APOLOGIA DI PARPUZIO – parte prima
inizio questa parte rispondendo un po’ a tutti i post che mi sono stati rivolti in risposta a mie argomentazioni passate, raggruppando le risposte in alcune “affermazioni”.
Questa apologia non vuole convincere nessuno, vuole solo aprire possibilità e allargare visioni (anche e soprattutto al sottoscritto ovviamente!) Chi penserà che le cose che dico siano sensate potrà forse trovarci uno stimolo in più verso uno sguardo dall’alto sulla situazione. Chi troverà che le cose che dico siano delle emerite sciocchezze… probabilmente avrà ragione, dato che sull’argomento new wave (e sulle teorie che ci stanno dietro) sono l’ultimo degli ignoranti. In questo caso abbia la bontà e la pazienza di mostrarmi la fallacia delle mie idee oppure, semplicemente, mi ignori. So che non sono il primo e che anzi pareri simili sono stati già abbondantemente discussi e ridiscussi prima del mio arrivo, quindi non mi offenderò se siete stanchi di parlarne.
allora:
RAILROADING: 1) affermo che l’uso della regola zero non implica affatto il railroading. Io sono in grado di non farlo e lo saprei non fare almeno tanto quanto un GM di Cani nella Vigna.
2) affermo che il railroading non è malvagio per definizione. Un uso più sottile e versatile di quello presentato da certi biasimabili esempi che ho letto su questo forum potrebbe non dare per nulla fastidio ai giocatori ed anzi essere magari quello che vogliono.
LIBERTA’:1) affermo che l’uso della regola zero non implica affatto che il master decida come debba andare la storia senza considerare o rendendo vani gli imput dei giocatori. La regola zero (intesa non per forza come un “barare” ma in generale come un potere del master di gestire la situazione al di sopra delle regole) non deve essere usata per forza per salvare la storia del master a scapito della libertà dei giocatori (io non lo faccio praticamente mai. Il controllo che io cerco attraverso la regola zero non è un controllo sull’intreccio della storia), bensì per curare altre cose, per esempio per rendere migliore l’effetto delle idee di un giocatore e armonizzarlo meglio con quelle degli altri giocatori e quelle del master. O ancora per curare l’equilibrio e impedire che il gioco degeneri (in caso di giocatori immaturi).
2) affermo che esiste una differenza tra “uso sapiente” e “abuso” della regola zero. Usare la regola zero non deve per forza essere inteso sempre e solo come un “il master ignora le regole o se le reinventa a piacimento in continuazione e in modo incoerente per fare letteralmente quello che vuole e per decidere in modo completamente arbitrario e tirannico come la storia si svolge”. L’uso della regola zero può essere sottile, moderato, discreto, saggio, equilibrato, coerente e volto ad un preciso scopo il quale, volendo, può persino essere dichiarato esplicitamente ai giocatori prima della campagna.
Se il manuale riporta qualcosa del tipo: “il master ha il potere di chiudere un occhio, con discrezione e buon senso, su alcune regole o su certi tiri di dado in casi particolari e per meglio favorire il divertimento dei giocatori e l’equilibrio del gioco”…e un master invece usa la regola zero sfacciatamente, a caso, in continuazione, per favorire solo la sua storia… allora sta abusando di tale regola e non sta seguendo veramente il manuale.
E se lo scopo principale è divertire i giocatori rendendoli protagonisti della storia che si viene a creare, l’uso della regola zero, mi sembra ovvio, dovrebbe essere attuato nel massimo rispetto e nella valorizzazione della loro libertà e delle loro scelte. Cosa che ritengo abbastanza possibile.
3) un sistema di solito prevede altre regole, D&D ne prevede molte altre.
Io dunque affermo che: il fatto che il sistema preveda la regola zero non ci deve far dimenticare l’esistenza delle altre regole che offrono in condizioni normali una base stabile che dirige il gioco. Se è vero che il master ha in teoria il potere di cambiarle tutte…. è altamente sconsigliabile che lo faccia in pratica, poiché porterebbe probabilmente ai vari danni che ben conosciamo. La regola zero deve essere usata con saggezza e credo che possa essere usata con saggezza.
PRESSING E ASSUEFAZIONE:Affermo che: le dinamiche dell’adulazione del master e dell’assuefazione ai suoi voleri, che qui tanto sono demonizzate, additate come scivolamento deviato su un piano sociale e associate indissolubilmente all’uso di parpuzio, potrebbero non essere così pericolose.
1) Per quanto riguarda il pressing ammetto che è quasi inevitabile e che può portare danni. Ma affermo anche che con una buona dose di consapevolezza da parte del master si può evitare benissimo che si trasformi in qualcosa di diabolicamente deviante e rovinoso dei rapporti sociali. Il pressing è presente in praticamente tutte le forme di rapporti sociali e non lo trovo così orripilante, mi sembra anzi alquanto normale. Per un master consapevole può anzi essere un interessante indicatore della volontà dei giocatori.
