Autore Topic: [S/Lay w/Me] La Corona Scarlatta  (Letto 2912 volte)

Daniele Di Rubbo

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[S/Lay w/Me] La Corona Scarlatta
« il: 2016-11-27 16:58:32 »
Ieri sera mi sono recato al Laser Game di Cremona (che mette a disposizione una stanza per giocare di ruolo) per fare una demo di S/Lay w/Me che avevo organizzato da un po’ di tempo.

Siccome stamattina mi sono trovato a parlare di questa partita con alcuni amici, ho deciso di scriverci sopra un actual play, dal momento che è stata interessante per varie ragioni e credo che sia un peccato che vada dimenticata.

L’altro giocatore, Mattia, non aveva mai provato questo gioco. Non di preciso so quali esperienze abbia con i giochi di ruolo in generale ma, un paio di settimane fa, avevamo provato anche a Fantasmi Assassini, con buoni risultati.

Gli ho spiegato in due parole la premessa del gioco e mi sono messo a leggere ad alta voce tutta la prima parte del manuale. Ormai, ci avrò giocato anche cinque o sei volte, ma non mi ritengo così esperto da spiegare il gioco a ruota libera, considerando anche che era un po’ di tempo che non lo toccavo più.

Poi cominciamo a giocare, seguendo fedelmente la struttura dei rimandi del manuale.


Preparazione della partita

Mattia fa un Protagonista di nome One-eye e come opzione per esso sceglie “Sono un fuorilegge braccato, indurito e amareggiato, ma ho ancora speranza”. La storia è ambientata presso “Ciò che rimane di dove provarono a scavare fino all’Inferno”.

Comincio a pensare a questo luogo (visto che è compito mio presentarlo e dargli vita): una montagna spaccata e scavata a spirale nel mezzo fino alle viscere laviche della terra, in mezzo a una lussureggiante foresta di conifere di un pervadente verde scuro. Nella voragine si è creata una società che spiraleggia giù per le balze di questo abisso montagnoso.

Comincio a pensare al Mostro. Me lo immagino come una specie di re dei ladri che comanda della brutta gente che (soprav)vive laggiù. Decido che vuole uccidere il Protagonista in maniera “veloce”, “diretta”, “selvaggia” e “in gruppo”. Me lo immagino come uno che non si fa troppe domande, usa violenza diretta e crudele, e ha anche un discreto manipolo di figli di puttana che lo seguono.

Più avanti, nel gioco, segnerò sul mio foglio della Controparte il suo nome – Seifer – ma sono sincero: non ricordo di averlo mai pronunciato in gioco. Decido che il suo numero è 5, perché non voglio rischiare né di avere una storia monca con un 4, né che la storia si trascini troppo con un 6. Insomma, siccome Mattia gioca per la prima volta, non voglio mettergli troppa pressione addosso né dargli troppa corda con cui impiccarsi.

Comincio a scegliere le opzioni per l’Amante. Parto in quarta: con la descrizione che Mattia mi aveva fatto di One-eye, penso di dargli una donna, sì, ma una vera dura e spregiudicata. Comincio a scegliere “lasciva”, “consentita”, “manipolativa”…

Poi mi blocco, cancello tutto vistosamente e spiego a Mattia, che mi guarda interrogativo: «Ho cambiato idea». Scelgo “innocente”, “consentita”, “sincera” e “inetta”. Ho pensato che ci vorrebbe un’Amante che in qualche modo strida con l’aspetto austero e malinconico del protagonista. Ci vuole una vera innocente per vedere di che morte One-eye la farà morire.

In questa fase, non avevo ancora scelto il suo nome, ma quello arriverà ben presto nella storia. Sì, perché dovete sapere che avevo pensato davvero poco del Mostro e dell’Amante, in questa fase, e che, quando me ne accorgerò, non molto tempo dopo, durante la partita, correrò immediatamente ai ripari a definire al volo alcuni di questi aspetti direttamente nelle descrizioni.


Il cuore della partita

Cominciamo a giocare, seguendo pedissequamente le indicazioni del manuale.

Una cosa che faccio notare subito a Mattia è che tende a fare dei Go molto lunghi e descrittivi, e a dimenticarsi di passarmi la palla, non appena dice qualcosa di significativo che manda avanti la storia.

La mia impressione è che Mattia sia preso bene dalla storia, che sia tutto intento a descrivere la scena, e a stare nei panni e nella testa del Protagonista, a tal punto di dimenticarsi di quali sono i suoi doveri di giocatore nei confronti della storia (e delle regole del gioco).

Non importa: la cosa non dà particolari problemi, e Mattia sembra averla capita dopo un po’, ma non al punto di ricordarsi sempre di passare il Go non appena ha senso nel flusso del gioco (perché ha portato avanti la storia in maniera significativa). I miei Go, invece, sono più brevi e sul pezzo: descrivo, porto avanti la storia e – Go! – ripasso la palla a Mattia.

