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Actual Play, 1001 notte

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Casca:
Spero di riuscire un giorno a venire ad una Con e provarlo con qualcuno che lo conosce bene. Il gioco mi affascina tantissimo ma ho la netta sensazione che il manuale non sia sufficiente a giocare bene. Mi sono letto un po' dei link e continuo a fare difficoltà a capire come influenzare le storie degli altri, come far intervenire le invidie e i sensi, ecc...

Non che noi non l'avessimo fatto, ma era dettato più dalla creatività e dalla capacità di narrazione dei singoli giocatori che non dal gioco stesso. Lo stesso spirito competitivo si é sentito solo perché a turno ci sforzavamo di farlo venire fuori, il gioco non aiuta in questo senso.

Poi per carità, non lo conosco bene e sono più propenso a credere di averlo capito male io :-D

Mattia Bulgarelli:

Avere delle informazioni "sui sensi" serve a più cose.

Prima di tutto, ad evitare che i personaggi siano descritti in modo scialbo e superficiale.
Molte persone, per descrivere una bellissima principessa, dicono "è bellissima", così in astratto.

Ma una bellissima principessa è molto più facile da ricordare, è molto più "viva" se la descrizione è vivida: i suoi occhi brillano quando ti guarda (vista), la sua pelle profuma di incenso e spezie (olfatto), cammina così leggiadra ed elegante che non emette alcun rumore (udito)... molto più seducente, vero? ^__^


Secondo, serve anche per rendere chiare e dirette le allusioni nelle storie "di secondo livello".

Quando Kuzaimah l'astrologo vorrà parlar male della principessa, racconterà una storia in cui, per esempio, "c'era una civetta, dai grandi occhi luminosi, che sapeva volare silenziosa nella notte, tale che nessuno la poteva udire... ma, ahimé, era anche vanitosa, e si profumava fino all'eccesso con incenso e mille spezie..." (e la principessa non può offendersi, è "solo una storia"... :P ).

Simone Micucci:
Si i sensi sono un pò elementi tattici per andare a colpire i propri bersagli.
Ma quella di 1001notte non è un tattica basata sui dadi (non solo), ma è molto basata sul come si racconta, sulle domande che si pongono al narratore della storia e sul contrasto che c'è tra i cortigiani e la storia che si raccontano.
Quando ci giocai con Meg ricordo che lei dettagliava e contestualizzava molto non tanto il racconto, ma il contesto in cui i PG raccontavano.

Non ricordo molti dettagli, sono passati anni, ma ricordo che uno dei giocatori era una giovane guardia e Meg invece aveva tipo un cuoco anziano e pragmatico.

E quando fu il suo turno disse di come i loro personaggi stavano giocando ai dadi intorno a un tavolo. Disse qualcosa su quello che stavano mangiando e bevendo, e disse che la giovane guardia stava perdendo dei soldi giocando ai dadi.
A quel punto il suo cortigiano, il cuoco, ne approfittò per fare una pausa, dicendo che la giovane guardia gli ricordava qualcuno...

io non avevo mai giocato PROPRIO in quel modo.
Si c'erano i cortigiani che si raccontavano storie....ma noi raramente dicevamo quello che facevano i cortigiani. Eravamo molto attenti alla fiction nella fiction, al livello del racconto, e pochissimo attenti invece al livello superiore, a quello dei nostri VERI personaggi.

Quando la volta successiva ci giocai prestando attenzione a quello il risultato fu molto più soddisfacente. Anche perché un racconto che veniva brutto ad un narratore...diventava spunto per un racconto successivo, per sfottere quel cortigiano che non sa raccontare belle storie. Oppure per dire "si, ma io ricordo di una storia simile...forse hanno la stessa radice..."


Voi come vi siete trovati? Dettagliavate quell'aspetto o vi siete ritrovati a prestare molta attenzione al racconto dei cortigiani e poca ai cortigiani stessi?

Casca:
Grazie a Mattia e Simone, ora é già più chiaro.

Si, hai centrato il punto Simone, noi ci concentravamo troppo sulla storia nella storia e poco sulla storia vera dei cortigiani.

Non che non volessimo, ma non capivamo bene come farlo...spero la prossima partita vada meglio, anche se i giocatori sono rimasti soddisfatti.

Mi inquieta un po' il fatto che ci siano poche dritte per rendere al meglio il gioco, ma immagino che sia solo una questione di esperienza.

Per ora già il fatto di prestare più attenzione alla storia vera dei cortigiani e sfruttare di più i sensi dovrebbe far fare un salto di qualità alla giocata.

Se avete altri consigli sono tutto orecchi, il gioco é molto affascinante non vorrei fargli prendere troppa polvere!

Simone Micucci:
Ci ho giocato tre volte e mezza (una volta compleata e 2,5 mezze volte XD ), non è un gioco su cui sono prodigo di consigli. ^^

Quelle cose che ti ho detto hanno sortito due effetti: rendevano + facile contestualizzare storie e rendevano più divertente giocare (a prescindere da vincere/perdere), mi piaceva l'atmosfera da "corte del sultano". Dedicavamo un pò di tempo a scene "fuori dalle storie", per il gusto di rendere concreto l'ambiente intorno ai PG, ma eravamo consapevoli che la fase dura da fare per portare avanti il gioco erano i momenti in cui i nostri PG raccontavano storie. Ricordando quello. è il tuo PG a raccontare, è il tuo PG a far finta di essere il personaggio di un racconto, è il tuo PG che scommette sulle storie. Fai la sua voce, ridi, scandalizzati, indignati, sfotti, difendi, seduci come farebbe lui. Non trascurarlo.

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