Archivio > General
Apologia del Gioco Tradizionale
Simone Redaelli:
Salve a tutti.
Mi chiamo Simone, sono un appassionato di GdR di lunga data e di seri intenti.
Dopo molti anni in cui ho rivestito il ruolo di GM in giochi tradizionali (principalmente D&D) ho scoperto in questi ultimi tempi l'esistenza dei cosiddetti giochi "New Wave". In questi ultimi mesi mi sono avvicinato di più a questo mondo, principalmente leggendo su questo forum, per cercare di capire meglio.
Non ho ancora mai provato a giocare a qualcuno di questi giochi (lacuna che colmerò presto a GnoccoCON!) ma ho letto alcuni dei manualetti di regole cercando di capirne la portata.
Trovo che siano animati da idee innovative eccezionali e che colgano degli aspetti assolutamente interessanti con sistemi di regole a tratti impensati e geniali.
Ma...
ma ho anche notato con dispiacere l'ostilità e il disprezzo assoluto che molti utenti di questo forum nutrono nei confronti del gioco tradizionale (per intenderci "Parpuzio"). Disprezzo e derisione di chi attribuirebbe a parpuzio tutta una serie inevitabile di aspetti assolutamente negativi e devianti, l'incapacità di farsi giocare bene, l'incapacità di funzionare, l'immancabile deriva di chi ci gioca verso stadi degradati e psicologicamente rovinosi.
Ho anche notato come spesso alcuni utenti sostengano questa tesi quasi per partito preso, cioè dando forse per scontate delle affermazioni assolute (probabilmente derivanti dai discorsi di qualche "guru" dei nuovi giochi) supportate da esempi a parer mio alquanto discutibili.
Per non intasare e far finire OT altri topic ho deciso di riunire qui, in modo organico e consapevole, tutto ciò che ho da dire al riguardo, e cioè fondamentalmente una “difesa di parpuzio” allo scopo di aprire possibili squarci su un ottica che non vede il tradizionale in toni così perversi.
Questa mia apologia è divisa in due parti:
la prima parte è volta a mostrare come parpuzio non sia per forza uno strumento di rovina ma può benissimo essere giocato in modo soddisfacente e senza necessariamente incorrere in tutte le varie “bestialità” di cui leggo così spesso nei vostri esempi su parpuzio.
Quando questa prima parte sarà conclusa e sviscerata, anche chi arrivasse a condividere il mio pensiero potrebbe comunque obiettare che, per quanto parpuzio possa essere giocato bene non può portare a nulla che i giochi new wave non possano ottenere meglio e in modo più facile e diretto.
A questo punto allora darò il via alla seconda parte dell’apologia che è invece volta a spiegare in cosa per ora ritengo parpuzio ancora migliore dei giochi new wave.
Essendo io un abissale ignorante riguardo a questi giochi è probabile che questa seconda parte mi venga brutalmente smentita facendomi scoprire giochi new wave che attualmente non conosco e che risultano migliori proprio negli effetti che per ora vedo solo in parpuzio. Spero vivamente che sia così! di modo che io possa scoprirli e trovare in tal modo il gioco che fa veramente al caso mio.
ringrazio tutti in anticipo per la collaborazione e la partecipazione a questa spero fruttifera discussione.
Ditemi voi se la seconda parte dell’apologia è bene che io la posti qui, per coerenza di trattazione, oppure nell’appropriata discussione “Punti di forza dei tradizionali rispetto ai New Wave” per coerenza di tema.
Ultima importante specifica: questa mia apologia è scritta da quello che è il mio punto di vista personale. E il mio non è il punto di vista di un game designer ma quello di un utente di GdR. A me non interessa creare il gioco perfetto ma capire quale gioco è più consono alle mie esigenze. A me non interessa se al mio gioco ideale ci si può anche giocare male. A me interessa che io riesca a giocarci bene e che possa soddisfare al meglio i miei gusti.
Come me immagino che ci siano migliaia di appassionati, ciascuno con i propri gusti diversi, che si domandano le stesse cose.
e dunque...
Simone Redaelli:
APOLOGIA DI PARPUZIO – parte prima
inizio questa parte rispondendo un po’ a tutti i post che mi sono stati rivolti in risposta a mie argomentazioni passate, raggruppando le risposte in alcune “affermazioni”.
