Per prepararmi "spiritualmente" (mantengo un mood zen per alleggerire) al gioco indie ed affrontare una prima sessione con il giusto approccio mi rivolgo ai maestri (tutti rigorosamente paritetici) affinché seguano il mio cammino e mi diano una mano quando cado in errore o mi mancano gli strumenti per sciogliere un dubbio.
Un vecchio adagio dice che quando un bicchiere è pieno l'unico modo per farci entrare ancora qualcosa è togliere quello che c'è già dentro, perciò bisogna disimparare prima le cose vecchie per fare spazio a quelle nuove. Questo concetto l'ho letto in molti documenti teorici sull'approccio al gioco indie (lo definisco così solo per comodità) ma dal momento che non si può semplicemente dimenticare, procederò attraverso uno "
stream of consciousness" mettendo in discussione quanto già so, in un cammino verso l'illuminazione e l'eliminazione del pregiudizio.
I Pregiudiziritengo di non averne ma devo presumere che non sia così per sovvertire l'approccio e poi confutarmi. Dunque si, lo ammetto, ho dei pregiudizi verso questo tipo di gioco. Li ho perché è possibile che li abbia sviluppati senza rendermene conto, come frutto di anni di gioco tradizionale, esposizione prolungata al pensiero di massa o banale associazione di idee. Esamino le possibili motivazioni e trovo i pregiudizi, miei avversari un questo kung-fu autogeno:
Ho sempre fatto il master e questi giochi ne squalificano il ruolo.
Si facevo il master ma lo facevo per un semplice motivo: ero l'unico che si leggeva i manuali e predisponeva il gioco. Avrei preferito fare il giocatore ma piuttosto che rovinarmi le sessioni con un master poco carismatico o poco coerente, lo facevo io (si è presunzione, diciamo che ho una "sospensione d'incredulità" esigente). Dunque non ho questo timore,
Pregiudizio eliminato.
Se fossero validi come dicono avrebbero preso piede nel mercato mainstream dei gdr.
Non credo a chi dice che sia "voluto", volere l'insuccesso è ridicolo e gli autori sono persone intelligenti. Non c'è bisogno di essere degli analisti di mercato per sapere che non è la cosa migliore quella che viene venduta di più. In Italia poi, gli editori vanno sul "play it safe" ed investono (bella parola) solo su cose sicure, ovvero quello che già vende, specialmente se declinato in millemila supplementi. Dunque non credo che non abbiano successo commerciale perché non sono validi, al limite non sono remunerativi, ma io voglio divertirmi non farci i soldi. P
regiudizio eliminato.
In realtà non sono giochi di ruolo veri ma semplici downsize adattati per chi non è riuscito a mettere su un gruppo decente.
Ammetto che questo è stato veramente un mio pensiero iniziale "sono giochi adatti a chi non ha un gruppo consolidato e ha dovuto trovare una formula di convivenza per continuare a giocare", riducendo il fattore di rischio perché distribuito tra i giocatori (un po' quello che succede con l'RCA... ma se master e giocatori sono in sintonia, non c'è bisogno di approcci diversi. Addirittura pensavo che i giocatori preferissero in realtà i giochi tradizionali ma non potendoci giocare decentemente, avevano ripiegato su quelli indie.
>>su questo punto invoco l'aiuto di un saggio: perché lo si può ritenere un pregiudizio?Gli appassionati di giochi indie fanno proselitismo ed io ho paura mi vogliano vendere un aspirapolvere
All'inizio ero diffidente perché vede una certa foga nella difesa delle idee forgiste che mi sembrava travalicare i limiti di quello che dovrebbe essere solo un hobby. Poi mi sono guardato intorno e ho vistoil deserto. Il deserto c'è quando un appassionato non ci mette più passione, difende lo status quo, si arrocca passivamente con gli amici dell'asilo senza preoccuparsi di quello che succede intorno. L'audience invecchia e la scena impoverisce. Ho visto invece giovani editori indie darsi da fare, tradurre titoli stranieri, autopubblicare, fare conventions. Non può essere una cosa negativa, è molto meglio un giocatore indie che vuole convincermi della bontà delle sue idee che un giocatore tradizionale che le idee non ce l'ha.
Pregiudizio eliminato.
