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Segnalazioni e News / Re:Pathfinder Dragonero a Lucca 2013.
« il: 2013-05-21 13:03:45 »
Fare paragoni con il venduto e il vendibile fuori dal contesto italiano lascia un po' il tempo che trova.
Se ci concentriamo sui precedenti (in Italia) di commistioni tra RpG e fumetti la casistica è sempre so-so, probabilmente più per una falsa idea che l'ambiti dei fumettofili e dei giocatori di ruolo siano quasi sempre perfettamente combacianti e che quindi se leggi fumetti, leggi TUTTI i fumetti e quindi sei disposto a comprare QUALSIASI gioco ricavato su di essi.
Sul successo editoriale dei precedenti
L'unico degno di nota è stato forse Dylan Dog uscito in un periodo dove in Italia il GdR era in boom, il fumetto tirava mediamente 250.000 copie al mese ed era divenuto un fenomeno pop. Ma anche questa "corazzata" si è affossata con un manciata di avventure e una vita editoriale di uno (forse due anni), mentre il supplemento su Martin Mysteree e quello di Nathan Never (basato però sul sistema Cyberpunk 2020) sono stati "flop".
Ma i tempi sono cambiati.
Anche i giochi (qualcuno sosterrà a ragione), ma nel caso in oggetto non centra molto, operazioni di questo genere non hanno nulla a che vedere con i "buoni e i cattivi giochi" (Dylan Dog, in nostro "successo" era una versione in chiave D20 del Basic system quindi nulla di particolarmente emozionante o innovativo).
Sul presente
La collaborazione tra Bonelli è Giochi Uniti non credo sia casuale, Giochi uniti è un editore di tutto rispetto anche in ambito internazionale è questo ha ricadute potenzialmente positive su tutta una serie di aspetti cruciali (dalla "confezione" del gioco come prodotto, alla sua reperibilità in negozio, alla sua appetibilità all'estero). Lato RpG poi Giochi Uniti non è altro che Stratelibri (che non credo abbia bisogno di presentazioni, e se non sapete chi è - come direbbe Moreno - ogni discussione riguardo è off topic ;-) ). Quindi la scelta di PathFinder è "obbligata" per almeno due motivi, GU/Stratelibri è l'unico editore sufficientemente robusto per sostenere un progetto del genere (almeno agli occhi della Bonelli) e in più detiene i diritti di Pathfinder - che dopo la gestione diciamo "sonnolenta" della Wyrd Edizioni - sembra aver occupato buona parte del vuoto lasciato da D&D in Italia.
Sul Design Italiano
Sì ci sono molto buone menti, ma avere buone idee non basta, concludere in modo professionale il progetto di un gioco richiede competenze che vanno oltre il mero game design e in Italia, quelli in grado di essere all'altezza di tale compito (e con esperienza sul campo) si contano sulle dita di una mano (e questo rende tutto ancora più difficile).
Il processo alle intenzioni è sempre un esercizio (ludico?) divertente, ma finisce presto. Magari possiamo immaginare un "What If" accoppiando l'editore italiano e il game designer italiano preferiti e prevedere cosa sarebbe successo "se"...
Se ci concentriamo sui precedenti (in Italia) di commistioni tra RpG e fumetti la casistica è sempre so-so, probabilmente più per una falsa idea che l'ambiti dei fumettofili e dei giocatori di ruolo siano quasi sempre perfettamente combacianti e che quindi se leggi fumetti, leggi TUTTI i fumetti e quindi sei disposto a comprare QUALSIASI gioco ricavato su di essi.
Sul successo editoriale dei precedenti
L'unico degno di nota è stato forse Dylan Dog uscito in un periodo dove in Italia il GdR era in boom, il fumetto tirava mediamente 250.000 copie al mese ed era divenuto un fenomeno pop. Ma anche questa "corazzata" si è affossata con un manciata di avventure e una vita editoriale di uno (forse due anni), mentre il supplemento su Martin Mysteree e quello di Nathan Never (basato però sul sistema Cyberpunk 2020) sono stati "flop".
Ma i tempi sono cambiati.
Anche i giochi (qualcuno sosterrà a ragione), ma nel caso in oggetto non centra molto, operazioni di questo genere non hanno nulla a che vedere con i "buoni e i cattivi giochi" (Dylan Dog, in nostro "successo" era una versione in chiave D20 del Basic system quindi nulla di particolarmente emozionante o innovativo).
Sul presente
La collaborazione tra Bonelli è Giochi Uniti non credo sia casuale, Giochi uniti è un editore di tutto rispetto anche in ambito internazionale è questo ha ricadute potenzialmente positive su tutta una serie di aspetti cruciali (dalla "confezione" del gioco come prodotto, alla sua reperibilità in negozio, alla sua appetibilità all'estero). Lato RpG poi Giochi Uniti non è altro che Stratelibri (che non credo abbia bisogno di presentazioni, e se non sapete chi è - come direbbe Moreno - ogni discussione riguardo è off topic ;-) ). Quindi la scelta di PathFinder è "obbligata" per almeno due motivi, GU/Stratelibri è l'unico editore sufficientemente robusto per sostenere un progetto del genere (almeno agli occhi della Bonelli) e in più detiene i diritti di Pathfinder - che dopo la gestione diciamo "sonnolenta" della Wyrd Edizioni - sembra aver occupato buona parte del vuoto lasciato da D&D in Italia.
Sul Design Italiano
Sì ci sono molto buone menti, ma avere buone idee non basta, concludere in modo professionale il progetto di un gioco richiede competenze che vanno oltre il mero game design e in Italia, quelli in grado di essere all'altezza di tale compito (e con esperienza sul campo) si contano sulle dita di una mano (e questo rende tutto ancora più difficile).
Il processo alle intenzioni è sempre un esercizio (ludico?) divertente, ma finisce presto. Magari possiamo immaginare un "What If" accoppiando l'editore italiano e il game designer italiano preferiti e prevedere cosa sarebbe successo "se"...