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Gioco Concreto / Re:Sul senso di “giocare come viene”
« il: 2012-06-12 10:46:13 »
Purtroppo nel gioco offline sono "quello che, a Parpuzio, si sorbisce i tentativi di convincimento degli altri"... ma con le mie poche esperienze come giocatore, di tradizionale e non, mi sento convinto del fatto che ci voglia del tempo, per evolvere un personaggio senza un gioco adeguato
Metti che sono davanti ad una scheda di Cani, che mi sto giocando la mia iniziazione.. lì, già sono davanti ad un punto dove è il risultato di un conflitto che mi racconta qualcosa sul mio personaggio, che mi dice scegli una cosa ed il suo contrario e poi lo vediamo in gioco, come si comporterà. Ma come interpretare l'uscita di quel conflitto sta tutto al giocatore. Se essere fieri o no di aver superato una propria paura, le altre conseguenze... il gioco non ti impone poi molto, ma ti obbliga a ragionarci su.
D&D non lo fa. D&D non crea situazioni apposta, ma può accadere che si venga messi davanti a delle situazioni in gioco che ti ci portano lo stesso. Perché prima o poi di trovarsi davanti alla zugzwang ti succede, se la volontà di giocartene le conseguenze c'è.
Premesso questo, quel che mi rende insicuro nel mio giocare (a parte l'esperienza) è che quando dovrei decidere qualcosa per il mio personaggio, quando gli eventi in gioco me lo richiedono, vado in una sorta di panico. E' questo il momento giusto per farlo? E se poi non mi piace come ho cambiato la psicologia del personaggio in base a quell'evento?
Tendo a rimanere immobilista, anche qualora il gioco mi chieda una decisione. Tendo a giocare meno, a tirarmi indietro, a non mostrare reazioni in nessuno dei possibili sensi.
Che forse è uno dei motivi, poi, per cui i giochi che ti mettono davanti a queste scelte mi fanno paura. Preferisco decidere una psicologia prima e giocare a D&D senza ansia "da prestazione", che correre il rischio di sorprendermi piacevolmente.
Metti che sono davanti ad una scheda di Cani, che mi sto giocando la mia iniziazione.. lì, già sono davanti ad un punto dove è il risultato di un conflitto che mi racconta qualcosa sul mio personaggio, che mi dice scegli una cosa ed il suo contrario e poi lo vediamo in gioco, come si comporterà. Ma come interpretare l'uscita di quel conflitto sta tutto al giocatore. Se essere fieri o no di aver superato una propria paura, le altre conseguenze... il gioco non ti impone poi molto, ma ti obbliga a ragionarci su.
D&D non lo fa. D&D non crea situazioni apposta, ma può accadere che si venga messi davanti a delle situazioni in gioco che ti ci portano lo stesso. Perché prima o poi di trovarsi davanti alla zugzwang ti succede, se la volontà di giocartene le conseguenze c'è.
Premesso questo, quel che mi rende insicuro nel mio giocare (a parte l'esperienza) è che quando dovrei decidere qualcosa per il mio personaggio, quando gli eventi in gioco me lo richiedono, vado in una sorta di panico. E' questo il momento giusto per farlo? E se poi non mi piace come ho cambiato la psicologia del personaggio in base a quell'evento?
Tendo a rimanere immobilista, anche qualora il gioco mi chieda una decisione. Tendo a giocare meno, a tirarmi indietro, a non mostrare reazioni in nessuno dei possibili sensi.
Che forse è uno dei motivi, poi, per cui i giochi che ti mettono davanti a queste scelte mi fanno paura. Preferisco decidere una psicologia prima e giocare a D&D senza ansia "da prestazione", che correre il rischio di sorprendermi piacevolmente.