Questa apologia non vuole convincere nessuno, vuole solo aprire possibilità e allargare visioni (anche e soprattutto al sottoscritto ovviamente!) Chi penserà che le cose che dico siano sensate potrà forse trovarci uno stimolo in più verso uno sguardo dall’alto sulla situazione. Chi troverà che le cose che dico siano delle emerite sciocchezze… probabilmente avrà ragione, dato che sull’argomento new wave (e sulle teorie che ci stanno dietro) sono l’ultimo degli ignoranti. In questo caso abbia la bontà e la pazienza di mostrarmi la fallacia delle mie idee oppure, semplicemente, mi ignori. So che non sono il primo e che anzi pareri simili sono stati già abbondantemente discussi e ridiscussi prima del mio arrivo, quindi non mi offenderò se siete stanchi di parlarne.
allora:
RAILROADING:
1) affermo che l’uso della regola zero non implica affatto il railroading. Io sono in grado di non farlo e lo saprei non fare almeno tanto quanto un GM di Cani nella Vigna.
2) affermo che il railroading non è malvagio per definizione. Un uso più sottile e versatile di quello presentato da certi biasimabili esempi che ho letto su questo forum potrebbe non dare per nulla fastidio ai giocatori ed anzi essere magari quello che vogliono.
LIBERTA’:
1) affermo che l’uso della regola zero non implica affatto che il master decida come debba andare la storia senza considerare o rendendo vani gli imput dei giocatori. La regola zero (intesa non per forza come un “barare” ma in generale come un potere del master di gestire la situazione al di sopra delle regole) non deve essere usata per forza per salvare la storia del master a scapito della libertà dei giocatori (io non lo faccio praticamente mai. Il controllo che io cerco attraverso la regola zero non è un controllo sull’intreccio della storia), bensì per curare altre cose, per esempio per rendere migliore l’effetto delle idee di un giocatore e armonizzarlo meglio con quelle degli altri giocatori e quelle del master. O ancora per curare l’equilibrio e impedire che il gioco degeneri (in caso di giocatori immaturi).
2) affermo che esiste una differenza tra “uso sapiente” e “abuso” della regola zero. Usare la regola zero non deve per forza essere inteso sempre e solo come un “il master ignora le regole o se le reinventa a piacimento in continuazione e in modo incoerente per fare letteralmente quello che vuole e per decidere in modo completamente arbitrario e tirannico come la storia si svolge”. L’uso della regola zero può essere sottile, moderato, discreto, saggio, equilibrato, coerente e volto ad un preciso scopo il quale, volendo, può persino essere dichiarato esplicitamente ai giocatori prima della campagna.
Se il manuale riporta qualcosa del tipo: “il master ha il potere di chiudere un occhio, con discrezione e buon senso, su alcune regole o su certi tiri di dado in casi particolari e per meglio favorire il divertimento dei giocatori e l’equilibrio del gioco”…e un master invece usa la regola zero sfacciatamente, a caso, in continuazione, per favorire solo la sua storia… allora sta abusando di tale regola e non sta seguendo veramente il manuale.
E se lo scopo principale è divertire i giocatori rendendoli protagonisti della storia che si viene a creare, l’uso della regola zero, mi sembra ovvio, dovrebbe essere attuato nel massimo rispetto e nella valorizzazione della loro libertà e delle loro scelte. Cosa che ritengo abbastanza possibile.
3) un sistema di solito prevede altre regole, D&D ne prevede molte altre.
Io dunque affermo che: il fatto che il sistema preveda la regola zero non ci deve far dimenticare l’esistenza delle altre regole che offrono in condizioni normali una base stabile che dirige il gioco. Se è vero che il master ha in teoria il potere di cambiarle tutte…. è altamente sconsigliabile che lo faccia in pratica, poiché porterebbe probabilmente ai vari danni che ben conosciamo. La regola zero deve essere usata con saggezza e credo che possa essere usata con saggezza.
PRESSING E ASSUEFAZIONE:
Affermo che: le dinamiche dell’adulazione del master e dell’assuefazione ai suoi voleri, che qui tanto sono demonizzate, additate come scivolamento deviato su un piano sociale e associate indissolubilmente all’uso di parpuzio, potrebbero non essere così pericolose.