Una cosa bella – davvero bella! – che ho adorato di questa partita è che, nei rispettivi Go, c’era sempre molto spazio anche per l’altro per parlare, per fare cose, per fare considerazioni, per arricchire la narrazione, per dare voce alle parti del mondo che si controllavano. Insomma, ho sempre sognato di avere una partita con dei Go così “collaborativi” (come sembra auspicare anche il manuale)!

Notata che questo non significa che siamo venuti meno alla consegna che dice che, in un Go, è il giocatore “proprietario” di quel Go a dover “dire più cose” e ad avere la responsabilità di portare avanti la storia. Ci siamo sempre attenuti a quella consegna.

Per quanto riguarda gli “sconfinamenti amichevoli”, invece, ne abbiamo avuti diversi, sempre interessanti e mai fuori luogo. Insomma, c’era una certa intesa e la storia è andata liscia e fluida.


Tre aspetti interessanti

Il primo è stato che, durante l’avventura, io ho cambiato idea sul Mostro. All’inizio, lo avevo pensato come un Re dei Ladri ma poi, anche in base all’estetica che stavamo creando con Mattia durante il gioco, mi sono accorto che la mia scelta abbozzata strideva un po’ esteticamente con tutto il resto.

Avevamo questa città in rovina con degli schiavisti al servizio di questo fantomatico “Re”, ma poi Mattia ha introdotto queste formule magiche, incantesimi di controllo sui demoni, ombre animate al servizio di chissà chi, ecc.

A un certo punto – non so se ho fatto bene e non so se ho seguito le regole come avrei dovuto – ma ho deciso che il mio Re dei Ladri faceva schifo e l’ho sostituito al volo con l’idea del Re della Fossa Infernale. Fondamentalmente, ho cambiato solo la sua estetica: anziché essere un fuorilegge, come avevo originariamente pensato, ora il mio Re era una specie di re-stregone che trafficava con i demoni e con le ombre rubate alle persone.

Tutto il resto è rimasto uguale: aveva ancora il controllo dei tagliagole locali e riduceva ancora in schiavitù le persone, tra cui Amina, l’Amante della nostra storia.

Semmai, ma me ne sono accorto solo a fine partita, all’inizio il Re era molto in disparte. Ho cominciato a farlo agire tramite le sue guardie e i suoi schiavisti, non appena One-eye ha cominciato a liberare Amina e altri tre schiavi.

In quel momento, ho anche capito che la ragione per cui il Re voleva morto One-eye non era preesistente alla storia, ma affondava le sue radici in profondità in quello che il Protagonista ha fatto in gioco. Ha liberato alcuni schiavi, uccidendo delle guardie del Re, facendole scappare in modo che potessero dare l’allarme e organizzare una caccia all’uomo e, inoltre, si è fatto beffe di lui in continuazione. Ecco come mai il Re voleva morto One-eye.

Il secondo aspetto emerso è la sottotrama occulta per la quale il Re della Fossa Infernale ha fatto inseguire One-eye, Amina e gli altri schiavi liberati da delle ombre animate, che hanno ucciso uno di loro e sottratto a tutti gli altri l’ombra, grazie anche a una strana interazione con una stregoneria messa in atto da One-eye stesso.

Notate che questo dettaglio è stato introdotto da Mattia in un suo Go: non è una complicazione messa “a tradimento” da me; io mi sono limitato a prenderne atto a a usarla in seguito. Notate anche che questa è una delle ragioni principali per la quale io ho deciso di trasformare il mio Re dei Ladri in un Re della Fossa Infernale, come ho spiegato sopra.

In particolare, Mattia ha detto che sia la sua ombra che quella degli schiavi (e di Amina) sono state sottratte e che, se non le avessero recuperate prima del prossimo novilunio, aiutati dal potere della Corona Scarlatta, la loro stessa esistenza sarebbe cessata, poiché nessun essere può sopravvivere senza la sua ombra.

Il terzo aspetto interessante era l’Obiettivo del Protagonista, vale a dire recuperare la Corona Scarlatta, un antico artefatto sottratto secoli prima al suo popolo e, a causa della cui sottrazione, ora il suo popolo stava soffrendo le gravi pene di una terribile maledizione. Lo scopo di One-eye era quello di rimettere le mani sulla Corona Scarlatta e di riportarla al suo popolo per liberarlo dalla maledizione.

