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Live per lucro [era: The Nuked Apple Cart]
Andrea Castellani:
Nota del Moderatore (Moreno):
Questo post di Andrea, postato nel thread The Nuked Apple Cart, per quanto ancora in topic, ha dato vita ad una lunga discussione su "nerdacchioni" e roba simile che era completamente off-topic. Nonostante gli avvisi e la creazione di un nuovo thread apposito (Il GdR è un'attività da nerdacchione (era "The Nuked Apple Cart")) non c'è stato verso di mantenere in topic il thread, coì sono stato costretto a splittare tutta la parte di discussione iniziata da Andrea, che riguarda più l'organizzazione di eventi che non l'editoria
Il titolo di questo thread deriva direttamente dal post iniziale di Andrea, dove dice che "è diventato chiaro che fare live a fini di lucro è possibile e anzi necessario, se si vuole migliorare la qualità e si vogliono finalmente aprire i live al grande pubblico"
fine nota, segue il post di Andrea, senza modifiche
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Sono d'accordo col post iniziale di Moreno, però faccio notare che questa soluzione:
--- Citazione ---[cite]Autore: Moreno Roncucci[/cite][p]Edwards ha portato avanti con The Forge una diretta alternativa: giochicreati da hobbysti per hobbysti. Fatti per passione e per venire giocati, senza dover ripagare uffici, dipendenti o dover mantenere vita natural durante l'editore.[/p]
--- Termina citazione ---
è sì assolutamente ovvia, ma è anche l'ammissione che non è possibile campare sui GdR; cosa che condurrà inevitabilmente a un processo in cui i GdR, da editoria di nicchia, diventeranno l'ennesimo oscuro settore hobbystico, come la pittura di paesaggi sui chicchi di riso. Tutto l'opposto di quanto accade nei live, in cui per decenni ci si è raccontati che non era possibile camparci su e si faceva tutto per il gruppetto di amici che non guardava al di là del proprio naso, mentre negli ultimi anni è diventato chiaro che fare live a fini di lucro è possibile e anzi necessario, se si vuole migliorare la qualità e si vogliono finalmente aprire i live al grande pubblico.
Rafu:
--- Citazione ---[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Tutto l'opposto di quanto accade nei live, in cui per decenni ci si è raccontati che non era possibile camparci su e si faceva tutto per il gruppetto di amici che non guardava al di là del proprio naso, mentre negli ultimi anni è diventato chiaro che fare live a fini di lucro è possibile
--- Termina citazione ---
Ma ci sono persone che "fanno live" come attività primaria/lavoro a tempo pieno, o resta sempre un secondo lavoro?
Nel frattempo, negli anni che sono passati da quell'articolo di Edwards, lo stesso Edwards e il "gruppetto" raccolto attorno a lui (in particolare Baker, Lehman...) hanno scoperto/dimostrato come il signor "hobbista che fa giochi per altri hobbisti" possa, almeno in alcuni sparuti casi, ricavarne incassi sufficienti a considerarlo come un ragionevole "secondo lavoro" -- in qualche modo "giustificando" anche il parecchio tempo ed energie speso nel realizzare il miglior gioco possibile.
Andrea Castellani:
--- Citazione ---[cite]Autore: Rafu[/cite]
--- Citazione ---[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite][p]Tutto l'opposto di quanto accade nei live, in cui per decenni ci si è raccontati che non era possibile camparci su e si faceva tutto per il gruppetto di amici che non guardava al di là del proprio naso, mentre negli ultimi anni è diventato chiaro che fare live a fini di lucro è possibile[/p]
--- Termina citazione ---
[p]Ma ci sono persone che "fanno live" come attività primaria/lavoro a tempo pieno, o resta sempre un secondo lavoro?[/p]
--- Termina citazione ---
Non parlavo di secondo lavoro ma di unico lavoro; come secondo lavoro riesci anche a dipingere chicchi di riso con un margine decente, ma non abbastanza da mantenerti solo con quello... :-)
In Europa ci sono diverse persone che organizzano live come unico lavoro; se poi si contano anche i murder party ce n'è qualcuno anche in Italia. Negli USA non so.
Parlo di organizzatori di live, eh, non di produttori e distributori di abiti e accessori o di tecnici degli effetti speciali, che invece campano sui live da decenni.
Se vuoi approfondire l'argomento, quando vai allo Knutpunkt chiedi a Claus Raasted, che si informa sempre sulla situazione-professionismo nei vari Paesi e ormai sarà un espertone. ^_^
Moreno Roncucci:
Come Rafu ha già sottolineato, "non doverci campare sopra" non significa non guadagnarci qualcosina (o anche più di qualcosina: Baker ha tre figli da mandare in futuro al College e un lavoro poco pagato, quindi è molto chiaro nel suo rapporto con l'editoria indie: i guadagni dei suoi giochi gli servono per il bilancio familiare, non fa beneficenza), ma significa non dover DIPENDERE da un uscita, o da una produzione periodica di supplementi.
Dualmente, fa piacere vedere come, nell'ambiente indie, le vendite tendono (anche se non in maniera assoluta, entrano sempre in campo altri fattori) a premiare veramente i giochi migliori: senza soldi per pubblicità e distribuzione, si vende tramite il passa-parola dei giocatori soddisfatti.
Tornando al paragone con i live: Andrea, conosci nessuno che campi vendendo COPIONI per i live? O non guadagnano, piuttosto, con l'organizzazione del'EVENTO?
L'equivalente, nel campo dei gdr tabetop, sarebbe chi organizza una convention, non chi crea un regolamento.
[edit: cross-postato con Andra]
Rafu:
--- Citazione ---[cite]Autore: Andrea Castellani[/cite]Non parlavo di secondo lavoro ma di unico lavoro
--- Termina citazione ---
Questo è estremamente interessante.
E ripropone anche il "solito" problema della spirale forma espressiva -> arte -> arte commerciale -> industria dell'intrattenimento.
In altre parole, nel momento in cui "l'organizzazione di live" è una professione, e se la redditività di tale professione dipende dal gradimento di un pubblico, è possibile che la ricerca della qualità nei live coincida con il maggior gradimento del pubblico/redditività... così come che no.
Per il gdr da tavolo la cosa è successa parecchio presto nella sua storia... Complice anche il fatto che la redditività non derivasse direttamente da una attività di gioco bensì dal commercio di prodotti editoriali (manuali per il gioco), sappiamo che si è creata molto presto una spaccatura tra ricerca del perfezionamento del gdr come forma espressiva e ricerca di prodotti editoriali più proficuamente commerciabili, che ha portato alla situazione che tutti conosciamo. Nel caso del gdr da tavolo, quindi, è stata necessaria una de-professionalizzazione della figura autoriale per ricucire in parte il disconnect tra gioco realmente giocato ed editoria del gioco, per far recuperare all'oggetto "manuale" la sua natura di strumento finalizzato alla creazione di gioco reale...
È possibile che, per tutta una serie di diverse circostanze, il live non corra questo rischio. Ma poiché il problema della degenerazione in industria dell'entertainment è vivo e reale oggi* per ogni forma espressiva degna di nota a me nota... vedo la professionalizzazione dell'organizzazione di giochi come una situazione spinosa, e rischiosa.
(* non intendo con ciò implicare che il problema non sia stato altrettanto presente, per varie forme d'arte, anche ieri e l'altroieri.)
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