[cite]Autore: Mark[/cite]Ci sono ottime possibilità che il nonno di qualche giocatore abbia combattuto dalla parte opposta dei partigiani :p
Meglio!
Piccolo esperienza personale con il gioco:
Nella mia famiglia esiste una tara genetica ereditaria, una malformazione congenita tipica di queste zone dell'Emilia: il Comunismo.
Si va dal bisavolo socialista della prima ora alla bisnonna che stampava volantini ed edizioni clandestine de "L'Unità" nel fienile durante il ventennio fascista, nonno partigiano (anche se non attivissimo), fino ad arrivare al padre sessantottino (e ora vetero-comunista
de fero).
Io ho mosso i primi passi nella sezione reggiana "Palmiro Togliatti" del PCI, ho imparato "L'Internazionale" e "Bandiera Rossa" prima de "La Bella Lavanderina" e sono cresciuto letteralmente a pane e marxismo: il pellegrinaggio annuale a
Casa Cervi era un rito familiare, ci ho messo anni a capire che le Feste de l'Unità non erano ovunque l'occasione annuale per fare vita sociale e comunitaria e ricordo che intorno ai 10 anni mi stupivo a scoprire come non tutti, al mondo, fossero comunisti... era così... ovvio!
Pur essendo ora piuttosto critico nei confronti di questa educazione non la rinnego, per il semplice fatto che fa parte del mio background culturale e, per arrivare da qualche parte, devo necessariamente partire da qui, analizzandolo criticamente e arrivando anche a sovvertirlo, se necessario.
Io mi sono innamorato di
Spione quando ho visto quale opportunità unica ed eccezionale mi offriva. La prima volta che l'ho giocato ho colto l'occasione che mi veniva offerta e ho giocato un giovane studente politicizzato, marxista convinto, negli anni '60, capace di abbandonare amicizie e amori "per il partito". È stata una bella esperienza per tutti. Per gli altri, perché sono riuscito a rendere credibile il personaggio, dato che
sapevo perfettamente cosa significava essere un giovane idealista di sinistra a metà degli anni '60, ogni singolo giorno della mia vita è trascorso a stretto contatto con quelle stesse persone; ma anche per me, perché mi ha offerto un'opportunità per immedesimarmi, capire e analizzare meglio quelle stesse problematiche che tanta parte hanno avuto nella mia crescita come individuo.
Da quel momento, appena posso, sfrutto
Spione come uno strumento di analisi e crescita interiore che, fin'ora, mi ha dato davvero tanto. Attraverso i suoi racconti sto capendo meglio a quali estremi si possa arrivare a causa di un'ideologia quando questa si slega dalla realtà che ci circonda, e sto capendo meglio il perché di certe azioni e discorsi che, prima, ritenevo puri deliri o frutti dell'indottrinamento bovino.
Sto iniziando a capire l'enorme forza che ha portato, dopo vent'anni dal crollo dell'URSS, molti dei miei cari a rimpiangere quella che ora consideriamo una dittatura e a ripetere, ancora convinti, gli stessi slogan e gli stessi aforismi che urlano da quarant'anni.
Tutto questo perché ho giocato "dall'altra parte", dalla parte dei "comunisti malvagi" (o semplicemente miopi e indottrinati), e l'ho fatto abbassando completamente le barriere e gettando la totalità della mia esperienza, personale e familiare, nel gioco.
Se esistesse un gioco sulla Guerra di Resistenza serio e pesante come
Spione non ci penserei due volte a giocare un tedesco, o a buttarmi anima e corpo nell'analisi dei difetti del movimento partigiano, di nuovo nonostante la mia educazione e le mie personali convinzioni, appunto perché è solo attraverso quest'analisi critica (critica, non revisionista, ci tengo a precisarlo. Non alla ricerca di un'interpretazione che avalli questa o quella filosofia politica, piuttosto alla ricerca di un'obbiettività umana delle vicende, la comprensione profonda del livello umano ed emotivo) che posso davvero sperare di comprendere il passato comune della "mia gente" e, da qui, evolvermi.
Gioco totalmente unsafe, è ovvio, ma sono i rischi che si corrono nel mettersi, letteralmente, in gioco. Non me ne sono ancora pentito.