2) Per quanto riguarda l’assuefazione ho da dire due cose. La prima è che non mi sembra necessariamente una cosa negativa. Quello che per voi è “giocatori lobotomizzati dalla personalità del master che si autoconvincono che quello del loro master è l’unico modo di divertirsi insieme” per me può essere declinata come “giocatori che dopo aver fatto esperienza di gioco insieme finiscono per affiatarsi e sintonizzarsi con conseguente migliore capacità di divertirsi insieme a quel particolare gruppo di persone e a quel particolare conduttore”. Anche qui, mi pare che l’affiatamento (inteso come persone che facendo spesso una certa cosa insieme si trovano meglio a farla tra loro) sia una cosa non solo normalissima e presente in moltissime attività sociali ma anche addirittura positiva. Dipende dai punti di vista.
Sono abituato al mio master e mi riesce meglio giocare con lui? Ebbene? Dov’è lo scandalo?
la seconda cosa è che non è una conseguenza automatica e necessaria. Dipende dei giocatori e dal master e, ancora una volta, dalla consapevolezza: non credo che, per esempio, se io iniziassi domani a masterizzarvi con parpuzio voi cadreste tanto facilmente preda del mio univoco modo di narrare e finireste con l’autoconvincervi che sia il solo l’unico e il migliore master per voi. O sbaglio?
Quindi: se i giocatori sono veramente adulti e maturi non credo che sia così facile che i rapporti sociali vengano rovinati.
GUSTI AZZECCATI O MALASSORTITI:Si è spesso parlato che parpuzio non è coerente, non punta in modo specifico da nessuna parte e finisce per fare un po’ di tutto ma male.
1) Io affermo che: ci si può mettere d’accordo. Come ci si mette d’accordo, a seconda dei gusti, per scegliere “Cani nella Viglna” piuttosto che “Agon”, ci si può allo stesso modo mettere d’accordo sul master o sull’impronta che darà al gioco (tramite l’uso della regola zero). Un master, col suo stile, dà una precisa direzione al gioco. Se questo stile è dichiarato (con un po’ di… consapevolezza!) scegliendo il master i PG scelgono consapevolmente anche la direzione.
IL GIOCO E IL RUOLO DEL MASTER:1) affermo che: non è assolutamente detto che master e giocatori debbano e vogliano ugualmente giocare e divertirsi allo stesso modo. In specifico affermo che il master potrebbe avere anche altri scopi senza per questo che lo strumento che ha scelto (parpuzio) sia da considerare inutile, deviato e mal funzionante.
Infatti mi si dice:
Vedi, lo scopo primario di un gioco dovrebbe essere giocare. Parpuzio non va bene per giocare. Forse va bene per quella cosa misteriosa che piace a te ma non per giocare. … Non sappiamo neanche cosa vuoi tu, ma almeno sappiamo che non è giocare ma qualcos'altro. E se i giocatori volessero giocare?
ma io contesto!
Per come la vedo io i giocatori giocano eccome. È il master che è al loro servizio e quindi tecnicamente “non gioca”. Con un master serio e capace parpuzio va benissimo per giocare.
i miei giocatori giocano. Giocano anche se io non gioco e giocano persino quando io faccio loro da master con scopi non solo ludici.
dire: “si chiama gioco e quindi tutti devono giocare” mi sembra sinceramente un piccolo sofisma.
Anche il calcio si chiama “gioco” eppure prevede, ad un certo livello, delle figure (per esempio l’allenatore) che di fatto non giocano, probabilmente non si divertono, ma traggono ugualmente grandi soddisfazioni dal gioco stesso.
2) affermo che: una persona che decida in tutta libertà di essere master non per giocare e divertirsi ma per far giocare, far divertire, mettersi al servizio dei propri giocatori e trarne da ciò personale soddisfazione non costituisce un’abominevole devianza del GdR, ma che sia invece una cosa accettabilissima e di tutto rispetto.
allo stesso modo affermo che: se una persona vuole assumersi una serie di oneri e compiti gravosi per trarne poi soddisfazione se riesce nei suoi intenti non costituisce una prova di personalità egoica e masochista ma di normalissimo e naturalissimo orgoglio professionale o artistico.
Al di là del fatto che, in qualità di educatore, io sia stato anche pagato per fare da master, non credo assolutamente che sia una componente necessaria per giustificare le fatiche del “mestiere del master”, come alcuni di questo forum ironicamente affermano. Uno può farlo infatti per pura soddisfazione, piacevolezza, amicizia, se non anche per “spirito di servizio” e mille altre ragioni possibili.
Il succo di tutti questi miei punti si può riassumere in: un master impegnato, serio e consapevole può far funzionare parpuzio benissimo e far giocare e divertire i suoi giocatori senza che per forza si degeneri in tutto quel festival di orrori che vengono denunciati sul forum.
Il ruolo di questo “master professionale” ci conduce all’ultimo punto della Prima Parte della mia Apologia.