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Risate e Serietà
Matteo Suppo:
Partirei da una immagine: http://picasaweb.google.it/matteo.suppo/1314Marzo2010PlayModena#5449153126593164466
Si può vedere un uomo bellissimo fingere di parlare al telefono con una ragazza, con un altro uomo vestito di bianco che ascolta e ride. Anzi, tutti e tre stanno ridendo. Si stanno divertendo parecchio.
Che storia staranno raccontando? Forse una commedia? Una storia demenzial-divertente?
No. Era una storia tragica e angosciante: La mia vita col professor Norton. Una storia che tutti i partecipanti hanno sentito nelle viscere, una storia che ha dato dei pugni nei coboldi non indifferenti al sottoscritto.
Ecco, vorrei parlare del fatto che storia seria non equivale necessariamente a gioco serio/non divertente. Vorrei parlare del fatto che gioco divertente non equivale a storia comica. vorrei parlare dei modi in cui si rapporta la serietà al tavolo con la serietà della storia che si va a creare.
Porto un altro actual play:
Cani nella vigna, io simone e trevor. Partita intensa. Cornelius ha ucciso il padre di Chlea, la ragazzina che lui ama e che ama lui, e ha ferito gravemente Nathaniel, altro pretendente di lei. Il cane di Trevor deve rivelare alla poveretta chi ha ucciso suo padre.
3evil: Mentre le parlo giocherello con tre proiettili.
-Spiegel-: Ah, glielo fai vedere con il gioco? Perché è una bambina così, capisce meglio!
triex: ah sì! Guarda, tre proiettili, due vengono dal corpo di Nathaniel, il terzo da quello di tuo padre. Indovina qual'è la pistola che li ha sparati tutti e tre?
In breve degeneriamo in un buon 10 minuti di risate e stronzate incontrollabili. Finalmente riusciamo a tornare seri, dopo una breve pausa, e riprendiamo a giocare.
Ezio:
Bel thread, triex.
In effetti mi accorgo spesso anch'io come si tenda a confondere il gioco drammatico (e coinvolto) con lo stare male, con l'autoanalisi, con il non divertirsi.
Giocare seriamente è un po' come leggere un buon romanzo di quelli pesanti, un Proust, o un Dante. Non è "fun", non è la cosa leggera e "divertente" come lo può essere un film di Ben Stiller o una gara di barzellette. È soddisfacente, è gratificante, è significativo.
E queste sono tutte cose divertenti. Sono cose piacevoli, che ti fanno stare bene con gli amici e che rallegrano la giornata. Come altro definirle, quindi, se non divertenti?
Ricordo una partita a Montsegur 1244. Io, Vellu, Lavi, Ste (che non conoscete, ma era a Play).
Un pomeriggio devastante, emotivamente parlando.
Facevamo una pausa di un quarto d'ora dopo ogni atto, ad ogni scena ci alzavamo e alleggerivamo la tensione. Era in programma anche una serata di gioco, ma è saltata perché, per riprenderci, ci siamo dovuti vedere, nell'ordine: puntata di Futurama, puntata di American Dad, mezzo Tropic Thunder, tutto Zohan.
Ecco, quel pomeriggio è stato uno dei pomeriggi più divertenti della mia vita. Non perché sia emo e mi piaccia soffrire, ma perché mi ha emozionato, mi ha coinvolto, mi ha consentito di creare una storia che... cazzo! Poteva persino passare per la trama di un romanzo "impegnato".
Quella sensazione di appagamento mi ha riscaldato, mi ha fatto sentire bene, e i miei amici altrettanto. Soddisfazione, appagamento, comunanza con gli amici. Come definire tutto questo, se non divertimento.
E tutto ciò condito da scherzi, battute, risate sul gioco e sulla vita al di fuori del gioco. Ma la partita, ma le scene rimanevano drammatiche e impegnate.
Questo succede sempre, ho visto, quando si è davvero intenzionati a giocare in maniera significativa. Sai che quello che stai facendo è importante e significativo per tutti, e sei lì, pronto ad aiutare i tuoi amici, pronto a ridere con loro e a dirgli che ci sei e che ascolti quello che stanno dicendo, per poi tornare a quella cosa tanto seria che però sta divertendo tanto tutti.
Uno dei primi "mind blowing" che mi hanno preso è stato provocato proprio da un vecchio articolo su questo argomento. Quale? Ovviamente il Why I hate fun di Burneko.
Lettura consigliata a tutti quelli che, una volta nella vita, hanno pronunciato la frase: "Mah, io gioco solo per spegnere il cervello, non per fare drammoni" ;-)
Mauro:
Il punto del gioco drammatico non è non scherzare (almeno, non sempre; non so se giochi come A Flower for Mara, anche vista la componente strettamente personale e di gioco dal vivo, verrebbero rovinati da eventuali battute), ma non portare quella componente nella storia. Si ride, si scherza, ma quando si torna al gioco, alla storia, lo si fa seriamente.
Io ho giocato due volte a Montsegur, e in entrambe si è scherzato; questo non ha impedito a Faye di andare sul rogo e ad Arsende e Amiel di sopravviverle; a Phillipa di odiare la madre e di farla sentire colpevole del tradimenti di Pierre-Roger e di tutto quanto ne è seguito; a Guillaume di rimanere con un'Arsende di cui era innamorato e relativi nipoti, pur sapendo che non sarebbe mai stato ricambiato; a Raimond di vendere l'intera Montsegur in cambio della vita di una (esplicitato: gli interessava solo Phillipa) delle sue due figlie.
Il punto è che ridevamo e scherzavamo, ma quando si tornava al gioco si era focalizzati sul raccontare la storia tanto seriamente quanto si stava facendo prima: se prima Raimond stava pensando di uccidere Pierre-Roger per aver tradito la figlia e la sua fiducia, dopo l'atmosfera non è diventata improvvisamente leggera e amichevole.
Luca Veluttini:
--- Citazione ---[cite]Autore: Aetius[/cite]puntata diFuturama, puntata diAmerican Dad
--- Termina citazione ---
Correggo: puntata dei Simpson seguita da puntata di Yattaman... ^^
--- Citazione ---[cite]Autore: Aetius[/cite]"Mah, io gioco solo per spegnere il cervello, non per fare drammoni"
--- Termina citazione ---
Perché ricordi queste cose... dai... è come sparare sulla Croce Rossa...
Ezio:
--- Citazione ---[cite]Autore: Mauro[/cite]lmeno, non sempre; non so se giochi comeA Flower for Mara, anche vista la componente strettamente personale e di gioco dal vivo, verrebbero rovinati da eventuali battute)
--- Termina citazione ---
Guarda, per me "Mara" esula perfino dall'ambito del GdR. E, no, un momento di decompressione non la rovina. Qualche battuta al di fuori delle scene fa bene. È fondamentale, anzi.
--- Citazione ---[cite]Autore: Luca Veluttini[/cite]Correggo: puntata deiSimpsonseguita da puntata diYattaman... ^^
--- Termina citazione ---
Ah, cavolo, mi sono confuso!
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