[size=20]FASE 7: MANOVRE[/size]
L'appartamento è piccolo; quando Lucien bussa, per un attimo ha il terrore che si ripeta la scena da Hauser, entrare per avere una brutta sorpresa e un confronto amaro sulla lealtà di altre persone. E il rischio di essere fatto fuori da quella maledetta macchina nera.
"Hai una cera pessima", è invece la salace quanto rassicurante risposta che sente una volta che la porta viene aperta. E la signora Rothburg, sempre appoggiata al suo bastone, si gira piano e lo invita ad entrare. "Non dimenticare di chiudere."
Come se fosse un bimbo, ma lei ha fatto sempre così. Lucien non ricorda il suo nome, sa che è austriaca, dei primi a subire l'Anschluss; ha una fede al dito ma non ne parla mai, e lui sa bene cosa significhi. Lei lo invita ad accomodarsi sulla poltrona più vicina. "Tè?", e il professore annuisce.
"A proposito, ultimamente si aggira troppa gente attorno al magazzino." Proprio la safe house a cui lui ora vuole accedere, dannazione: si trattiene dal digrignare i denti, è troppo stanco. La mano della signora Rothburg ondeggia vicino alla scatola dello zucchero - lì in realtà sta la chiave, il dolcificante vero è in un contenitore più piccolo già vicino al tè - e con l'altra si massaggia il collo. "Immagino tu sia qui per questo, tovarisch", quel solito tono ironico quasi materno, "ma non so se possiamo correre questo rischio. Sanno o sospettano di noi, professore - forse è meglio lasciare calmare le acque per un po'."------------------------------------------------------------
"Signora Rothburg, di sicuro sanno di me e mi stanno addosso, per questo ho bisogno di un posto sicuro. Per ora li ho seminati. Ma ho bisogno di tranquillità" chiede Lucien, quasi fosse pronto a tutto pur di ottenere accesso al magazzino.
"Professore, stia attento. Qualcuno si sta agitando per la sua presenza in un po' troppe strane situazioni in città" risponde pacatamente l'anziana "Non le consiglierei stanotte di rimanere qui" continuò, cambiando tono, parlando più seriamente e con voce ferma.
"Cosa c'era che non andava?" si chiede Lucien, ma la rabbia iniziava a montagli in corpo e non riuscì a trattenersi. "HANNO UCCISO KOSTANZE SOTTO I MIEI OCCHI! CREDE CHE SIA VENUTO QUI PER UN PESSIMO PASTO GRATUITO E PER DORMIRE SU UN LETTO?" urla Lucien, rosso in viso, raccogliendo le poche forze che ancora lo sostenevano.
La signora fu visibilmente sorpresa di vederlo così e disse sommessamente "Non dovrebbe succedere mai niente di così grave a un innocente...".
Poco dopo una chiave fece scattare una serratura e Lucien si trovò a scendere le scale che conducevano al magazzino.
Mentre scendeva, sentì la signora che componeva un numero di 3 cifre e per tre volte rispondeva "Sì".------------------------------------------------------------
"Vieni. Le ultime consegne dalla Zona Russa."
Lucien scende gli ultimi gradini rapidamente, trovando un certo sollievo nel vedere il magazzino tranquillo e disabitato. La signora Rothburg è a un lato dello stanzone quadrato, accanto alla cassaforte appena aperta.
Scatta verso un altro tavolo - quello dove stanno i documenti. Normalmente li memorizza, perchè è raro che la signora lo lasci da solo - e lei ha una memoria di ferro, nasconderli sarebbe solo un rischio.
"E prima o poi potrai rispondere al fuoco." La voce della signora lo distrae, e lo porta a guardare verso di lei.
Sgrana gli occhi.
Quello che c'è all'interno, che valeva la combinazione... sono quattro, anzi cinque. Li ha già visti, certo.
C'erano russi durante l'offensiva, a soccorrerlo poco dopo che Eveline gli è scivolata via.
"SKS?" Ha sentito che stanno andando fuori moda, ora che hanno prodotto in massa gli AK-47 per l'esercito; ma forse non li hanno semplicemente buttati nella spazzatura. "Questo vuol dire..."
"E' una preparazione, già. E tu sei un soldato." La signora sospira, guardando ancora verso i fucili.
"Questa città si sta agitando nel sonno, Herr Professor. Temo che fra poco arriveranno gli incubi."------------------------------------------------------------
"Incubi? Ma che cosa volete fare. La Guerra è finita. Da tempo." disse furibondo Lucien.
"Ma, Professore, non credo lei sia nella posizione di rifiutare una direttiva. Non è un favore personale che le sto chiedendo. Magari ha bisogno di qualche stimolo ulteriore per agire.” Disse la vecchia signora, serrando sempre più gli occhi, mentre un silenzio irreale cadeva nel magazzino.
Silenzio interrotto all’improvviso da una porta chiusa al piano di sopra. Dei tacchi iniziarono a scendere le scale. Sulla porta comparve Bianca, la “giornalista”.
“Ancora tu!” disse Lucien stretto tra i denti.
“Sì, Professore. Signora ci lasci sola. Dobbiamo parlare.” disse Bianca, mentre un mezzo sorriso irritante si formava sul suo viso.
Di nuovo quel silenzio irreale. Bianca si sedette a fianco di Lucien e la cosa gli fece ancora di più paura.
“Sappiamo entrambi chi ti manda. Sappiamo entrambi che non sei quello che ci hai mostrato finora. Io so come potresti uscirne. Tu? Qualcuno è stanco di averti tra i piedi e io non voglio che ti tratti come trattiamo di solito i cani sciolti. Per ora possa controllare la cosa, ma non so quanto mi vada di reggere il gioco ancora.” disse Bianca parlando a bassa voce.
Lucien non sapeva cosa rispondere. Non poteva credere di essere passato dalla padella nella brace.
“Allora vuoi sentire che ti offro o rinunci a salvarti la pelle?” continuò freddamente Bianca.
Lucien annuì esterrefatto con il capo.
“Bene. Nulla di più semplice. Mi serve far sparire una persona della tua parte che si sta muovendo un po’ troppo. Si chiama David Holly. A letto è bravo, ma gioca un po’ troppo a fare la spia per la CIA e mi sono stancata di lui. Tu fallo passare per un lavoretto di pulizia interna, in fondo siete bravi in questo no, e io ti darò un futuro nuovo. Che dici allora, affare fatto?”
Lucien non credeva ai suoi occhi, come poteva una persona chiedere con tanta leggerezza la morte di qualcun altro?------------------------------------------------------------