1) Per quanto riguarda il pressing ammetto che è quasi inevitabile e che può portare danni. Ma affermo anche che con una buona dose di consapevolezza da parte del master si può evitare benissimo che si trasformi in qualcosa di diabolicamente deviante e rovinoso dei rapporti sociali. Il pressing è presente in praticamente tutte le forme di rapporti sociali e non lo trovo così orripilante, mi sembra anzi alquanto normale. Per un master consapevole può anzi essere un interessante indicatore della volontà dei giocatori.
2) Per quanto riguarda l’assuefazione ho da dire due cose. La prima è che non mi sembra necessariamente una cosa negativa. Quello che per voi è “giocatori lobotomizzati dalla personalità del master che si autoconvincono che quello del loro master è l’unico modo di divertirsi insieme” per me può essere declinata come “giocatori che dopo aver fatto esperienza di gioco insieme finiscono per affiatarsi e sintonizzarsi con conseguente migliore capacità di divertirsi insieme a quel particolare gruppo di persone e a quel particolare conduttore”. Anche qui, mi pare che l’affiatamento (inteso come persone che facendo spesso una certa cosa insieme si trovano meglio a farla tra loro) sia una cosa non solo normalissima e presente in moltissime attività sociali ma anche addirittura positiva. Dipende dai punti di vista.
Sono abituato al mio master e mi riesce meglio giocare con lui? Ebbene? Dov’è lo scandalo?
la seconda cosa è che non è una conseguenza automatica e necessaria. Dipende dei giocatori e dal master e, ancora una volta, dalla consapevolezza: non credo che, per esempio, se io iniziassi domani a masterizzarvi con parpuzio voi cadreste tanto facilmente preda del mio univoco modo di narrare e finireste con l’autoconvincervi che sia il solo l’unico e il migliore master per voi. O sbaglio?
Quindi: se i giocatori sono veramente adulti e maturi non credo che sia così facile che i rapporti sociali vengano rovinati.
GUSTI AZZECCATI O MALASSORTITI:
Si è spesso parlato che parpuzio non è coerente, non punta in modo specifico da nessuna parte e finisce per fare un po’ di tutto ma male.
1) Io affermo che: ci si può mettere d’accordo. Come ci si mette d’accordo, a seconda dei gusti, per scegliere “Cani nella Viglna” piuttosto che “Agon”, ci si può allo stesso modo mettere d’accordo sul master o sull’impronta che darà al gioco (tramite l’uso della regola zero). Un master, col suo stile, dà una precisa direzione al gioco. Se questo stile è dichiarato (con un po’ di… consapevolezza!) scegliendo il master i PG scelgono consapevolmente anche la direzione.
IL GIOCO E IL RUOLO DEL MASTER:
1) affermo che: non è assolutamente detto che master e giocatori debbano e vogliano ugualmente giocare e divertirsi allo stesso modo. In specifico affermo che il master potrebbe avere anche altri scopi senza per questo che lo strumento che ha scelto (parpuzio) sia da considerare inutile, deviato e mal funzionante.
Infatti mi si dice:
--- Citazione --- Vedi, lo scopo primario di un gioco dovrebbe essere giocare. Parpuzio non va bene per giocare. Forse va bene per quella cosa misteriosa che piace a te ma non per giocare. … Non sappiamo neanche cosa vuoi tu, ma almeno sappiamo che non è giocare ma qualcos'altro. E se i giocatori volessero giocare?
--- Termina citazione ---
ma io contesto!
Per come la vedo io i giocatori giocano eccome. È il master che è al loro servizio e quindi tecnicamente “non gioca”. Con un master serio e capace parpuzio va benissimo per giocare.
i miei giocatori giocano. Giocano anche se io non gioco e giocano persino quando io faccio loro da master con scopi non solo ludici.
dire: “si chiama gioco e quindi tutti devono giocare” mi sembra sinceramente un piccolo sofisma.
Anche il calcio si chiama “gioco” eppure prevede, ad un certo livello, delle figure (per esempio l’allenatore) che di fatto non giocano, probabilmente non si divertono, ma traggono ugualmente grandi soddisfazioni dal gioco stesso.
