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Gioco Concreto / [AP][Montsegur 1244] Risate (troppe) a Montsegur
« il: 2010-09-29 15:34:22 »
Secondo me non e' tanto questione di scegliere un termine o l'altro, senza oltretutto eliminare il rischio di fraintendimento, ma di chiarire per bene che questo tipo di timore/paura/imbarazzo/vergogna/* e' una reazione del tutto normale e comprensibile.
E' normale e comprensibile, nella situazione di dover dare un contributo creativo, avere timori sulla sua ricezione. Penso che sia capitato a tutti, in una situazione o in un'altra. Succede spesso e volentieri anche a chi della creativita' ha fatto un mestiere, ed ha molta esperienza nella forma creativa in cui e' chiamato ad esprimersi: anche gli attori professionisti sono tesi per un provino o per la sera della prima, o gli scrittori attendono nervosamente il responso dell'editor o dei lettori (per non dire del panico da pagina bianca). Persino in quegli ambienti e' del tutto normale, e mi pare che la maggioranza dei professionisti lo ammetta senza problemi. A maggior ragione non c'e' motivo di considerarlo disonorevole per qualcuno che non abbia l'abitudine ad esporsi pubblicamente ne' tecniche espressive affinate e consolidate a propria disposizione.
Allo stesso modo e' normale e comprensibile che certi temi e certe situazioni possano a volte mettere a disagio. "Linee" e "Veli", o le safeword nel caso del larp nordico, sono proprio tecniche pensate per trattare le situazioni in cui questo disagio e' diventato, sta diventando, o addirittura si ha solo la sensazione che potrebbe diventare, troppo forte.
Inoltre un tema puo' non interessare (qui, in gioco, in questo momento) per tanti motivi, non tutti legati a paure o traumi psicologici; anche semplicemente perche' non e' serata e si ha voglia di rilassarsi. E' normale, e' comprensibile e non c'e' niente di male. In teoria basta dirlo e cambiare gioco; in pratica, purtroppo, non e' sempre cosi' semplice, specie se quando ci si accorge di non essere ben predisposti la sessione e' gia' iniziata.
Mi sembra che in fondo tutti gli equivoci generati dall'uso di "paura" e simili nel discorso di sopra derivino dal non tenere presente (da parte magari solo di chi legge) le premesse di sopra; per cui il discorso rischia di essere scambiato per "non ti e' piaciuto un gioco che a me invece piace moltissimo? E' perche' sei un CODARDO, gne' gne' gne'. " o, se fatto in altre sedi, per "E' perche' e' LA PRIMA VOLTA che vedete IL CIELO, e a voi PARPUZIENTI la LIBERTA' fa PAURA!!! MWAHAHAHAHAHAHAHA!!!" quando invece, chiaramente, non e' ne' l'una ne' l'altra cosa.
Al merito del discorso, invece, aggiungerei che secondo me la risata continua in un gioco serio deriva si' in generale da un sostanziale rifiuto del gioco proposto al tavolo, ma non e' necessariamente rivolta a sciogliere il tipo di ansie - normalissimo - di cui sopra. Semplicemente non si e' coinvolti e si cerca di salvarsi dalla noia driftando tutto in cazzeggio, atto che per qualche strana ragione sentiamo piu' socialmente accettabile che dire "scusate, ma mi sto rompendo i coglioni" e lasciare la stanza.
E, per quanto a me Montsegur piaccia e non faccia ridere, non mi sembra nemmeno giusto escludere a priori che qualcuno possa aver trovato ridicolo qualche dettaglio, e non averlo usato come scusa per coprire un qualche disagio del quale, ripeto, non ci si deve vergognare. (*)
Esempio pratico: a me il WoD fa cagare, proprio come ambientazione. Anche altre persone che hanno un giudizio meno radicale del mio trovano particolarmente ridicolo che ci sia una famiglia di Vampiri che di cognome fa Giovanni, e' guidata da un certo Giovanni Giovanni e ha come sede principale un grattacielo nero invisibile a Venezia. E questo fa ridere perche' e' un concentrato di kitsch pazzesco, non certo per esorcizzare le paure dei profondissimi temi implicati dal vertiginoso concetto di un gruppo di vampiri necromanti italiani che vive in un grattacielo fantasma. O da quello di un nome uguale al cognome.
Certo, non vado a fare battute nelle partite di chi non ci trova niente da ridere: evito semplicemente di giocarci, dato che so che mi fa cagare. Pero', se penso alla possibilita' di trovarmi dettagli del genere mio malgrado (in certe con e' successo), o di scoprirlo comprando il supplemento... Ah, l'orrore... l'orrore...
