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« il: 2011-06-04 14:29:50 »
Scusate il ritardo, ma sono stato molto indaffarato in questi giorni.
Dunque, Aetius e Moreno sostengono che l'importante è immedesimarsi nel personaggio, e su questo io sono d'accordissimo. Infatti, è quello che faccio sempre, nel limite del possibile (ultimamente ho avuto occasione di giocare a D&D con un gruppo di giocatori che lasciano poco spazio all'interpretazione, ad esempio).
Temo di essermi espresso male quando ho detto di "giocare per la storia", ma quel che intendo è che in trollbabe non c'è solo il volere del personaggio, ma anche quello del giocatore! Infatti non è il personaggio a scegliere come fallire i conflitti, bensì il giocatore. Se fosse la volontà del personaggio a scegliere in questo senso, ovviamente sceglierebbe sempre la soluzione più comoda. Quando Gabrielle è stata assalita dal troll alle spalle, e ha perso il conflitto, non era necessario che questi riuscisse a bloccarla, come mi ha fatto notare Spiegel. Ma a me personalmente questa soluzione piaceva. Ho scelto io, non lei.
Riguardo al non ritirare mai sui conflitti, io ritengo che Gabrielle non si sia ancora trovata in nessuna situazione in cui, per lei, valeva la pena di rischiare. E quanto al conflitto magico quando tento di guarire il troll, quello lo ha chiamato il master, non io: Gabrielle non aveva idea che usare l'incantesimo di guarigione fosse una cosa rischiosa (e qua magari sto violando l'ambientazione, ma - scusate - il post sulla magia senza conflitto l'ho abbandonato quando avete cominciato a scrivere in inglese, quindi non so se la magia comporti sempre un grado di rischio oppure no, proprio a livello di ambientazione).
Per concludere vorrei precisare che la mia trollbabe potrebbe anche non essere una scalmanata perturbatrice, ma magari avere anche una certa dose di riflessività. Lo so che personaggi senza tratti caratteristici esasperati sono più difficili di rendere, ma considerate che per il momento sono state scritte proprio due righe di storia in croce.