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Generale / Re:Ennupli! Da: [Call for Papers] GDR - Gioco Da Ragazze
« il: 2011-12-07 17:42:17 »
Siete proprio dei maschiacci!
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Non potrai farlo per la stessa ragione per cui io non potrò mai ragionare come una donna e Simone non potrà mai ragionare come un terrestre: non lo siamo.
Il problema invece è un altro e lo sottolinei proprio tu Giulia: è una cosa molto personale.
Forse ci sono persone con le quali non ti senti ancora pronta a condividere qualcosa di così personale come la tua idea di uomo. Ti assicuro che le troverai, io qualcuna già la vedo. Quel modo di giocare, in cui si da qualcosa di tanto profondo dentro di noi (e si riceve allo stesso modo dagli altri qualcosa di loro, di intimo e personale) è credo uno dei momenti più alti e puri del GdR. È una cosa che non può emergere semplicemente volendolo, ci vuole l'ambiente giusto e il gioco giusto.
Avresti mai pensato che avrebbe difeso un ingrato come Biascica a rischio della sua stessa vita? O quando le ho dato un'opportunità ma a un costo (puoi salvare Biascica ora, ma perderesti il machete!) avresti mai detto che avrebbe lasciato masticare un pò il poveraccio pur di non rimetterci la lama? Sono piccoli aspetti che emergono del tuo personaggio man mano che giochi.
Quindi, in realtà, ... sei troppo brava a giocare un uomo e non "incapace" come dici tu ^^
Il GdR si basa sulla riproposta di "ideali", qualsiasi accezione questa parola può assumere.
Prova a giocare con persone di cui ti fidi e con le quali non ti senti imbarazzata.
Giulia devi sapere che fuori dalle Marche la gente non sa cosa siano le Marche. Su al nord sono convinti che io sto in riva al mare per il semplice fatto che le Marche hanno la riviera adriatica. È abbastanza dura spiegargli che il mare ce l'ho come minimo a 80 km di distanza e che in realtà sono un montanaro mangiacinghiali. ^^
Detto questo, visto che almeno qui sanno che il mio accento è marchigiano non stiamo a sottilizzare anche sulla posizione geografica nelle Marche, che altrimenti riaccendiamo antiche faide con Camerino e con Cerreto.
E poi lo dici tu che tra i monti c'è gente strana? A Jesi c'è una percentuale di follia ambulante da far paura!
Uscendo un momento dall'esempio quando si parla di "giocare un uomo" (o una donna) un conto è voler giocare un personaggio che rispetti determinati cliché, cliché che, tra l'altro, è spesso difficile individuare, dato che ciascuno di noi ha in mente un'idea diversa di cosa significhi "essere maschi" e, prima o poi, qualcuno che ti rimproveri perché hai violato quella visione (hai, cioè, giocato male) lo trovi, tutto un'altro conto voler giocare per mostrarci cosa intendi tu per "maschio" e come vedi tu il "sesso forte".
Spiegel, il prossimo gioco che le fai giocare è Kagematsu, ok? E le tocca stare sotto...
Nell'esempio di MdA un cecchino stava sparando a Jesus e la sua banda (Jesus è l'operatore con il quale Lince, l'arsenale di Giulia, è in squadra). Jesus cerca riparo. Lince sfonda la facciata del palazzo dove era nascosto il cecchino con un colpo di RPG.
Io giocando l'MC seguo le regole: sono un fan dei personaggi e cerco di creare delle occasioni per dare ai giocatori la possibilità di farli risaltare così come loro me li hanno presentati.
E Giulia cosa mi ha presentato? Mi ha presentato Lince, una persona estremamente sicura di se, forte, determinata, armata pesantemente, per niente spaventata dal dolore né tantomeno dalle situazioni difficili. Il fatto che sia una donna è un dettaglio attualmente trascurabile. Non vedo perché dovrei giocare su un concetto che Giulia non mi ha fatto vedere. Sarebbe una prevaricazione!
Invece in Trollbabe. Bè in Trollbabe è stato diverso. Il capovillaggio voleva che sua figlia sposasse l'uomo deciso da lui, anziché il matto del villaggio del quale si era invaghita. E questo mostro con le corna si mette in mezzo. E mentre la Trollbabe di Giulia lo teneva teneva sollevato dal suolo lui le ha detto pieno di odio "che c'entri tu nei nostri affari, femmina?" (o forse ho detto mostro? Non so. Però femmina l'ho pensato di sicuro! XD )
Non sono stato troppo a pensarci li per li ma il fatto che il capovillaggio, quello specifico personaggio in quella specifica situazione, abbia deciso di sfidare a quel modo una Trollbabe, usando quelle specifiche parole, dice qualcosa su quel personaggio. Forse che è convinto che le donne siano solo merce di scambio per suggellare accordi tra gli uomini (e magari ne è convinto ad un livello talmente profondo che non si pone nemmeno la domanda e probabilmente se interrogato non saprebbe nemmeno esprimerlo come concetto, visto oltretutto che è un montanaro buzzurro!)
sei una specie di orsetto del cuore con l'accento adriatico *_*
Per essere puccioso ci vogliono delle donne disposte a farti i complimenti per quanto sei puccioso. Per il momento l'aggettivo più simile ad un complimento è stato "strano". E me lo hanno detto in tre donne diverse, senza consultarsi.
Machete credo che sia Trollbabe, ma non ne sono convinto.
Io, da uomo, posso giocare personaggi femminili che in realtà sono soltanto maschi "travestiti" (e l'ho fatto), oppure posso, con l'aiuto delle mie compagne di gioco, cercare di capire e comprendere meglio l'altro sesso attraverso il gioco.
Quello che è sicuro è che i tavoli con entrambi i sessi sono spesso i più interessanti: il gdr è un dialogo, un dialogo tra i partecipanti. Sprecare la splendida occasione di dialogare profondamente con una donna, è una delle cose più stupide che un uomo possa fare (e viceversa).
Assolutamente.
L'unica cosa da dire è che parecchi "medievi fantasy" sono molto emancipati dal punto di vista della parità dei sessi (magari in presenza di altre discriminazioni, comunque). Il che magari non ha senso, ma questo al momento non ci interessa*.
Comunque secondo me un minimo di... come posso dire... di accettazione da parte del PG del ruolo sociale che gli è stato imposto è necessaria. Non di rassegnazione, ci mancherebbe. Ma se stai facendo una Ukar in FSuns (versione veloce: sono considerati più o meno come gli ebrei nel medioevo da parte dei più bigotti. Ma IN SPACE!) non credo sia molto "bello" renderla come una emancipata da ventunesimo secolo. Come se s'aspettasse di venir trattata alla pari.