Autore Topic: Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]  (Letto 9814 volte)

Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« il: 2010-01-07 19:01:30 »
Nota del Moderatore (Moreno):

Questo post di Andrea, postato nel thread The Nuked Apple Cart, per quanto ancora in topic, ha dato vita ad una lunga discussione su "nerdacchioni" e roba simile che era completamente off-topic. Nonostante gli avvisi e la creazione di un nuovo thread apposito (Il GdR è un'attività da nerdacchione (era "The Nuked Apple Cart")) non c'è stato verso di mantenere in topic il thread, coì sono stato costretto a splittare tutta la parte di discussione iniziata da Andrea, che riguarda più l'organizzazione di eventi che non l'editoria

Il titolo di questo thread deriva direttamente dal post iniziale di Andrea, dove dice che "è diventato chiaro che fare live a fini di lucro è possibile e anzi necessario, se si vuole migliorare la qualità e si vogliono finalmente aprire i live al grande pubblico"

fine nota, segue il post di Andrea, senza modifiche
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Sono d'accordo col post iniziale di Moreno, però faccio notare che questa soluzione:

Citazione
[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite][p]Edwards ha portato avanti con The Forge una diretta alternativa: giochicreati da hobbysti per hobbysti. Fatti per passione e per venire giocati, senza dover ripagare uffici, dipendenti o dover mantenere vita natural durante l'editore.[/p]


è sì assolutamente ovvia, ma è anche l'ammissione che non è possibile campare sui GdR; cosa che condurrà inevitabilmente a un processo in cui i GdR, da editoria di nicchia, diventeranno l'ennesimo oscuro settore hobbystico, come la pittura di paesaggi sui chicchi di riso. Tutto l'opposto di quanto accade nei live, in cui per decenni ci si è raccontati che non era possibile camparci su e si faceva tutto per il gruppetto di amici che non guardava al di là del proprio naso, mentre negli ultimi anni è diventato chiaro che fare live a fini di lucro è possibile e anzi necessario, se si vuole migliorare la qualità e si vogliono finalmente aprire i live al grande pubblico.
« Ultima modifica: 2010-01-10 16:48:00 da Moreno Roncucci »

Rafu

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Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #1 il: 2010-01-07 19:18:25 »
Citazione
[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Tutto l'opposto di quanto accade nei live, in cui per decenni ci si è raccontati che non era possibile camparci su e si faceva tutto per il gruppetto di amici che non guardava al di là del proprio naso, mentre negli ultimi anni è diventato chiaro che fare live a fini di lucro è possibile

Ma ci sono persone che "fanno live" come attività primaria/lavoro a tempo pieno, o resta sempre un secondo lavoro?

Nel frattempo, negli anni che sono passati da quell'articolo di Edwards, lo stesso Edwards e il "gruppetto" raccolto attorno a lui (in particolare Baker, Lehman...) hanno scoperto/dimostrato come il signor "hobbista che fa giochi per altri hobbisti" possa, almeno in alcuni sparuti casi, ricavarne incassi sufficienti a considerarlo come un ragionevole "secondo lavoro" -- in qualche modo "giustificando" anche il parecchio tempo ed energie speso nel realizzare il miglior gioco possibile.

Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #2 il: 2010-01-07 19:42:11 »
Citazione
[cite]Autore: Rafu[/cite]
Citazione
[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite][p]Tutto l'opposto di quanto accade nei live, in cui per decenni ci si è raccontati che non era possibile camparci su e si faceva tutto per il gruppetto di amici che non guardava al di là del proprio naso, mentre negli ultimi anni è diventato chiaro che fare live a fini di lucro è possibile[/p]
[p]Ma ci sono persone che "fanno live" come attività primaria/lavoro a tempo pieno, o resta sempre un secondo lavoro?[/p]

