Un attimo: prima di partire per la tangente bisogna definire cosa s'intende per "recitazione".
Perché "interpretare un personaggio" è una cosa, recitare un'altra.
Un personaggio è definito da quello che fa, non da quello che è: ho un bel da scrivere statistiche nella scheda, se poi me ne sbatto mentre gioco e faccio quello che mi passa per la testa in quel momento, potevo risparmiarmi tempo e inchiostro.
Un esempio su tutti: quei bei personaggi di D&D con Forza, Costituzione e Destrezza pompati, ma con Saggezza e Intelligenza sotto la media che, però sono capaci di analisi tattiche che neanche Rommel riusciva a fare. O quei bei gruppi guidati da un personaggio con Carisma 5 che però ha dalla sua l'essere "portato" dal giocatore leader del gruppo.
Se i giocatori riescono a far fare al loro Personaggio il passaggio Scheda-Gioco abbiamo già fatto un bel passo avanti.
Poi abbiamo l'interpretare il personaggio, cioé il farlo reagire tenendo conto delle "date circostanze". AIPS si basa in massima parte su questo: il produttore "picchia" sul Problema del Personaggio e il Giocatore fa reagire quest'ultimo coerentemente con quanto è stato creato fino a quel momento. E anche qui ciò che fa il personaggio che lo definisce, non la scheda o la "recitazione". D&D ha tutta la menata degli Allineamenti, il buon vecchio RECON se ne sbatteva (e mai i miei personaggi hanno affrontato dilemmi più atroci, forse perché sapevano che erano sostituibili con soli tre tiri di dado).
Infine arriviamo alla recitazione e qui son dolori.
Chi vuole fare l'attore - su questo concordo con Gygax - faccia teatro, non giochi di ruolo. Recitare riguarda l'autenticità di quello che facciamo: l'attore deve essere autentico in quello che porta in scena, non vero. Se è "vero", allora deve andare da uno psichiatra. Posso impegnarmi più che posso a portare in scena i dubbi di Amleto, ma non sono il Principe di Danimarca il cui zio ha ammazzato il padre e sposato la madre. Per quando una recitazione sia intensa, per quanto l'attore sia immedesimato nel personaggio, sa sempre dove finisce il palcoscenico e si vola di sotto.
Se al tavolo mi viene la battuta giusta posso dirla per il divertimento mio e dei miei compagni. Posso anche avere scambi di battute "in personaggio", ma siamo sempre nel regno del "facciamo che io ero...", non in quello della recitazione. Se giocando devo sorbirmi la pessima recitazione dei miei compagni ed ammorbarli io stesso con la mia, preferisco che ognuno si limiti a descrivere ciò che il suo personaggio fa. Poi, ci sono gruppi che si divertono a recitare? Benissimo, sono contento per loro (senza ironia alcuna), però che non pretendano che io faccia la stessa cosa.
Il vero lavoro dell'attore sta tutto nell'interpretare il personaggio: il decidere perché quel personaggio dice quella battuta; se pensa solo al come dirla allora è non sta lavorando bene. Allo stesso modo nel gioco di ruolo è come il personaggio affronta i dilemmi morali che incontra ciò su cui il giocatore deve concentrarsi, tutto il resto è solo colore delle tende.