2) affermo che: una persona che decida in tutta libertà di essere master non per giocare e divertirsi ma per far giocare, far divertire, mettersi al servizio dei propri giocatori e trarne da ciò personale soddisfazione non costituisce un’abominevole devianza del GdR, ma che sia invece una cosa accettabilissima e di tutto rispetto.
allo stesso modo affermo che: se una persona vuole assumersi una serie di oneri e compiti gravosi per trarne poi soddisfazione se riesce nei suoi intenti non costituisce una prova di personalità egoica e masochista ma di normalissimo e naturalissimo orgoglio professionale o artistico.
Al di là del fatto che, in qualità di educatore, io sia stato anche pagato per fare da master, non credo assolutamente che sia una componente necessaria per giustificare le fatiche del “mestiere del master”, come alcuni di questo forum ironicamente affermano. Uno può farlo infatti per pura soddisfazione, piacevolezza, amicizia, se non anche per “spirito di servizio” e mille altre ragioni possibili.
Il succo di tutti questi miei punti si può riassumere in: un master impegnato, serio e consapevole può far funzionare parpuzio benissimo e far giocare e divertire i suoi giocatori senza che per forza si degeneri in tutto quel festival di orrori che vengono denunciati sul forum.
Il ruolo di questo “master professionale” ci conduce all’ultimo punto della Prima Parte della mia Apologia.
Simone Redaelli:
PARALLELISMO GDR – EDUCAZIONE:
Quella che, fuori luogo su un vecchio topic, è diventata l’inizio di una discussione sul GdR usato come strumento educativo non voleva essere una mia pretesa di ricontestualizzazione assoluta del GdR. Non ho mai voluto dire (per carità) che Il GdR debba essere educativo o usato solo in senso educativo. La mia intenzione era portare un esempio che dimostrasse come non fosse assolutamente da dare per scontato che il GdR venisse giocato solo ed esclusivamente da un gruppo di pari, possibilmente coetanei, possibilmente adulti e maturi. All’affermazione che dichiarava che in parpuzio il master ha un ruolo sbilanciato e quindi destinato a incrinare le sane relazioni sociali dei pari io rispondevo che il GdR è uno strumento e come tale può legittimamente essere usato (con giocatori che giocano) in una serie di contesti disparati.
alcuni di questi contesti non prevedono giocatori adulti, alcuni non prevedono giocatori maturi, collaborativi, autosufficienti, alcuni semplicemente non prevedono, per la stessa costituzione del gruppo, giocatori con pari peso sociale.
Il contesto educativo è uno di questi e pertanto si offre per un ottimo esempio (che però non vuole assolutamente esaurire tutti possibili casi).
Nel contesto educativo il gruppo che gioca di ruolo non è di “pari” per definizione, e, in molti casi, non è nemmeno composto da persone mature e autosufficienti (per rispondere a chi mi accusava di non considerare i miei giocatori persone mature in grado di auto controllarsi e non degenerare). Ciò nonostante rimane un gruppo dove i giocatori giocano, e giocano per divertirsi (agli educandi normalmente non interessa essere educati).
ed ora rispondo a un po’ di utenti…
--- Citazione ---
la mia esperienza di educatore (sono un capo scout da parecchiuccio ed ho sempre avuto a che fare con ragazzi e bambini) smentisce le tue considerazioni.
La mia esperienza è molto semplice:
chiarezza delle regole=educazione
assenza di regole o regole che cambiano senza che i ragazzi ne siano partecipi= diseducazione e casino assoluto. Ergo, se dovessi proprio andare a cercare un'intenzionalità educativa nei gdr, quelli gestiti con il sistema-0 avrebbero sicuramente questa falla in più.
--- Termina citazione ---
--- Citazione ---
ma un parpuzio rispetto ad un new wave cosa dovrebbe aiutare a fare? Insegnare ai bambini che per ottenere il risultato voluto bisogna adulare il master? Che bisogna ragionare in termini di, non come penso possa essere, ma come pensa il mio master che possa essere? Certo, è educativo , perchè ti prepara alla vita dove dovrai "adulare" (per usare un eufemismo) gli altri per ottenere risultati (voti, favori, carriera, ecc..)... è questo che vogliamo insegnare ai bambini?