Non parlavo di secondo lavoro ma di unico lavoro; come secondo lavoro riesci anche a dipingere chicchi di riso con un margine decente, ma non abbastanza da mantenerti solo con quello... :-)
In Europa ci sono diverse persone che organizzano live come unico lavoro; se poi si contano anche i murder party ce n'è qualcuno anche in Italia. Negli USA non so.
Parlo di organizzatori di live, eh, non di produttori e distributori di abiti e accessori o di tecnici degli effetti speciali, che invece campano sui live da decenni.
Se vuoi approfondire l'argomento, quando vai allo Knutpunkt chiedi a Claus Raasted, che si informa sempre sulla situazione-professionismo nei vari Paesi e ormai sarà un espertone. ^_^

Moreno Roncucci

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Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #3 il: 2010-01-07 19:47:30 »
Come Rafu ha già sottolineato, "non doverci campare sopra" non significa non guadagnarci qualcosina (o anche più di qualcosina: Baker ha tre figli da mandare in futuro al College e un lavoro poco pagato, quindi è molto chiaro nel suo rapporto con l'editoria indie: i guadagni dei suoi giochi gli servono per il bilancio familiare, non fa beneficenza), ma significa non dover DIPENDERE da un uscita,  o da una produzione periodica di supplementi.

Dualmente, fa piacere vedere come, nell'ambiente indie, le vendite tendono (anche se non in maniera assoluta, entrano sempre in campo altri fattori) a premiare veramente i giochi migliori: senza soldi per pubblicità e distribuzione, si vende tramite il passa-parola dei giocatori soddisfatti.

Tornando al paragone con i live: Andrea, conosci nessuno che campi vendendo COPIONI per i live? O non guadagnano, piuttosto, con l'organizzazione del'EVENTO?

L'equivalente, nel campo dei gdr tabetop, sarebbe chi organizza una convention, non chi crea un regolamento.

[edit: cross-postato con Andra]
« Ultima modifica: 2010-01-07 19:49:03 da Moreno Roncucci »
"Big Model Watch" del Forum (Leggi il  Regolamento) - Vendo un sacco di gdr, fumetti, libri, e altro. L'elenco lo trovi qui

Rafu

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Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #4 il: 2010-01-07 19:58:48 »
Citazione
[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Non parlavo di secondo lavoro ma di unico lavoro


Questo è estremamente interessante.

E ripropone anche il "solito" problema della spirale forma espressiva -> arte -> arte commerciale -> industria dell'intrattenimento.
In altre parole, nel momento in cui "l'organizzazione di live" è una professione, e se la redditività di tale professione dipende dal gradimento di un pubblico, è possibile che la ricerca della qualità nei live coincida con il maggior gradimento del pubblico/redditività... così come che no.

Per il gdr da tavolo la cosa è successa parecchio presto nella sua storia... Complice anche il fatto che la redditività non derivasse direttamente da una attività di gioco bensì dal commercio di prodotti editoriali (manuali per il gioco), sappiamo che si è creata molto presto una spaccatura tra ricerca del perfezionamento del gdr come forma espressiva e ricerca di prodotti editoriali più proficuamente commerciabili, che ha portato alla situazione che tutti conosciamo. Nel caso del gdr da tavolo, quindi, è stata necessaria una de-professionalizzazione della figura autoriale per ricucire in parte il disconnect tra gioco realmente giocato ed editoria del gioco, per far recuperare all'oggetto "manuale" la sua natura di strumento finalizzato alla creazione di gioco reale...

È possibile che, per tutta una serie di diverse circostanze, il live non corra questo rischio. Ma poiché il problema della degenerazione in industria dell'entertainment è vivo e reale oggi* per ogni forma espressiva degna di nota a me nota... vedo la professionalizzazione dell'organizzazione di giochi come una situazione spinosa, e rischiosa.

(* non intendo con ciò implicare che il problema non sia stato altrettanto presente, per varie forme d'arte, anche ieri e l'altroieri.)

Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #5 il: 2010-01-07 20:35:28 »
Citazione
[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite][p]Tornando al paragone con i live: Andrea, conosci nessuno che campi vendendo COPIONI per i live? O non guadagnano, piuttosto, con l'organizzazione del'EVENTO?[/p][p]L'equivalente, nel campo dei gdr tabetop, sarebbe chi organizza una convention, non chi crea un regolamento.[/p]


Non so se le case editrici che pubblicano libri che contengono scenari per murder party ci campino: su IBS "Aperitivo con delitto", che è del 2008, è il 17° libro Delos Books più venduto su 125, e sul sito della Delos Books risulta il 4° loro libro più venduto di dicembre 2009, più di diverse nuove uscite; ma va detto che Delos Books è un'associazione culturale, quindi immagino che abbia margini di profitto abbastanza risibili, anche per i libri più venduti. All'estero ci sono diverse case editrici che pubblicano ancora scenari singoli per murder party, ma non so quanto vadano bene; immagino che rispecchino abbastanza la crisi dei GdR tabletop. Al di fuori dei murder party (che sono sempre un caso un po' particolare), c'è qualche esempio negli USA di scenari per live pubblicati da case editrici sulle cui finalità non so niente, ma anche lì immagino che il settore non sia meno asfittico che per i GdR tabletop.

Il punto comunque è proprio questo: a differenza dei GdR, dove il prodotto appetibile dal mercato e fornito dalla larga maggioranza degli operatori professionisti è sostanzialmente un prodotto editoriale e quindi in crisi come tutta l'editoria, nei live il prodotto appetibile dal mercato e fornito dalla larga maggioranza degli operatori professionisti è l'organizzazione dell'evento; quindi si passa dall'asfittico mondo dell'editoria al settore dell'organizzazione di eventi, animazione e spettacolo, che permette margini di profitto un po' migliori, anche con numeri piuttosto piccoli.

Tutto questo senza contare la vera marcia in più che hanno i live in prospettiva futura, cioè la grande capacità di appeal presso il grande pubblico, che auspicabilmente in futuro permetterà di passare dai numeri piccoli ai numeri grossi; sicuramente l'appeal dei live resterà sempre inferiore alla televisione e anche al cinema, ma col teatro secondo me se la giocano, specialmente presso i giovani e i bambini (per non parlare dei GdR tabletop, che presso il grande pubblico hanno sempre dimostrato una capacità di appeal molto bassa).

Già che ho citato Raasted, consiglio la lettura del suo articolo del 2007 "The ”Bigger! Better! More!” Problem - and Thoughts on How to Solve It" (http://www.liveforum.dk/kp07book/lifelike_raasted.pdf), in cui suonava la sveglia agli organizzatori di live perché facessero finalmente un pensierino per il professionismo. L'articolo è stato anche discusso nel panel "Getting laid or getting paid" organizzato da Raasted allo Knutepunkt 2007, di cui copio e incollo la presentazione qui sotto.

Getting laid or getting paid (lecture / debate)
This is a lecture / debate which is a continuation of my article in the Knudebook 2007 - “Lifelike”, so I’ll just sum it up shortly here. The larp community suffers from the fact that we burn ourselves out at a frigthening rate. Because we have different reasons for doing larps and amongst them the major one is getting laid – and not necessarily in a sexual sense. This lecture and the following debate explore alternative means of keeping us going. Because no matter how we slice the lemon, it seems that there’s not enough sex/respect/love/fame to go around. Come hear and discuss what we should substitute it with.

Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #6 il: 2010-01-07 20:56:36 »
Citazione
[cite]Autore: Rafu[/cite]In altre parole, nel momento in cui "l'organizzazione di live" è una professione, e se la redditività di tale professione dipende dal gradimento di un pubblico, è possibile che la ricerca della qualità nei live coincida con il maggior gradimento del pubblico/redditività... così come che no.[/p]