Gioco ai gdr per dare sfogo alla creatività, provare emozioni e sperimentare un leggero effetto catartico, i giochi indie non garantiscono lo stesso effetto dei giochi tradizionali.
Questo perché se partecipo alla gestione del retroscena, perdo parte della scoperta. Inoltre devo interrompere la sospensione d'incredulità per mettermi il cappello di antagonista/master/narratore. Insomma, diminuisce l'effetto emozionale che si ottiene durante l'immedesimazione. Sospetto che alcuni giocatori tradizionali preferiscano l'approccio passivo (di gioco, non in genere) perché la passività amplifica questo effetto (come davanti alla tv o con un libro): se mi trovo ad affrontare un mondo sul quale non ho nessuno tipo di controllo (perché gestito dal master onnipotente) ed a sopravvivere, ed a progredire per giunta, mi sembra che il risultato sia più vicino alla realtà di quanto non accadrebbe in un mondo che ho contribuito a creare a livello superiore (lo chiamerei "effetto videogame"). L'approccio passivo non è dunque fine a se stesso, causato da timidezza emotiva, non vuol dire rifiuto di "mettersi in gioco" quanto invece volontà di "sfruttare" il gioco diversamente.
>>su questo punto invoco l'aiuto di un saggio: dov'è l'errore in questo assunto?I GDR indie sono GDR? Hanno ambientazioni meno particolareggiate e più leggere, sembra che siano più importanti le meccaniche e il time-to-play del resto, come nei boardgame
Perché non c'è una versione indie del Signore degli Anelli, Cyberpunk o D&D? Problema di copyright? C'è un gdr indie che ha un'ambientazione originale e complessa tanto che sia necessario da doverla studiare, apprezzare ed assimilare? C'è un gdr indie fatto per essere letto e guardato oltre che giocato (pare, ma non è un dettaglio)? C'è un gioco indie dalle regole ricche, minuziose e complicate? Ok ok fermi, sono domande retoriche, anche non se esistessero non è detto che non possano esistere, anzi noto negli ultimi anni una tendenza alla "complicazione" (in senso positivo) ed all'arricchimento grafico dei giochi indie, probabilmente prima era necessario penetrare nel mercato con cose semplici.
Pregiudizio eliminato.I giochi indie ridimensionano l'effetto competitivo, che rimane invece abbastanza marcato nei giochi tradizionali
Siamo sinceri, i gdr tradizionali hanno eliminato la competizione dalla regole ma non dai giocatori, difatti, al tavolo la competizione esce fuori e si vede benissimo. Tuttavia, non so se giudicarla una cosa negativa, un master può mediare ed incanalare questo spirito, usandolo per coinvolgere di più i giocatori, aumentare la concitazione e l'effetto esplosivo di gesta eroiche (per esempio), se non alimentare la componente drammatica quando la competizione contrappone due pg in gioco. Nei giochi indie questo effetto è più difficile (a meno che non sia stato previsto dal regolamento) con il risultato di blandire il coinvolgimento (non so se mi sono spiegato) o quantomeno frammentarlo. In ogni caso se cerco la competizione ho sbagliato gioco, pregiudizio eliminato.
Dubbio puramente speculativo: La semplicità, è un asset di gioco o il requisito necessario per diminuire le controversie e quindi eliminare la necessità di un soggetto superpartes?
Non voglio fare revisionismo, voglio dire che le regole semplici sembrano richiedere un maggiore intervento del master, per gestire situazioni non coperte dalle regole, ma a mio avviso è vero il contrario: più regole = più master (bravo). All'aumentare della complessità delle regole non aumenterebbero i conflitti ed il tempo di gioco dedicato alla risoluzione di diatribe nate da un diverso livello di conoscenza del regolamento, che un master potrebbe risolvere istantaneamente (grazie al fatto che può cambiare o eliminare una regola)? Per me il rischio sta più nello scarto di competenze che nel livello di complessità, abbassandola, si diminuisce lo scarto. Per questo, credo, i giochi indie complessi richiedono una buona competenza generale mentre i gdr tradizionali richiedono una elevata competenza localizzata (nel master). Non so cosa garantisca il maggior divertimento, mi sto formando l'idea che il giochi indie e tradizionali siano una faccia della stessa medaglia, uno parte dai giocatori, l'altro prescinde da essi, il gioco più adatto dipende dalla situazione.