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Gioco Concreto / Re:[Cuore di Mostro] Un bacio che sa di copertoni bruciati
« il: 2012-09-27 20:51:35 »
"Vita reale, smettila di mettermi i bastoni fra le ruote."
Detto questo, trovo il tempo di buttare giù un paio di pensieri sulla campagna appena conclusa: sì, lo ammetto senza problemi...
Phineas is an asshole!
Ma, dopo averlo esplorato nel corso di un paio di mesi, devo ammettere che mi ha sorpreso non poco in diverse occasioni, e che partendo da un concept molto molto "frusto" (ormai i vampiri sono l'equivalente discount di una scatola di fagioli da inverno nucleare...) alla fine ha avuto un suo arco narrativo abbastanza a tutto tondo.
Dico abbastanza perché, nonostante tutto, io non ho ancora capito Phineas cosa volesse dalla vita (o non-vita che dir si voglia) nello specifico.
Amore? Denaro? Gloria? .... Glitter?
Ma la scena finale è probabilmente la sintesi migliore di un intero percorso: stremato, ferito, senza alcun tipo di supporto a cui potersi appoggiare, Phineas si trova ancora una volta davanti all'ennesima hard choice, tra l'essere un bastardo a 360 gradi oppure essere... meno peggio. Non abbastanza da potersi definire una "persona" decente, ma giusto quel tanto da poter dire "Ho ancora alcune linee che sono in grado di non superare."
Forse è proprio questa l'essenza dell'adolescenza, come concetto largo: scoprire quali sono quelle linee della sabbia in grado di definirci come persone, dare un senso etico e morale alla nostra esistenza... farci capire, in fondo, a cosa teniamo veramente.
E nel fade-out della campagna, Phineas decide di non barattare la vita di qualcun altro (Lilith) per il suo comodo, ma di affrontare le conseguenze delle sue azioni: time to face the music, mi viene da dire, e proprio su questa scena (diavolo di un cervello) mi si incastra The Real Folk Blues. (Per chi non conoscesse - è possibile ma... the shame! - http://www.youtube.com/watch?v=nftxDrStny8)
E la scena prende forma, e con essa anche le motivazioni che lo spingono: forse non ha davvero mai saputo esprimerlo in modo giusto, ma in una versione distorta e perversa del concetto d'amore, Phineas è profondamente legato ad Isabelle. Probabilmente non ha un cuore da offrirle, ma può dimostrarle con le proprie azioni quello che non è mai riuscito a dire. Molto probabilmente non ci sarà un lieto fine per i due, ma mi piace tenere l'ultima immagine di questo vampiro che si avvia in solitaria verso la fine di un copione che portava a quel finale così "bleak", ma così profondamente giusto... come immolarsi nel tentativo di salvare la donna che ama. Costi quel che costi.
*Sipario*
E mi prendo giusto un paio di caratteri in più per ringraziare giocatori ed MC per avermi reso partecipe della campagna, la mia prima su G+, e per esprimere il mio giudizio personale su Monsterhearts: al pari di un'intervista discorsiva, dove non si vuole ridurre una persona a numeri, credo che questo gioco permetta di esplorare in profondità alcune domande legate al tema del "mostro" in modo più che eccellente, con la sola raccomandazione di lasciarsi davvero andare ed entrare nella pelle del proprio personaggio, cercando di trovare quelle risposte senza forzare la mano, ma lasciando che il naturale flusso degli eventi le sveli poco a poco.
"Quali sarebbero state le tue linee nella sabbia, se da adolescente fossi stato un mostro?"
P.s. La prossima volta che giocherò a Monsterhearts, giurin giurello, farò il Werewolf surfista: prima di tutto perchè fa incredibilmente anni '80, e secondariamente perché nessuno oserebbe mai dare del glitterato a una montagna di pelo e incazzatura!
Ma questa è un'altra storia, per un altro momento.
Detto questo, trovo il tempo di buttare giù un paio di pensieri sulla campagna appena conclusa: sì, lo ammetto senza problemi...
Phineas is an asshole!
Ma, dopo averlo esplorato nel corso di un paio di mesi, devo ammettere che mi ha sorpreso non poco in diverse occasioni, e che partendo da un concept molto molto "frusto" (ormai i vampiri sono l'equivalente discount di una scatola di fagioli da inverno nucleare...) alla fine ha avuto un suo arco narrativo abbastanza a tutto tondo.
Dico abbastanza perché, nonostante tutto, io non ho ancora capito Phineas cosa volesse dalla vita (o non-vita che dir si voglia) nello specifico.
Amore? Denaro? Gloria? .... Glitter?
Ma la scena finale è probabilmente la sintesi migliore di un intero percorso: stremato, ferito, senza alcun tipo di supporto a cui potersi appoggiare, Phineas si trova ancora una volta davanti all'ennesima hard choice, tra l'essere un bastardo a 360 gradi oppure essere... meno peggio. Non abbastanza da potersi definire una "persona" decente, ma giusto quel tanto da poter dire "Ho ancora alcune linee che sono in grado di non superare."
Forse è proprio questa l'essenza dell'adolescenza, come concetto largo: scoprire quali sono quelle linee della sabbia in grado di definirci come persone, dare un senso etico e morale alla nostra esistenza... farci capire, in fondo, a cosa teniamo veramente.
E nel fade-out della campagna, Phineas decide di non barattare la vita di qualcun altro (Lilith) per il suo comodo, ma di affrontare le conseguenze delle sue azioni: time to face the music, mi viene da dire, e proprio su questa scena (diavolo di un cervello) mi si incastra The Real Folk Blues. (Per chi non conoscesse - è possibile ma... the shame! - http://www.youtube.com/watch?v=nftxDrStny8)
E la scena prende forma, e con essa anche le motivazioni che lo spingono: forse non ha davvero mai saputo esprimerlo in modo giusto, ma in una versione distorta e perversa del concetto d'amore, Phineas è profondamente legato ad Isabelle. Probabilmente non ha un cuore da offrirle, ma può dimostrarle con le proprie azioni quello che non è mai riuscito a dire. Molto probabilmente non ci sarà un lieto fine per i due, ma mi piace tenere l'ultima immagine di questo vampiro che si avvia in solitaria verso la fine di un copione che portava a quel finale così "bleak", ma così profondamente giusto... come immolarsi nel tentativo di salvare la donna che ama. Costi quel che costi.
*Sipario*
E mi prendo giusto un paio di caratteri in più per ringraziare giocatori ed MC per avermi reso partecipe della campagna, la mia prima su G+, e per esprimere il mio giudizio personale su Monsterhearts: al pari di un'intervista discorsiva, dove non si vuole ridurre una persona a numeri, credo che questo gioco permetta di esplorare in profondità alcune domande legate al tema del "mostro" in modo più che eccellente, con la sola raccomandazione di lasciarsi davvero andare ed entrare nella pelle del proprio personaggio, cercando di trovare quelle risposte senza forzare la mano, ma lasciando che il naturale flusso degli eventi le sveli poco a poco.
"Quali sarebbero state le tue linee nella sabbia, se da adolescente fossi stato un mostro?"
P.s. La prossima volta che giocherò a Monsterhearts, giurin giurello, farò il Werewolf surfista: prima di tutto perchè fa incredibilmente anni '80, e secondariamente perché nessuno oserebbe mai dare del glitterato a una montagna di pelo e incazzatura!

Ma questa è un'altra storia, per un altro momento.