La scelta dell’Obiettivo mi ha colpito quasi subito, perché Mattia aveva descritto One-eye come un avanzo di galera ma, al di là della classica boria con la quale si esprimeva, tipica delle canaglie protagoniste delle storie sword and sorcery, One-eye si è dimostrato un eroe al servizio di una causa altruistica. E, inoltre, il comportamento nei confronti di Amina è stato da subito gentile e sincero, a tratti cavalleresco. Insomma, avevo la netta sensazione di trovarmi davanti a un vero duro dal cuore d’oro.


Verso il Climax

L’accumulo dei dadi è partito in  vantaggio per me: avevo tirato dei risultati molto alti e il più basso che avevo ottenuto era un 4. Quindi, non solo Mattia rischiava di perdere lo Scontro, ma anche di non avere coppie di Dadi Vincenti con cui comprare le opzioni per mitigare la sua sconfitta.

Una delle cose che ho notato è che, all’inizio, Mattia faceva un po’ fatica a entrare nell’ottica che per accumulare dadi gli occorreva intraprendere azioni verso l’Obiettivo e non verso il Mostro (sono io quello che prende dadi – nei miei Go – se faccio agire il Mostro contro il Protagonista!). Mentre non aveva alcun problema a prendere dadi per agire verso l’Amante. La cosa si è risolta mano a mano che siamo andati avanti a giocare e lui ha preso familiarità col gioco.

A un certo punto, Mattia ha anche pensato di rovesciare la mia pila di dadi ma, non appena ho tirato un 2, la cosa ha cominciato a non avere più molto senso. Mattia ha preferito sperare in un risultato fortunato con il suo prossimo dado per superare il mio totale e ha fatto bene siccome, subito dopo, gli è uscito un bel 6.

A quel punto, io avevo quattro dadi e me ne mancava uno solo per sbloccare il Climax (ricordate? il numero del Mostro era 5, ma Mattia non poteva saperlo). Quando, alla fine, lo tiro, confrontiamo i risultati e vediamo che siamo in pareggio; quindi, Mattia perde lo Scontro, ma ha la bellezza di quattro Dadi Vincenti: tutti i dadi che aveva accumulato! Può quindi comprare la bellezza di due opzioni, nonostante abbia perso lo Scontro.

Notate che, nonostante queste considerazioni matematiche, la partita è stata molto tranquilla: non c’è mai stata la corsa a vincere a tutti i costi, e i momenti nei quali gli ho spiegato un po’ di tattica dello Scontro sono stati rapidi e puntuali.

Prima di passare al Climax vero e proprio, vorrei fare una considerazione. Mi sono accorto che tutte le azioni del Protagonista verso l’Amante sono cose che in qualche modo lo compromettono verso di esso. Insomma, il Protagonista è invogliato a prendersi quei dadi, ma per farlo deve trattare bene (o male) l’Amante, oppure fargli delle promesse o, comunque, impegnarsi in qualche modo verso di lui.

Questo fa sì che nel Climax si crei davvero della tensione tematica, perché lì il Protagonista è tenuto a fare delle scelte vere, e che dipendono quasi esclusivamente da lui (a meno che proprio non abbia Dadi Vincenti da spendere per salvare un Amante finito in pericolo), sul destino dell’Amante stesso. Se morirà, se lo abbandonerà, se resterà con lui, ecc. sono tutte cose che non possiamo sapere prima della fine e, attraverso la lente di questa scelta, leggiamo in retrospettiva anche le scelte e i comportamenti del protagonista verso l’Amante.


Il Climax

Mattia ha perso lo Scontro, per cui non ottiene automaticamente l’Obiettivo: riprendersi la Corona Scarlatta che, lo scopriamo solo alla fine (anche se era presumibile da come sono andate le cose), è in possesso del Re della Fossa Infernale e, precisamente, posta proprio sul suo capo.

Il Re ha imprigionato nelle sue stanze delle torture One-eye – che ora è incatenato a una macchina da tortura – sotto al quale giace la sua ombra, che in precedenza si era staccata dal suo corpo. Ora il Re gli sta riattaccando l’ombra al corpo con dei punteruoli d’ossidiana, per far sì che One-eye torni un tutt’uno con essa, ma sotto il terribile controllo del Re della Fossa Infernale.

Durante qualche Go prima, One-eye e Amina erano braccati dalle ombre, e One-eye ha fatto scappare l’Amante, rimanendo a fronteggiare le ombre da solo. Insomma, in questo momento Amina non è in scena né, tanto meno, in pericolo immediato (qui sotto vedrete come questo dettaglio ci ingannerà).

Mattia decide di comprare con le due coppie di Dadi Vincenti le opzioni “Il Protagonista ottiene l’Obiettivo” e “Il Protagonista uccide o imprigiona definitivamente il Mostro”. Quindi “Il Protagonista viene ferito in maniera seria” ma, siccome ha ottenuto l’Obiettivo, non muore. Per quanto riguarda l’Amante, stabiliamo erroneamente (e tra poco vi dirò perché) che non è in pericolo, per cui non è necessario scegliere l’opzione “Il Protagonista salva qualcuno in pericolo, compreso l’Amante”.

