A me non spaventa molto l'unsafe, quando è raccontare di sè. Non mi piace giocarlo perché non mi piace l'immedesimazione eccessiva al punto di star male: sono della scuola teatrale illuminista! O_o
Quindi, non ho problemi a scrivere qualcosa di privato e non credo francamente che gente che cazzeggia sui forum si metterà a leggere un topic come questo per farsi i fattacci nostri.
Mi chiamo Barbara, trentasei anni fatti, ohimè, ma preferisco dire 35 meno uno, perché ho deciso che da quest'anno in poi si conta all'indietro.
Da bambina ho avuto una serie di problemi di salute ed una mamma iper apprensiva che mi hanno reso una "malata di paura". A 16 anni ho fatto un anno di chemioterapia per una forma tumorale oggi curabile con nulla (e ogni tanto maledico la scienza che è stata troppo lenta per me! ^_- ), e questa esperienza, anzichè raffornzarmi, si è sommata al "mal di paura" di cui già soffrivo, ed oggi mi porto addosso una forma di ansia piuttosto seria che mi impedisce di essere completamente libera di fare sempre ciò che vorrei e mi rende molto dipendente dalla vicinanza della mia famiglia e di pochi amici fidati (i soli con cui, ad esempio, mi azzardo a fare un viaggio o una vacanza). Questo non vuol dire che voglio dare la colpa a "disgrazie giovanlili" del fatto di essere una persona difficile e che tende a proteggersi sempre e comunque: nostra non è la colpa, ma nostra è la responsabilità, dunque nessuna auto-giustificazione: sto lavorando per raggiungere un tenore di vita diverso e rendermi più autonoma e autosufficiente.
Per tutta la giovinezza sono sempre stata la "Strana" della compagnia: alle medie la secchiona con la sindrome di Peter Pan che disegna personaggi mentre le amiche ascoltano i Duran Duran; al liceo la sorellona di tutti, quella che prende parte e difende i "deboli e gli oppressi", ma che non troverà mai un ragazzo perché ha la testa troppo tra le nuvole; e più o meno è sempre andtata così fino ad oggi.
Sono pessimista, vedo sempre il bicchere mezzo vuoto, ma con la gente mi piace divertire, rallegrare e sostenere.
Sono laureata in lettere, e faccio l'insegnante alle scuole medie: non era il sogno della mia vita, eppure oggi non vorrei fare nulla di diverso. Ho scritto e pubblicato un libro veramente unsafe, in cui credo di aver messo i due terzi di me. Gioco di ruolo non per indagare chissà che di importante, ma nemmeno solo a tempo perso: gioco perché ho bisogno di fantasticare, ma la fantasia, da bambina, mi ha sempre resa sola: il gioco di ruolo è il mio modo per separare la parola fantasia dalla parola solitudine.
In amicizia, amica di tutti ma con pochissimi amici veri: mi faccio sostenere poco, non sono brava a chiedere aiuto e quindi, solitamente, sono quella che sostiene pur nella mia evidente vulnerabilità. In amore, un disastro. Due sole esperienze, brevi e banali, con due persone a cui voglio tuttora un gran bene ma di cui non mi sono mai sentita innamorata. In una parola: non conosco ancora la sensazione dell'innamoramento.
Vivo da due anni in una casetta di 50 metri quadri, sede di magiche mini-con, con tre gatte (le Tartufine).
La cosa più bella della mia vita attuale: i miei alunni e le mie gatte.
La cosa più brutta: il terrore della perdita.