“Spallato” non è un typo, ma una scelta di traduzione. Pare, infatti, che attorno a Forlì si dica “spallato”, e non “sballato”. Comunque, il senso è quello: sballato, come nel blackjack.
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Sei appena arrivato in questo ambiente vagamente circolare. Ci sono tre vie: una è quella da dove sei arrivato tu – credi di ricordarti da dove vieni, ma secondo me ti sbagli – le altre due sono davanti a te, una sulla destra e una sulla sinistra.
L’unica luce qua dentro è quella della tua torcia. Il pavimento e i muri sono fatti di cemento, che probabilmente una volta era anche intonacato come si deve. Adesso, invece, ogni volta che il fascio della tua torcia illumina le pareti, vedi solo delle strisciate verdastre o marroncine, causate dall’umidità.
Una cosa di sicuro cattura la tua attenzione: sulla parete in mezzo alle due nuove vie c’è una scura da pompiere che un tempo doveva essere rossa. Ora è solo arrugginita. La scure è incastonata nel muro e ha causato lo sbriciolarsi di un pezzo di esso, ma la cosa peggiore è che affigge su di esso, come uno squallido trofeo, la mano recisa di un essere umano. La mano è bianca, esangue; è strappata all’altezza del polso, e se ne vedono i muscoli e i tendini. Non è recisa, ma proprio strappata.
Lì sotto, e lungo il muro dalla mano in giù, vi è sangue ovunque. Non è più fresco, ma forma una crosta coagulata rosso ruggine.
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