosa che c'e' e della quale possiamo, tutt'al piu', cercare le cause. La risposta che posso dare io e' questa.
Nella attivita' della nostra societa', anche e soprattutto in quelle professionali, *esiste gia'* una macroscopica distinzione: quella tra chi ha un hobby o un lavoro normali e "l'artista".
Banchieri, ingegneri, muratori, metalmeccanici, panettieri, medici, piloti d’aviazione civile e altri sono persone che fanno "lavori normali". Attori, pittori, compositori, cantanti, fumettisti e altri sono "artisti". E, per chi artista non lo e', questo universo appartiene a una sfera quasi magica e sovrannaturale: "Ma dove prendi le idee?" e' la domanda che credo mi sono sentito fare piu' spesso come fumettista - mentre quasi nessuno si sognerebbe di chiedere a mio padre come gli e' venuto in mente di progettare una certa macchina o un tale gasdotto.
Ora, e' mia opinione (opinabile

) che il GdR scaturisca da un bisogno interiore di espressione artistica - e che *sia*, in se', una forma di espressione artistica. Ma c'e' una differenza fondamentale tra le forme d'arte narrativa accettate, come il teatro, il cinema o un libro, e il GdR: che la fruizione delle prime e' aperta a tutti; tutti possono andare a teatro e godersi i risultati del lavoro di Pirandello, cosi' come tutti possono andare al cinema, godersi i risultati del lavoro di Peter Jackson, e non trovare nulla di strano se Orlando Bloom e' vestito da elfo o da pirata.
Ma l'atto del GdR, per sua natura, e come fai notare tu, resta misterioso e settario: coinvolge un "master" e i suoi 4-6 giocatori. Anche a una convention con 200 tavoli avremo comunque 200 eventi settari. E la settarieta', soprattutto in aspetti che coinvolgono l'anima e la psiche, genera sfiducia, se non paura e allontanamento. E' questo, per rispondere alla tua domanda, che impedisce di "giocarci e basta".
L'ironia del fatto e' che un bravo narratore potrebbe trarre un film o un libro dalla sua campagna a un GdR - magari "Elisa di Rivaombrosa" - e tutti ne beneficerebbero senza neppure sapere che l'origine e' stato un GdR.
Detto questo, vorrei far notare pero’ come, per vie del tutto autonome, il GdR *gia’* si stia sdoganando (e lo abbia fatto in passato) dal “buio scantinato” – in attivita’ che vanno dal teatro (in particolare in quelle compagnie sperimentali che recitano a soggetto), alle Costellazioni Familiari (“Una forma di terapia di gruppo…. Brrrr! Magari e’ roba strana per malati o che ti cambia il cervello!”), a quelle tutte attivita’ extrascolastiche che faccio anch’io per varie classi elementari, in cui si procede insieme ai bambini dallo sviluppo di una trama, dei personaggi e del mondo che li circonda (con un “master” che coordina il tutto) a, nell’arco di un anno, la trasformazione dell’elaborato in un libro, una manuale di background e una recita scolastica. Potrei postare i risultati dell’ultimo lavoro che ho fatto in tal senso, ed avreste un picccolo GdR, completo di ambientazione, illustrazioni e prima avventura, scritto da bambini di 8-10 anni. Con maestre estasiate.
E, tutto quanto visto sopra, anche - perche’ no? – con i costumi.
E, ho il vago sospetto, senza che tali costumi, impediranno un giorno a molti di loro di accostarsi al GdR come “lo intendiamo noialtri che sappiamo”. Probabilmente e’ proprio il contrario.
No, mi spiace, ma perfino nello “sdoganamento puro del GdR come lo intendiamo noi (virgola) quello GIUSTO! (punto)” sono d’accordo con Rafman quando scrive:
Cosplay, Live, Murder Party non sono rappresentativi del GdR "come lo facciamo noi"? Poco importa, l'importante è farci conoscere e distinguere i target.
Se l'obiettivo è far interessare persone già adulte e vaccinate ai GdR si organizzerà un murder party o una classica giocata a tavolino.
Se l'obiettivo è far interessare ragazzini con la testa rivolta unicamente a videogiochi e cartoni ci si traveste e si fa i buffoni o si organizzano pseudo-live in piazza con il regolamento di AiPS.
Se l'obiettivo, invece, è dire: "io ce l'ho più lungo del tuo" oppure "chi fa così è rappresentativo e chi fa cosà non lo è" allora mi tiro fuori, perché sono tutte boiate.
Perche’, personalmente credo che se dobbiamo "far uscire il GdR dallo scantinato" allora dobbiamo anche chiederci "dove lo portiamo", e rispettare le caratteristiche del nuovo ambiente: una scuola, un teatro, una grande festa... E perche' credo (e ho perso il conto delle volte che l’ho ripetuto), che il primo passo verso “illuminare gli altri verso l’apertura mentale” sia fare qualche sforzo per almeno dare l’impressione averla noi l’apertura mentale. Il resto e’ solo credere di essersi accidentalmente imbattuti nella Verita’ Rivelata, che quindi va Spiegata. Su questo mi tiro fuori anch’io.