Bello questo thread, mi piace leggere le storie degli altri giocatori.
Io ho iniziato con D&D Basic attorno agli 11 anni, durante un campetto estivo pomeridiano in cui giocavamo a calcetto, scambiavamo Magic, facevamo lunghe passeggiate sui monti e, il secondo anno, pure una lunga avventura di Dungeons&Dragons.
Il mio primo personaggio era un elfo, che mi era stato descritto come un "ometto basso che si nasconde nelle foreste e si arrampica sugli alberi", così io me lo sono immaginato per 3 mesi con le sembianze di un goblin; in più, poteva diventare invisibile. AWESOME.
La cosa bella, in tutto ciò, era che - dato che non avevo mai giocato ad un gdr prima - mi focalizzavo molto su ciò che mi piacesse, senza problemi: durante il primo maxi-combattimento, io ho passato tutti e 5 i round invisibile in un angolino, divertendomi come un matto a vedere gli altri massacrarsi coi rapitori della signora del luogo.
Dopo, la storia proseguiva (con un becero railroading, a cui però non facevo caso, dato che eravamo una ventina a giocare, con due master) all'aperto; era una caccia, più o meno, ma niente dungeon.
Fulminato da queste prime sessioni (che tutt'ora ricordo essere state intrise di una freschezza meravigliosa, che ho cercato di preservare sempre, nelle mie giocate), mi sono fatto fotocopiare qualche scheda e la lista dei mostri, ed ho iniziato a giocare con mio fratello (che aveva un halfing - al tempo storpiato in layflyng, visto che non avevo il manuale).
Nello stesso perdiodo, ho preso a frequentare un ragazzo un poco più grande di me (Emiliano), conosciuto grazie proprio al campetto estivo, ed altri tipi, con i quali abbiamo portato avanti un po' di BD&D (l'elfo, partito dal 5° livello, è arrivato al 10°... Ho ritrovato la scheda lo scorso anno, sistemando vecchie carte), ma dopo poche sessioni ci hanno proposto Martelli da Guerra.
Non ci piaceva, tanto che il nome del prete di Emi era Prosciutto Crudo, e siamo durati non più di tre sessioni.
Io e lui, quindi, abbiamo preso a giocare per conto nostro, comprando qualche manuale dell'Advanced.
Nel frattempo, ho fatto conoscere il gioco a due miei compagni di classe, Rudy e Luigi. Compivamo errori grossolani, però ci divertivamo moltissimo.
Dopo qualche settimana, ho presentato Emi a Luigi e Rudy, e da lì è partito il gruppo storico con cui ho passato quasi 10 anni di gioco.
Facevamo il master a rotazione, quindi non avevamo un "stile" unico, ma in generale non ci ponevamo assolutamente problemi a cambiare le regole (diamine, il gioco era il nostro, se le regole non funzionavamo mica eravamo costretti ad applicarle...) - ed abbiamo sviluppato, nel corso degli anni, una reciproca affinità che ci ha portato a giocare, se non coerentemente, almeno con grande soddisfazione.
Nonostante riconosca sicuramente i problemi legati al gioco tradizionale (presentatisi in forma attenuata perché eravamo molto amici, ma ci siamo passati anche noi), sono stato fra i fortunati che è riuscito comunque a divertirsi giocando.
Durante questo periodo, ho fatto qualche comparsata anche in altri gruppi, provando Il Richiamo di Cthulhu e D&D 3, ma, per un motivo o per un altro, non mi hanno mai convinto.
A causa dell'insistenza di un amico di scuola, comunque, mi sono convinto a comprare i manuali della 3a edizione.
Non riuscivo seriamente a vedere in che cosa potesse essere migliore, rispetto alla 2a, per ciò che stessimo facendo noi, ma dai e dai, li ho acquistati.
Abbiamo provato, nel gruppo storico, a convertire un paio di avventure alla 3a, poi ad iniziarne direttamente una nuova: fiasco completo.
Ripensandoci a posteriori, mi rendo conto che la 3a era molto più orientata al min-maxing di quanto fosse la 2a, che d'altro canto lasciava aperti molti più spazi che noi potevamo riempire a piacimento. A noi interessavano le scene epiche, i personaggi interessanti, le storie intricate, non picchiarci coi draghi. La nostra ambientazione preferita era Ravenloft.
Poi sono arrivati i problemi familiari, io sono uscito da casa dei miei, andando a Pisa; Rudy ha avuto grosse difficoltà personali, siamo tutti cresciuti ed abbiamo iniziato l'università, il tempo è calato, gli interessi si sono diversificati... Insomma, abbiamo smesso di giocare a d&d (ma non di vederci; tutt'ora usciamo insieme praticamente sempre, sono in assoluto le persone che considero più vicine a me).
A Pisa abitavo insieme ad una ragazza, il cui fidanzato era un appassionato di fantasy e gdr; mi ha introdotto nel suo gruppo di 3.5. Disastro.
Loro erano persone piacevoli e simpatiche, ma giocavano ad un tipo di gioco che non mi stimolava: min-maxing esacerbato, scontri continui, nessuna interpretazione, storia calata dall'alto (con tanto di segni magici sul terreno quando uscivamo dalle rotaie...). Pochi mesi, ed ho smesso.
Poi mi sono trasferito a Lucca, ed è più o meno in questo periodo che Giuseppe (con cui avevamo iniziato qualche tentativo di giocata assieme ad alcuni compagni di classe delle superiore, poi tutti andati male - per me, almeno, dato che loro hanno continuato per un po' alla 3.0, se non ricordo male) mi propone una partita di Cani nella Vigna.
Per presentarmela fa l'errore che abbiamo fatto tutti almeno una volta, ossia si mette a speigare come mai il sistema sia migliore di quello di d&d.
Ovviamente io non riuscivo a capire che cosa stesse dicendo (ricordo che opponevo ad ogni sua affermazione un serafico: "Ma per fare questo basta avere un bravo master!"), ma l'idea dell'ambientazione western mi intrigava, così convinsi Luigi a partecipare e Giuse tirò su una bella città in cui mi divertii moltissimo.
Luigi rimase freddino nei confronti del sistema, lasciandogli comunque qualche possibilità.
In seguito, ho provato a far rigiocare il gruppo storico (un esempio si trova
qui), ma non c'è stato niente da fare...
Pazienza, adesso gioco principalmente con due amici a Pisa e, sebbene siamo ancora agli inizi, la cosa promette bene. E non mi faccio più paranoie sul non avere un "gruppo fisso"...