Perchè se invece vogliamo insegnarli i vantaggi della trasparenza, di un dialogo aperto, di regole chiare e valide per tutti, di efficienza, responsabilità e creatività, lavoro di gruppo... forse ci conviene guardare ai new wave che offrono strumenti molto migliori in tal senso
--- Termina citazione ---
--- Citazione ---… Se l'educatore è quello che gestisce le relazione e mantiene l'equilibrio, fa di sé qualcosa di indispensabile, e crea rapporti di dipendenza. Al contrario, l'educatore dovrebbe essere quello che progressivamente sparisce dalla scena, perché gli educati (si spera) diventano mano a mano adulti e non hanno più bisogno di lui. La regola 0, ovvero 'io ho l'ultima parola su quello che succede' non aiuta affatto a fare a questo. Anzi, secondo se ci pensi un attimo, le tue relazioni educative funzionano anche perché i tuoi ragazzi sanno che ci sono regole che vincolano anche te. Che tu ti muovi in uno spazio di regole insieme a loro, anche se non sono quelle scritte sul manuale.
--- Termina citazione ---
[/quote]
Eh…
In qualsiasi situazione educativa, il padre col figliolo, l’allenatore con la squadra sportiva, il capo scout con il ragazzo, l’insegnante col discepolo … l’educatore ha il potere assoluto (ok, nel rispetto delle leggi dello stato) di organizzare il tempo dell’educando. Mi rivolgo per esempio ai capi scout o a qualsiasi altro utente che abbia esperienza come educatore: voi stabilite tutto, dove portare i ragazzi, cosa far fare ai ragazzi, quando farlo, se accogliere o meno richieste dai vostri ragazzi, se, quando e come punirli nel caso non si comportino bene. Non vi sono regole imprescindibili piovute dall’alto che vi dicono, per esempio, che se la metà più uno dei vostri ragazzi vi chiede di fare un’attività voi dovete concederlo. Voi, miei cari, AVETE la regola zero.
Tutti ce l’avete.
Senza il potere dell’educatore, che nel GdR equivale a quello del master con la regola zero, non è neppure possibile parlare di educazione intenzionale.
Senza questo potere non esiste proprio il concetto di educazione intenzionale.
Il fatto di fissare delle regole chiare, lasciare spazio ai ragazzi nelle decisioni e nella collaborazione con le scelte dell’educatore, il dialogo aperto, lo stimolare il lavoro di gruppo e la creatività, il tirarsi indietro e lo sparire progressivamente … sono cose giustissime ma equivalgono in effetti ad un uso sapiente della regola zero, che è esattamente quello che dovrebbe fare in parpuzio un master del mio stile.
Siete voi che fissate le regole quando educate. Di fatto le regole a cui i ragazzi si attengono sono stabilite da voi o da una tradizione che vede in voi i garanti.
Quindi le regole seguono l’educatore e non lo precedono. Non esiste nessun manuale chiaro e univoco che ci dice esattamente come educare e attraverso quali regole, esistono solo indicazioni. Indicazioni e “metodi”su come usare saggiamente la “regola zero” dell’educatore. Su come essere saggi educatori.
ora, mi è stato contestato che la saggezza è un qualcosa di relativo e che quindi è inutile cercare di fare affidamento su di essa. Tutti coloro che su questo forum sono educatori professionali dovrebbero scagliarsi contro questa obiezione che di fatto renderebbe completamente inutile il loro lavoro.
Il discorso della relatività è delicato e merita di essere approfondito. Si dice spesso che il buon senso è relativo, che la bellezza è relativa, che quindi il master non può veramente essere certo di quello che fa. La mia risposta è: è vero, non può esserne pienamente certo, esattamente come un educatore non può essere mai pienamente certo di stare agendo o meno per il meglio dell’educando. Ma la relatività conta fino ad un certo punto. Non potete negarlo. Con un po’ di saggezza se una situazione è "brutta" o sbilanciata lo si capisce al di là del buon senso personale. E la saggezza non è relativa in quanto è proprio la capacità di dare giudizi e tenere condotte al di sopra delle relatività. Si può averne di più e averne di meno.
