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Gente Che Gioca => Gioco Concreto => Topic aperto da: Simone Micucci - 2010-11-07 21:20:58

Titolo: Character Advocacy e Personaggi Viscerali
Inserito da: Simone Micucci - 2010-11-07 21:20:58
Un paio di scambi tra pabu e Khana mi hanno riportato alla mente una mia esperienza sulla Character Advocacy e quindi vi ci rompo le scatole.
Se vi va di leggere buona condivisione! ^_^

Citazione
[cite]Autore: Pabu[/cite]l'esperienza del creare una storia sia tale, c'è quello di fare prendere le decisioni al personaggio, non al giocatore, anche se sono la stessa persona. E questo è il grande punto in comune con l'Improvvisazione Teatrale, punto in comune che - con le dovute proporzioni - causa gli stessi problemi a tutte e due le forme d'intrattenimento ed è quello che ho definito dell'autenticità/advocacy.


All'inizio volevo postare qui (http://www.gentechegioca.it/vanilla/comments.php?DiscussionID=3472&page=1#Item_26), non sapendo bene fosse IT o OT. Poi ho pensato (grazie a triex, che mi fa da grillo parlante) che questa mia esperienza meritasse un thread a parte.

Facevo da Master e mi sono trovato a gestire tre volte, con tre gruppi diversi, la stessa città. Non era una città plasmata sui personaggi, ma una delle mie prime città e aveva i suoi piccoli difetti. Ma era una città a cui volevo bene.
I png principali di questa piccola tragedia erano Cornelius, un ragazzo con un pessimo padre dal quale aveva ereditato la violenza; Nathaniel, un ragazzo spocchioso e secondogenito della più ricca famiglia del ramo; Clea, giovane innamorata di Cornelius (che con lei violento non è), ma costretta dal padre a non vederlo e a sposare Nathaniel; il padre di Clea, che ha picchiato Cornelius per cacciarlo definitivamente, ed è stato ucciso da lui in preda ad una "crisi mistica" (nessuno era al corrente; quando i PG arrivano solo Cornelius sa cosa sia successo, il corpo non è ancora stato trovato).

La prima volta che fu giocata i Cani parlarono presto con Cornelius. Io Cornelius lo conosco (diavolo, l'ho creato io). Lui non nasconde il suo omicidio con loro. Lui SA di essere nel giusto. Sa che è stato il padre della vita a imporgli di uccidere l'ostacolo alla felicità sua e di Clea. Quei primi Cani non riusciranno ad affrontare la schiettezza di Cornelius. E lo troveranno ragionevole. E arriveranno a difenderlo, a coprire il suo delitto, incolpando alcuni animali selvatici (il corpo non sarà mai fatto vedere. Loro hanno pensato alla sepoltura). E Cornelius e Clea si ameranno, anche se lei aspettava un figlio da Nathaniel. Tutti felici e contenti, anche se Nathaniel e la sua famiglia hanno dovuto ingoiare un pò di polvere.

La seconda volta andò in modo più o meno simile, non ricordo i dettagli.

La terza volta no. La terza volta le cose andarono in maniera diversa. Cornelius e Nathaniel si trovarono,  grazie ad alcune azioni dei Cani, in uno strano faccia a faccia. E Cornelius ammazzò quasi Nathaniel. E fu un Cane, con un rilancio strano "Non vorrai sembrare un assassino agli occhi di Clea?"a bloccarlo.
Quel rilanciò mi colpì come un pugno alla bocca dello stomaco. Non l'avevo mai vista in quel modo. Pensai a Cornelius. No. Decisamente lui non voleva che Clea lo vedesse come un assassino. Eppure così lo avevo disegnato. Era violento. Era violento per ovvi motivi, perché era stato cresciuto male, perché era stato ostracizzato fin da bambino. Non lo era con lei perché lei gli voleva bene. E sicuramente non avrebbe voluto che lei lo vedesse come un assassino. Non ci ho ragionato così tanto, buttare giù le cinque righe di questo rilancio è molto più lungo. Era qualcosa legato al mio ventre. Quella piccola parte di me che è simile a Cornelius sapeva esattamente come lui la pensava.
La città prosegue, e alla fine i giocatori, i Cani, decidono che non possono non dire la verità a Clea. E lei fugge, e quando viene fermata urla tutto il suo odio addosso a Cornelius. Anche quello mi venne spontaneo. Non ci ho ragionato, per un istante mi sono sentito come lei. Quella piccola parte di me che era come Clea si sentiva tradita dal mondo, aveva creduto che lui fosse speciale, e invece suo padre aveva ragione. E cosa ha fatto? Non ci ho ragionato. Clea era un'adolescente, carica delle emozioni che un adolescente esasperato può avere, ma senza la forza di sfogarle. Si è limitata a piangere, a gridare, a urlargli il suo odio e il suo ribrezzo, a cercare di fuggire di nuovo, anche se un adulto la teneva per calmarla. Col tempo probabilmente avrebbe potuto accettarlo, non lo so. So solo che in quei trenta secondi io sentivo, anche se in minima parte, le sensazioni di lei. E non erano piacevoli.

E Cornelius si è trovato da solo al mondo. Si, sentivo anche lui. È stato strano shiftare rapidamente tra i due personaggi. Dopo il passaggio da Clea a Cornelius lui lo sentivo più distante, meno viscerale. Ma lo sentivo. Sentivo quanto ero shockato. Quanto era orrendo trovarsi da solo, con l'unica persona alla quale tieni che ti urla il suo odio.
Ora non so perché lo feci suicidare. Si puntò la pistola alla testa e bum. Quella decisione fu la meno viscerale, ma il senso di shock che lui deve aver provato l'ho sentito. Lo hanno sentito anche i giocatori.

Non so se questa sia Advocacy. Francamente non mi ritrovo bene con il termine. Credo di essere stato in grado di sentire quei personaggi perché c'era una piccola parte di me in loro.
Al contrario non provavo empatia per Nathaniel e la sua famiglia, anche quando li interpretavo le loro decisioni venivano dalla mia testa. Ma per Cornelius e Clea sentivo qualcosa, le loro decisioni non le ragionavo, mi venivano direttamente dal ventre, come uno sfogo che non riuscivo a trattenere.

In seguito proposi questa città per la quarta volta ad un quarto gruppo. Mi resi conto che stavo forzando le cose verso quella stessa situazione che settimane prima mi diede tante emozioni. I giocatori si divertirono, ma per me fu una brutta esperienza, come se avessi abusato di qualcosa. Da allora chiusi la città nel cassetto senza più tirarla fuori.