Scena 12 - EpilogoNon lo vedevo più. Com’era possibile? Scomparso in così poco tempo...?
Dopo la distruzione del demone, il silenzio era calato sul villaggio, lunghi minuti di confusa sospensione, il respiro prima del salto.
Yato scomparve alla mia vista ben prima di raggiungermi, gli alberi del bosco celavano il sentiero. Stavo per rompere quel momento di stasi e correre da lui, quando un boato di gioia eruppe improvvisamente dalle gole di tutti gli abitanti: liberi, liberi dalla paura per la prima volta in mille anni, liberi di immaginare un futuro sereno senza l’ombra di una minaccia spaventosa a oscurarlo, liberi di non temere più l’inverno come qualcosa di terrificante e spaventoso.
Yato ci aveva donato la libertà, e tutti l’avevano compreso. Non dubitavo che avrebbero anche accettato la sua ascendenza come un dono degli Dei, una risposta alle preghiere di generazioni di antenati… e forse era davvero così.
Di certo lui era la risposta a tutte le mie preghiere, a tutti i miei sogni e a tutte le mie speranze.
Venni quasi travolta dalle persone festanti, tutti si abbracciavano e molti erano i volti segnati dalle lacrime per la felicità e il sollievo. In molti si prostrarono ai piedi della nonna, ringraziandola per tutto quello che aveva fatto per loro; alcuni lo fecero anche con me e fu difficile convincerli che in realtà io non avevo fatto niente, che il merito della nostra salvezza andava all’eroe che ci aveva salvati tutti a rischio della vita.
La nonna mi abbracciò stretta, anche lei commossa, per un lungo momento; poi mi prese il viso tra le mani sorridendo, “Il segno più importante della mia vita, sei sempre stata tu Kagura. Ti voglio bene e la mia felicità più grande sta nel sapere che potrai avere il futuro che desideri”, tacque alcuni istanti accarezzandomi le guance, “Saresti stata una magnifica sacerdotessa esattamente come sarai qualsiasi cosa tu voglia essere, mi permetto di suggerire moglie e madre”. Arrossii tra le lacrime che avevano preso a scorrere e lei rise di cuore, “Si può sapere cosa ci fai ancora qui? Hai ben altro da fare che stare qui a piangere con la tua vecchia nonna”. La abbracciai stretta, ripetendole più volte quanto le volessi bene e quanto le fossi grata per tutto, finché il cuore non si volse al mio più grande desiderio.
Verrai?Yato non sarebbe tornato al villaggio. Festeggiamenti, ringraziamenti e congratulazioni avrebbero dovuto attendere. Lui mi stava aspettando altrove.
Corsi come non avevo mai corso in vita mia. Distrattamente mi resi conto che avevo ancora Tessaiga tra le mani, ma non vi rivolsi più di un fugace pensiero. Il mio cuore e il mio spirito anelavano una cosa soltanto: ritrovare Yato, la sua mancanza improvvisamente intollerabile, la sua voce irrinunciabile e il suo abbraccio…
Corsi nella neve di nuovo soffice sotto i calzari, come se il sottobosco non fosse mai stato tanto rado, nessun cespuglio o ramo parve ostacolare i miei passi.
La polla tuttavia non mi era mai sembrata tanto distante, tanto che iniziai a temere di non arrivare mai. Era una paura irrazionale, qualcosa che sapevo essere sciocco, ma…
La temperatura iniziò a farsi più mite nell’aria e la neve più bassa a terra. Il profumo dei vapori balsamici accese il bosco come se Sesshoumaru non l’avesse mai minacciato.
Solo una macchia di cespugli, solo alcuni tronchi, poi l’avrei vista. Sarebbe stato lì, doveva essere lì, era lì che mi avrebbe aspettata. Rallentai la corsa fino a fermarmi.
E se avessi indugiato troppo, se fossi arrivata troppo tardi o…
Scossi la testa per scacciare quei timori infondati. Non avevano alcun senso, io sapevo che Yato era là, lo sentivo nel cuore e nel calore che sentivo nell’anima.
Mi sorrise illuminando il mondo intorno a noi. I tratti demoniaci stavano recedendo lentamente, come se l’aver utilizzato tutto quel potere l’avesse stancato al punto da rallentare il cambiamento.
Immerso nell’acqua della polla fino al petto, sembrava più provato di quanto volesse lasciarmi intendere, ma anche immensamente sollevato: forse anche lui, come me, sentiva come se una tenda si fosse appena sollevata su un futuro che stava a un passo di distanza, una felicità che sarebbe stata nostra soltanto da immaginare…
Notai appena i suoi abiti ripiegati su una roccia poco distante, se mi fossi curata di altro a parte il desiderio di correre da lui, mi avrebbe sorpresa la mia assoluta mancanza d’imbarazzo per l’intimità della situazione. Ma non aveva importanza, in effetti, perché così volevo fosse la mia vita, se anche Yato l’avesse desiderato.
Il suo sguardo non mi lasciò un istante, mentre un passo dopo l’altro mi avvicinavo al piccolo specchio d’acqua circondato dal vapore; bruciava e mi resi conto che il mio doveva essere lo stesso.
Quasi mi girava la testa… si poteva morire di felicità?
L’intensità dei miei desideri mi tolse il fiato, e l’origine di ognuno di essi continuava a guardarmi sorridendo a pochi passi da me. Non sapevo cosa dire, sapevo soltanto che era profondamente sbagliato per noi essere così distanti, che il mio posto non poteva essere che accanto a lui.
Un piccolo tonfo attutito dalla neve. Tessaiga mi era scivolata dalle mani.
La katana sacra aveva definito la mia vita fino a quel momento, il mio compito era custodirla, conservarla, non… non avrei dovuto lasciarla cadere, ma…
“Kagura, vieni qui”.
Quello era il mio passato, Tessaiga e quello che significava stavano alle mie spalle.
Corsi verso il mio futuro con il cuore talmente gonfio di gioia che temevo sarebbe finito per scoppiare.
L’acqua era calda e perfetta, ma quando Yato mi cinse con le braccia e le sue labbra ritrovarono le mie, qualsiasi concetto di perfezione dovette essere ridefinito.
“Grazie”, baciò le lacrime che non ero riuscita a trattenere, e la dolcezza di quel gesto ne strappò altre ai miei occhi, “Grazie a te… sei tornato..!”. Sorrise accarezzandomi i capelli, “Ne dubitavi?”, scossi la testa e lui mi baciò di nuovo, “Ti amo Kagura, è solo qui che voglio stare, solo con te. Se lo vuoi anche tu”.
Alzai le mani ad accarezzargli il viso, non avrei provato nemmeno a trattenere le lacrime, “Ti amo anch’io… Dei… ti amo infinitamente e non voglio esistere lontana da te”.
Smise di stringermi soltanto per slacciare l’obi e quando le sue mani trovarono la mia pelle cessai di pensare. L’eterna perfezione dell’amore stava intorno a noi, in noi.
Tutti i miei pensieri erano suoi.
Tutti i miei respiri. Ognuno dei battiti del mio cuore. Sua in ogni parte del mio essere. Per sempre.
Fine.
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