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[SLOW DOWN] Editoria italiana GDR - Split da "Gioco dell'anno"

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Giorgia:

--- Citazione da: Danilo Moretti - 2013-10-28 08:54:33 ---Ragazzi, sul fatto che un premio sulla qualità e l'innovazione nel GdR in Italia ci possa stare siamo d'accordo tutti, che il BoS (a oggi) non sia quel premio, anche.

Poi fermiamoci qui.

Perché se la discussione poi passa sulla questione dell'ininfluenza di D&D nelle meccaniche di diffusione generali (anche solo in Italia) del GdR ho già letto (in più riprese) un sacco di fiction, pessima fiction.

Fate le cose che sapete fare meglio, giocate, fate giocare i giochi più belli che avete scoperto (e che scoprirete), trasmettete tutta la sincera passione che nutrite per l'hobby, sostenete i progetti anche più azzardati, fate emergere le gemme nascoste, ma vi prego, non lanciatevi in dietrologie e non fabbricate "nemici" che vi tengano uniti. Non vi riesce bene e non vi fa bene.

--- Termina citazione ---
Concordo in pieno, ottimo intervento   :)

Antonio Caciolli:
domanda idiota: ma quanti sono quelli che iniziano a giocare comprando un manuale da uno scaffale e poi giocandolo con il loro gruppo?
io non ne conosco nessuno (forse Rafu). Io e i miei amici abbiamo iniziato con Girsa comprandolo a caso ma loro avevano provato D&D al mare ed erano tornati entusiasti e poi abbiamo conosciuto il nostro primo MASTER di vampiri ....

insomma non capisco quanto veramente esista il giocatore occasionale che compra un gioco dicendo "boh vediamo cosa sono i gdr" e lo prova. Io per adesso non ne conosco nessuno

giusto una curiosità

Alessandro Piroddi (Hasimir):
Si è finiti a parlare di mercato perchè c'è chi sostiene che sia sensato che un premio come "Il Gioco dell'Anno" serva come impulso al mercato nostrano... e che lo faccia ri-confermando le scelte puramente commerciali dei Distributori premiando ciò che è già vendibile (sebbene solo a una nicchia della nicchia della nicchia).
Laddove alcuni altri fanno notare che tali scelte commerciali sono, nel lungo periodo, pessime.

Danilo attento all'uso del "noi-voi" perchè è vietato da regolamento.
Tu parli di brutta fiction e dietrologie da bar.
Ok.
Però allora spiegami cosa vedono i miei occhi...

È forse falso che Hasbro ha deciso (dopo il fiasco di D&D4) di chiudere il capitolo gdr cartacei, e che D&D Next ha l'ingrato compito di dimostrare che quel ramo può generare fatturati che una multinazionale non considererebbe delle perdite nette?

È forse falso che gli editori italiani abbiano smesso ogni attività di traduzione dei due brand forti D&D e Vampiri?

È falso che la White Wolf stessa non esista più e la sua attuale costola dedicata ai gdr da tavolo (Onix Path) ormai pubblichi unicamente in PDF, e che le sole pubblicazioni cartacee sono tirature limitate pre-finanziate attraverso Kickstarter?

È falso che i principali distributori italiani guardano il gdr come un prodotto avariato, su cui puntare unicamente quando si hanno fortissime garanzie a monte di ogni singolo progetto?
Penso a Raven con il manuale di Vampiri Masquerade edizione del 20ennio.
Penso ad Asterion che ormai supporta unicamente Sine Requie.
E queste sono tutte realtà dietro alle quali si trova gente appassionata, che ama il gdr... ma che giustamente segue il buon senso commerciale di cui parlava Danilo e quindi negli anni hanno tagliato via ciò che NON VENDE.

È falso che, nonostante il titanico successo riscosso da Pathfinder, sia ad oggi difficile reperirne i manuali base semplicemente entrando in un negozio?
(non so nel resto dell'Italia, ma come già ho detto io a ROMA l'anno scorso ho dovuto comprarmelo da internet... nei negozi non c'era! E se tanto lo devo ordinare al negoziante, allora faccio prima e meglio a comprarmelo da solo online che se cerco bene pago anche meno.)

Non so... io vedo questo e traggo X conclusioni... Danilo tu invece cosa vedi? E che conclusioni ne trai?

PS:
Antonio dice esattamente quanto dicevo TOT post addietro, che è un altro elemento da considerare.

Giulia Cursi:
Discussione splittata da qui: Gioco dell'anno
Potete proseguire con la discussione sull'editoria, evitate l'uso di noi e voi e tenete presente che questa discussione è in Slow Down.

Danilo Moretti:

--- Citazione da: Alessandro Piroddi (Hasimir) - 2013-10-28 10:05:26 ---Non so... io vedo questo e traggo X conclusioni... Danilo tu invece cosa vedi? E che conclusioni ne trai?

--- Termina citazione ---
Vedo che elenchi di fatti a cui posso dare una lettura diversa dalla tua.

I negozi di giochi chiudono perché chi li apre è nel 99% dei casi un appassionato che non ha competenze imprenditoriali e commerciali. Se dovessi fare un elenco di negozio apri-chiudi nel Torinese e a Brescia - zone che conosco meglio, dal 90 ad oggi il pattern è questo: aprono, giocano e fanno giocare gli amici sperando che questi ultimi li sostengano anche economicamente, le cose non vanno così, si rendono conto che devono pagare tasse e spese, iniziano a fare sconti aggressivi e politiche di prezzo che non possono sostenere (e che sputtanano il mercato agli altri negozianti) e che in breve li portano alla chiusura.
I negozianti (appassionati e con capacità) durano e rimangono aperti perché sanno scegliere i titoli che si vendono (anche da soli). Il centro gioco educativo di Torino c'è dal 1985, la grotta di Merlino di Brescia dal 1987, Stratagemma c'è dagli anni ottanta... Sono flessibili e sanno che a prescindere dalle loro passioni alcuni titoli si vendono meglio di altri, poi che i GdR vendano meno di carte e pupazzetti lo sanno tutti m afa parte della passione.

D&D è uno di quei titoli che si vende da solo, è il migliore? è il più efficiente? who cares!?

Finché c'è uno scaffale di paccottiglia D&D (che cmq anche nella sua edizione più sfigata vende - ed è giocato - più di qualsiasi altro titolo old o new) c'è un "gancio" per far tornare il cliente da negozio in negozio e quindi esporlo prima o poi anche ad altri titoli e far vivere il negozio.

Negli anni mi sono misurato con diversi negozianti e l'opinione generale è che sostenere in negozio i 10 titoli all'anno che mediamente sono usciti dal 2006 ad oggi è un delirio, la maggior parte di essi fuori dall'ambito web (che è una nicchia) non sono reperibili nei canali di distribuzione, non sono conosciuti dal potenziale cliente richiedente (e che quindi non stimola il negoziante a interessarsi) e più spesso che mai affrontano argomenti che per quanto interessanti e colti non sono "pop" o patiscono idealmente il confronto con i titoli più affermati (per visibilità e confezione).

Il discorso commerciale, quello editoriale e distributivo sono connessi ed eliminarne uno dall'equazione pensando che non ci siano conseguenze nocive è ingenuo.

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