(*) E, conoscendo Andrea, se veramente i dettagli che lo fanno ridere sono una inconscia foglia di fico, mi sembra piu' probabile che sia per un'idiosincrasia alle tecniche tipiche del tabletop che non ai temi o ai contenuti personali.
E' normale e comprensibile, nella situazione di dover dare un contributo creativo, avere timori sulla sua ricezione. Penso che sia capitato a tutti, in una situazione o in un'altra. Succede spesso e volentieri anche a chi della creativita' ha fatto un mestiere, ed ha molta esperienza nella forma creativa in cui e' chiamato ad esprimersi: anche gli attori professionisti sono tesi per un provino o per la sera della prima, o gli scrittori attendono nervosamente il responso dell'editor o dei lettori (per non dire del panico da pagina bianca). Persino in quegli ambienti e' del tutto normale, e mi pare che la maggioranza dei professionisti lo ammetta senza problemi. A maggior ragione non c'e' motivo di considerarlo disonorevole per qualcuno che non abbia l'abitudine ad esporsi pubblicamente ne' tecniche espressive affinate e consolidate a propria disposizione.
Allo stesso modo e' normale e comprensibile che certi temi e certe situazioni possano a volte mettere a disagio. "Linee" e "Veli", o le safeword nel caso del larp nordico, sono proprio tecniche pensate per trattare le situazioni in cui questo disagio e' diventato, sta diventando, o addirittura si ha solo la sensazione che potrebbe diventare, troppo forte.
Inoltre un tema puo' non interessare (qui, in gioco, in questo momento) per tanti motivi, non tutti legati a paure o traumi psicologici; anche semplicemente perche' non e' serata e si ha voglia di rilassarsi. E' normale, e' comprensibile e non c'e' niente di male. In teoria basta dirlo e cambiare gioco; in pratica, purtroppo, non e' sempre cosi' semplice, specie se quando ci si accorge di non essere ben predisposti la sessione e' gia' iniziata.
Mi sembra che in fondo tutti gli equivoci generati dall'uso di "paura" e simili nel discorso di sopra derivino dal non tenere presente (da parte magari solo di chi legge) le premesse di sopra; per cui il discorso rischia di essere scambiato per "non ti e' piaciuto un gioco che a me invece piace moltissimo? E' perche' sei un CODARDO, gne' gne' gne'. " o, se fatto in altre sedi, per "E' perche' e' LA PRIMA VOLTA che vedete IL CIELO, e a voi PARPUZIENTI la LIBERTA' fa PAURA!!! MWAHAHAHAHAHAHAHA!!!" quando invece, chiaramente, non e' ne' l'una ne' l'altra cosa.
Al merito del discorso, invece, aggiungerei che secondo me la risata continua in un gioco serio deriva si' in generale da un sostanziale rifiuto del gioco proposto al tavolo, ma non e' necessariamente rivolta a sciogliere il tipo di ansie - normalissimo - di cui sopra. Semplicemente non si e' coinvolti e si cerca di salvarsi dalla noia driftando tutto in cazzeggio, atto che per qualche strana ragione sentiamo piu' socialmente accettabile che dire "scusate, ma mi sto rompendo i coglioni" e lasciare la stanza.
E, per quanto a me Montsegur piaccia e non faccia ridere, non mi sembra nemmeno giusto escludere a priori che qualcuno possa aver trovato ridicolo qualche dettaglio, e non averlo usato come scusa per coprire un qualche disagio del quale, ripeto, non ci si deve vergognare. (*)
Esempio pratico: a me il WoD fa cagare, proprio come ambientazione. Anche altre persone che hanno un giudizio meno radicale del mio trovano particolarmente ridicolo che ci sia una famiglia di Vampiri che di cognome fa Giovanni, e' guidata da un certo Giovanni Giovanni e ha come sede principale un grattacielo nero invisibile a Venezia. E questo fa ridere perche' e' un concentrato di kitsch pazzesco, non certo per esorcizzare le paure dei profondissimi temi implicati dal vertiginoso concetto di un gruppo di vampiri necromanti italiani che vive in un grattacielo fantasma. O da quello di un nome uguale al cognome.
Certo, non vado a fare battute nelle partite di chi non ci trova niente da ridere: evito semplicemente di giocarci, dato che so che mi fa cagare. Pero', se penso alla possibilita' di trovarmi dettagli del genere mio malgrado (in certe con e' successo), o di scoprirlo comprando il supplemento... Ah, l'orrore... l'orrore...
(*) E, conoscendo Andrea, se veramente i dettagli che lo fanno ridere sono una inconscia foglia di fico, mi sembra piu' probabile che sia per un'idiosincrasia alle tecniche tipiche del tabletop che non ai temi o ai contenuti personali.