E’ auspicabile che un master ne abbia.
--- Citazione ---
Ma poi.. non è meglio per un bambino disagiato e turbolento imparare tramite il gdr come responsabilizzarsi (e in questo i new wave riescono benissimo!) anzìchè essere intrattenuto dalla favola del Master? In che modo questo dovrebbe aiutarli a crescere?
Tra le altre cose c'è l'actual play di un membro di questa community che usava ben altro "tono" con i sui gemellini di sette anni (altro che master padrone).. e pare stesse funzionando benissimo!
--- Termina citazione ---
Con parpuzio non è affatto detto che si debba essere intrattenuti senza coinvolgimento e senza responsabilità nella “favola del master”. Peraltro nell’actual play a cui fai riferimento… il master in questione in realtà mi pare che stia usando la regola zero: e già. Il gioco è nelle sue mani. È vero che concede molta libertà e potere collaborativo addirittura stimolando la possibilità che siano i giocatori a fare “da master” per un po’…ma, in effetti, appunto, è lui che lo “concede”. È lui che stabilisce quando farlo e quando no, è lui che detiene i misteri delle regole, che, per quanto ne sanno i bambini, potrebbero essere inventate da lui ad ogni istante.
Master padrone?! Ma perché? Il problema di alcuni di voi è, secondo me, che tendono a vedere automaticamente il lato peggiore delle cose, esagerandole: è un po’ come se io dicessi “la possibilità di punire è uno strumento utilissimo per un educatore” e qualcuno mi rispondesse: “assolutamente no, perché prendere un educando a cinghiate è un atto criminale!” Stessa cosa con parpuzio e la regola zero.
--- Citazione ---
ma l'educatore ha scopi molto diversi dal master normale. Il master deve intrattenere, creare una storia un mondo condiviso da portare avanti. L'educatore, invece, dovrebbe fare del suo meglio per tirarsi indietro, e dare a chi sta cercando di educare lo spazio per esprimersi. Ed è, indubbiamente, un lavoro ingrato. Le soddisfazioni di un educatore sono rare, sottili, e vengono molto in là nel tempo, e ci vuole una grande motivazione per andare avanti nel proprio lavoro. Alcuni parlano di 'vocazione' o di 'missione'.
--- Termina citazione ---
Come ho già spiegato gli scopi di un master di parpuzio e quelli di un educatore potrebbero non essere in realtà così dissimili. Diciamo che trovo molto utile che un master di parpuzio agisca tecnicamente come un educatore: adattarsi a chi ha di fronte, fornire occasioni, dare spazio per esprimersi, ecc…
Quello dell’educatore è un lavoro ingrato? Bhè non saprei. C’è a chi piace un sacco, esattamente come fare il master. Io faccio entrambe le cose.
Ci vuole grande motivazione? Senza dubbio. “Vocazione” per l’appunto. E oserei dire qualcosa di simile anche per un bravo master di parpuzio.
E qui termino con il mio parallelismo tra educatore e master.
--- Citazione ---
C'è una domanda ancora precedente.
A che ti serve uno strumento di controllo?
Perchè hai paura degli input degli altri giocatori, tanto da aver bisogno di qualcosa per tenerli sotto il tuo controllo?
Giochi a Risiko solo se puoi decidere da subito chi vince?
--- Termina citazione ---
non ho paura degli imput dei giocatori. Ma è il mio lavoro, se necessario, “direzionarli”.
non sto giocando a risiko dove uno vince e uno perde. E non uso la regola zero per stabilire chi vince. L’ho già detto: come finirà non è scritto in partenza, il railroading si può evitare.
il motivo per cui ho “bisogno” (termine fuorviante) di questo strumento di direzionamento è spiegato dai miei obiettivi personali che verranno presentati nella seconda parte dell’Apologia. Per ora dico solo che uno strumento in più di direzionamento nelle mani di qualcuno di imparziale che può vedere più in là dei giocatori (poiché di solito conosce più cose delle basi della storia e controlla più pedine), mi sembra comunque una possibilità in più e quindi, se usato con saggezza, un vantaggio.