Procediamo con i Go del Climax. Siccome sono stato io a sbloccarlo, al raggiungimento del mio quinto dado, il primo Go del Climax è di Mattia.

Qui noto solo ora che, ogni qualvolta il finale del gioco si raggiunge in maniera “naturale”, ossia con la Controparte che accumula tanti dadi quanto è il numero del Mostro, il Climax inizia sempre con un Go del Protagonista. Viceversa, quando il Climax si sblocca poiché il Protagonista ha deciso di buttare giù la pila dei dadi della Controparte, il Climax inizia sempre con un Go della Controparte.

Mattia parte subito come un treno: vorrebbe narrare che perde un braccio come ferita permanente. È il suo Go, ma io mi intrometto e gli dico: «Scusa ma, se ci pensi, non è più logico e in tema con quanto narrato in precedenza dire che la tua “ferita seria” è il fatto che perdi la tua ombra e che, quindi, se non la recuperi prima del prossimo novilunio, sarai spacciato?».

Mattia conviene che questa interpretazione del ferimento ha molto più senso ed è molto più intrigante, e la fa sua. Andiamo avanti con i Go e narriamo come l’essenza del Re della Fossa Infernale venga imprigionata in una scaglia del rivestimento esterno della Corona Scarlatta, ora liberata da esso e quindi tornata a manifestarsi nella sua forma e nel suo potere primordiale, e di come One-eye la raccolga in un panno e la metta via senza guardarla, in quanto non ha il diritto di toccarla, non possedendo egli il sangue reale della sua gente (dettagli introdotti sempre da Mattia nel suo Go).

One-eye lascia il palazzo del Re, ora privo di guardie a causa del decadere della sua stessa stregoneria. Lì fuori lo aspetta Amina, che corre verso di lui per abbracciarlo. La scelta finale sul destino di Amina spetta a Mattia, che sceglie “La porti via con te quando te ne vai”, mentre i due si appartano per un ultimo momento di estrema intimità.

Ora siamo quasi alla conclusione della nostra partita quando io mi accorgo, dalle parole che One-eye e Amina si sono appena scambiati, che non era vero niente: che Amina non era davvero fuori pericolo e che, durante il Climax, poteva anche avere senso scegliere l’opzione “Il Protagonista salva qualcuno in Pericolo, compreso l’Amante”.

Perché? Perché Amina è priva dell’ombra, esattamente come One-eye e come gli altri due schiavi salvatisi (il terzo era morto in precedenza, durante l’inseguimento da parte delle ombre). Quindi, nel Climax, Mattia poteva scegliere quell’opzione e narrare come One-eye riuscisse a recuperare perlomeno l’ombra della sua Amante.

Tuttavia – me ne accorgo solo ora – va anche detto che quell’opzione non sarebbe stata davvero calzante, a causa della condizione implicita nel non sceglierla: Amina non era in pericolo immediato di vita, proprio in quel momento. L’altra opzione – “Altrimenti, quella persona muore” – non avrebbe avuto senso nella storia, per una ragione molto semplice: perché era stato stabilito in precedenza che la morte per privazione dell’ombra non sarebbe potuta intervenire prima del prossimo novilunio.

Per questa ragione, penso che la procedura di gioco corretta, se Mattia avesse voluto davvero salvare l’ombra (e la vita) di Amina durante il Climax, sarebbe stata quella di scegliere con una coppia di Dadi Vincenti l’ultima opzione della lista: “Il Protagonista ottiene qualcos’altro”.


Conclusione

Qui finisce il mio actual play, che è diventato molto più lungo di quanto avrei inizialmente immaginato.

È stato per me un ottimo modo per sfruttare una bella esperienza di gioco concreto per ragionare su alcuni aspetti del gioco sui quali non mi ero finora soffermato abbastanza a lungo.

Spero possa risultare utile (e interessante) anche per voi.

TartaRosso

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Re:[S/Lay w/Me] La Corona Scarlatta
« Risposta #1 il: 2016-11-28 13:49:50 »
Grazie dell'attuale play. Mi ha fatto venire voglia di giocare il gioco.
Le altre volte che ne avevo letto degli actual play non mi aveva interessato. Troppo poco sword and sorcery, e invece troppo weird.

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Simone Lombardo

Daniele Di Rubbo

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Re:[S/Lay w/Me] La Corona Scarlatta
« Risposta #2 il: 2016-11-28 14:12:54 »
Eh, sì, da noi di sword and sorcery ce n’è stato parecchio. Mattia ha introdotto diversi elementi che mi hanno lasciato intendere che conoscesse il genere già di suo, anche se non abbiamo approfondito l’argomento.

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