Come per tutte le cose (e come insegna la storia dell'arte), la professionalizzazione è sempre una cosa positiva per la qualità.
Ma tu cosa intendi per "qualità"? Non è che la confondi col valore artistico, che è una cosa diversa?
Se un film si propone di portare al cinema masse oceaniche e ci riesce, la sua qualità è altissima; così come è altissima la qualità di un film che si propone di raggiungere vette altissime di valore artistico, e ci riesce. Entrambi sono prodotti professionali con la stessa dignità.
Semplificando il discorso con questi due estremi, nel primo caso avremo un prodotto puramente commerciale, nel secondo caso un prodotto puramente artistico (naturalmente nel mondo reale esiste un'infinita varietà di prodotti intermedi). Il primo vivrà di sé stesso e farà fare valanghe di soldi ai filmmakers, mentre il secondo sarà un prodotto culturale incapace di mantenersi autonomamente ma opportunamente tutelato da appositi fondi statali (che adesso in Italia stanno ignominiosamente tagliando, ma nei Paesi normali no).
Lo scopo a cui devono tendere i larpmakers dev'essere arrivare a una situazione simile anche nei live. A me poi andrebbe benissimo, visto che sono interessato a fare sia prodotti commerciali che prodotti artistici (e tutto quello che sta in mezzo). Potrei diventare il Roman Polanski dei live (con una vita privata meno merdosa però!). ;-)

Rafu

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Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #7 il: 2010-01-07 21:14:52 »
Citazione
[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Ma tu cosa intendi per "qualità"? Non è che la confondi col valore artistico, che è una cosa diversa?


Allora forse la confondo con il "valore artistico", con l'"innovazione" e con un sacco di altre cose diverse... ^_^;;

Oppure l'uso della parola "qualità" era una grossolana semplificazione per non entrare nel merito.

Citazione
[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Se un film si propone di portare al cinema masse oceaniche e ci riesce, la sua qualità è altissima


Uhm... no?

Se un film porta al cinema "masse oceaniche" di persone, significa nel mondo di oggi che ha avuto una grande visibilità, una forte promozione pubblicitaria... e siccome una certa componente di "passaparola" comunque esiste (per quanto abbia un ruolo minore, credo), significa anche che ha ottenuto un buon gradimento presso buona parte del pubblico che è andata a vederlo. Quest'ultimo punto, e solo quest'ultimo punto, può dipendere dalla "qualità" dell'opera filmica (comunque decidiamo di definirla, sempre che lo vogliamo), così come può dipendere dalla sua "furbizia", dalla sua "facilità" o da altri fattori che potrebbero non essere contemplati nella definizione di "qualità" che scegliamo di usare.

Citazione
[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Lo scopo a cui devono tendere i larpmakers dev'essere arrivare a una situazione simile anche nei live. A me poi andrebbe benissimo, visto che sono interessato a fare sia prodotti commerciali che prodotti artistici (e tutto quello che sta in mezzo).


Non capisco, nella mia evidente limitatezza mentale, qualora si giungesse a una situazione simile quale dovrebbe essere, per esempio per te o per me, l'appeal e l'interesse del fare "prodotti commerciali". Un lavoro abbastanza divertente con cui finanziare i nostri "prodotti artistici"? Sarebbe un'alternativa al fare il divulgatore, il ricercatore o il traduttore, ma pur sempre un mestiere distinto a fianco del quale manteniamo un hobby, per quanto con sovrapposizioni tra le due cose. O forse un gateway attraverso il quale acquisire nuovo pubblico da "portare" eventualmente poi ai live "artistici"? Tipo facciata essoterica di una setta iniziatica, con le conoscenze esoteriche che poi invece si conquistano salendo di grado? ^^

Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #8 il: 2010-01-07 21:31:54 »
Segue risposta per Rafu.
L'innovazione non ha valore di per sé. Conosco gente che fa cose un sacco innovative che non piacciono a nessuno. ^_^
Non puoi usare la parola "qualità" come grossolana semplificazione. La qualità di un prodotto è la qualità di un prodotto.
Dici che se un film porta al cinema "masse oceaniche" di persone, significa nel mondo di oggi che ha avuto una grande visibilità, una forte promozione pubblicitaria, furbizia, facilità ecc.: tutto vero, ma sembri dimenticare che grande visibilità, forte promozione pubblicitaria, furbizia, facilità ecc. fanno parte del prodotto. Non sono cose che cadono dal cielo, sono cose su cui bisogna lavorare, e pure molto. Questo equivoco dipende dal fatto che io sto parlando del prodotto, e tu dell'opera, che è solo una parte del prodotto (anche se va detto che furbizia e facilità fanno parte anche dell'opera, non solo del prodotto).
Mi chiedi qual è l'interesse che potrei avere nel fare prodotti commerciali: semplice, a me fare prodotti commerciali piace, perciò per me sarebbe un lavoro estremamente figo! E naturalmente vorrei essere pagato tanto per fare un evento commerciale quanto per farne uno artistico, la differenza sta solo nel fatto che nel primo caso i soldi arriverebbero in ultima analisi in gran parte dal pubblico, mentre nel secondo caso i soldi arriverebbero in ultima analisi in gran parte dalle sovvenzioni.

TartaRosso

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« Risposta #9 il: 2010-01-07 21:43:15 »
Moderazioneee! Il rafu e il Castellani mi stanno inquinando il thread con discorsi esoterici che la mia debole mente non è in grado di seguire.
Si potrebbe splittare per non andare OT?

L'intervento sul mercato dei LARP è molto interessante e anche in argomento. Ma questo su cosa sia valore artistico e cosa sia innovazione ecc ecc. NO.
« Ultima modifica: 2010-01-07 21:43:49 da TartaRosso »
Simone Lombardo

Rafu

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« Risposta #10 il: 2010-01-07 23:43:14 »
La smetto, Tarta, tranquillo. ^_^;

Niccolò

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« Risposta #11 il: 2010-01-08 00:26:16 »
Citazione
[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]è sì assolutamente ovvia, ma è anche l'ammissione che non è possibile campare sui GdR; cosa che condurrà inevitabilmente a un processo in cui i GdR, da editoria di nicchia, diventeranno l'ennesimo oscuro settore hobbystico, come la pittura di paesaggi sui chicchi di riso.


comincia a farlo diventare un hobby che funziona, e non un mercato del consumismo. POI, da li, può anche crescere. ma è ovvio, non diventerà MAI hollywood. non per questo non può diventare un hobby con un piccolo nucleo di appassionati e una grande nube di giocatori occasionali.

Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #12 il: 2010-01-08 00:51:14 »
Citazione
[cite]Autore: Domon[/cite][p]comincia a farlo diventare un hobby che funziona, e non un mercato del consumismo.[/p]

Scusa ma parlare di consumismo riguardo a un settore così di nicchia sinceramente mi fa un po' ridere... ^_^
Sono d'accordo che in futuro i GdR continueranno ad avere un piccolo nucleo di appassionati (anche più piccolo di adesso, per diversi motivi), ma non credo che ci sarà mai una grande nube di giocatori occasionali (poi è chiaro, bisogna intendersi sul significato di "grande nube"... diciamo che non vedo vie d'uscita dalla nicchia).

Niccolò

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Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #13 il: 2010-01-08 00:59:14 »
Citazione
[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Scusa ma parlare di consumismo riguardo a un settore così di nicchia sinceramente mi fa un po' ridere... ^_^


figurati a me: eppure tira avanti con prodotti "in dispense" che vendono per i disegni e per essere collezionati.

sulla "grande nube": più piccola dei giocatori di call of duty, più grande dell'attuale mercato globale (dnd escluso, forse)

mnon vedi uscita dalla nicchia? nemmeno io. non la cerco nemmeno. vorrei solo un'scita dalla nicchia dei nerdacchioni.

Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
« Risposta #14 il: 2010-01-08 01:41:10 »
Il mio pensiero in sintesi:
collezionismo =/= consumismo
nube Call of Duty > ipotetica nube futura GdR = nube piccola
uscita dalla nicchia dei nerdacchioni = impossibile

Edit: a quanto pare Vanillone non conosce il segno di diverso... L'ho reso con =/=.
« Ultima modifica: 2010-01-08 01:42:10 da Andrea Castellani »

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