Simone Redaelli:
TRE DOMANDE FINALI e miei DUBBI:
Perché dovrebbe essere da psicopatici chiamarsi con dei nick in un gruppo? Secondo me dipende con quali intenti e con quale grado di serietà lo si fa (colgo spunto dall’aneddoto di Lord Zero). Credere veramente di essere Aragorn è una cosa, chiamarsi tra amici e in certi contesti particolari con dei nomi di simpatia è tutt’altra cosa e mi pare del tutto normale.
Perché il master di parpuzio dovrebbe per forza finire a ritenersi Dio in terra? Mi pare che un po’ di equilibrio psicologico, umiltà e consapevolezza bastino a evitarlo. E d’altra parte non me la sento di condannare un po’ di sano e moderato orgoglio “professionale” e soddisfazione per i successi ottenuti.
--- Citazione --- 9 anni!?!?!? di D&D??!?!? Con la stessa identica Campagna .. che non è ancora finita per giunta?!?! E dici che non ci sono problemi disfunzionali? O_o
Non voglio mettere in dubbio la tua parola... ci mancherebbe ... potrei sbagliarmi, ma qualche piccolo dubbio io ce l'ho :-)
--- Termina citazione ---
E perché?
Perché il fatto che io narri da 9 anni una campagna di D&D è stato accolto da alcuni come un’abominevole sintomo della disfunzionalità del mio gruppo o peggio da un deviante naufragio dei nostri rapporti sociali?
Ammetto che 9 anni sono tanti, troppi. Pensare una campagna così lunga è stato un mio errore di gioventù che non ripeterei … tuttavia ….
forse che sono tutti malati coloro che per nove anni si incontrano settimanalmente a giocare a dama? Dov’è il male in sé nel giocare a D&D per nove anni?
--- Citazione --- Si, è possibilissimo (non) farlo...(…) ma con i new wave è tutto dannatamente più semplice …
--- Termina citazione ---
ecco, questa frase segna il confine della prima parte della mia difesa. Se per ogni punto da me sollevato si arrivasse a questa frase, io mi riterrei soddisfatto e pronto a iniziare la seconda parte dove spiego invece perché e dove, da quel che ho potuto vedere, i New Wave non sono adatti alle mie esigenze quanto parpuzio e dove spero di essere da voi massacrato (ma non senza combattere, eh eh).
Simone
Mauro:
Inizio con qualche considerazione sparsa; innanzitutto, per non riniziare a parlare di una generica "Regola Zero" che direbbe non si sa bene cosa con non si sa bene quale formulazione segnalo il messaggio in cui riporto le citazioni dal Manuale del Master di D&D 3.5, con i miei commenti.
Seconda cosa: non so chi, se qualcuno, qui sostenga l'assoluta ingiocabilità dei giochi con Regola Zero, da parte mia ricordo diverse occasioni in cui si è detto che il gruppo può trovare un equilibrio; semplicemente, la Regola Zero non aiuta tale equilibrio, anzi, e diverse persone non capiscono che vantaggi ci sarebbero nell'avere un sistema che per funzionare deve continuamente essere aggiustato sulla base dell'arbitrio di un singolo, che dovrebbe sempre essere conscio di chi vuole cosa e mediare, rispetto all'avere un sistema che funziona senza essere modificato.
Terza cosa: il paragone tra giochi; prima di farlo, prova quelli nuovi, e provane piú di uno. Personalmente, trovo abbia poco senso disquisire sui pregi di una cosa rispetto a un'altra avendone provata solo una delle due, soprattutto vista l'estrema varianza che i nuovi giochi hanno. Fare altrimenti sarebbe come dire che mi piace piú il salame del prosciutto, ma non avendo mai provato il secondo. Su che base posso dirlo?
Ora leggo gli altri tre messaggi, scritti mentre scrivevo questo, ma ho voluto mandare subito questo per dare la base delle citazioni dalla 3.5, visto che nelle scorse discussioni ci si stava impantanando proprio nel "Ma io parlo di D&D 3.5" senza riportare cosa il gioco dicesse.
Aggiunta: Il problema principale per parlare di queste cose è che discuterne senza una base pratica di gioco, almeno nella mia esperienza, non serve a nulla; sono cose da provare, non da discutere (o, meglio, non da discutere prima di averle provate).
Navigazione
[0] Indice dei post
Vai alla versione completa