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In un'era crudele - Prima Notte - Gioco

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Mr. Mario:
Kadashman, illuminato dalla luce tremula delle fiamme, appariva dubbioso. Che situazione insostenibile. Era proprio da suo fratello metterlo in imbarazzo in questo modo, anche da morto.

"Strappategli gli occhi e il naso." disse, quando ebbe finalmente raggiunto una decisione "Ah, e anche le labbra. Ma fate in modo che resti vivo. Dovrà sembrare un cadavere ambulante a tutti quelli che lo vedranno."

Il capitano delle guardie di confine, che avrebbe dovuto catturare lo schiavo fuggiasco, aveva pochi dubbi quando era entrato nella sala delle torture e si gettato ai piedi del re. Sapeva che avrebbe dovuto morire per il suo fallimento. ma quando Kadashman aveva esitato, per un instante si era concesso di sperare. Quanto era stato sciocco. Si lasciò sfuggire un gemito, mentre le guardie lo trascinavano via per incatenarlo ed eseguire gli ordini.

Il re non rimase a contemplare la scena come faceva di solito, ordinò invece che gli fosse portata una coppa di vino, e uscì fuori a contemplare la notte. Appena dietro di lui, la familiare sensazione di essere osservato lo informò che i suoi fedeli Spettri lo stavano proteggendo come sempre.

La luna piena splendeva e dall'alto balcone in cui si trovava il re poteva guardare e compiacersi del suo regno. Solo in una direzione il confine era ancora visibile. Al di là di quella maledetta foresta. Nella sua immaginazione gli alberi ondeggiavano nel vento, sfidandolo, deridendolo.

"Adar" sibilò, come fosse una bestemmia.

Si girò verso le ombre e disse una sola parola. "Trovatelo."

Un solo fruscio, e seppe che il suo ordine sarebbe stato eseguito.


- - -


La foresta era fittissima e selvaggia, come se da anni nessun uomo osasse mettervi piede. Per quanto ne sapeva Kazef, era proprio così, ed era questo il motivo per cui rappresentava la sua unica speranza. Dopo esservisi inoltrato, non c'era cespuglio insetto o animale che non avesse maledetto silenziosamente per aver intralciato la sua fuga. Silenziosamente, perché non avrebbe mai voluto che un arciere di Garak troppo zelante tentasse la fortuna, o peggio, che il mostro, qualunque cosa fosse, si accorgesse di lui.

Fu perciò molto sorpreso quando udì delle voci in lontananza.

- - -

Era la luna piena e l'accordo voleva che si incontrassero. Anche se non aveva senso, doveva recarsi al limitare della foresta. Lei non sempre appariva, ma gli faceva capire di averlo visto. E così l'accordo era rinnovato. Come al solito aveva lasciato le guardie molto lontane. Il loro vecchio tenente, se mai aveva sospettato la verità, era sempre stato abbastanza saggio da tenerla per sé e tenere in riga i suoi uomini.

Così ora, come ogni mese, re Zah Eil, era solo, completamente solo, di fronte alla foresta oscura ed incombente.

Mauro:
Resto in attesa, facendo attenzione sia all'eventuale arrivo di Belili o di suoi segni, sia a eventuali terzi incomodi.

Marco Costantini:
Kazef si acquatta fra le frasche e procede nascosto per vedere a chi appartengono le voci, sperando che siano uomini e nulla di soprannaturale e che abbiamo quindi con loro delle cavalcature che accelererebbero la sua fuga.

Mr. Mario:
Zah Eil sentì l'erba fremere quasi sotto i suoi piedi. Il vento sembrò levarsi d'un tratto, ma c'era qualcosa di innaturale nel fruscio delle fronde, qualcosa di musicale. Per un attimo gli sembrò che gli alberi si contorcessero sinuosi, quasi lascivi, di fronte a lui, e poi lei apparve.

Emerse dalle ombre nel chiarore lunare, gli occhi dorati di civetta che lo guardavano sorridenti, il corpo, apparentemente di legno vivo, aveva la forma di una conturbante donna quasi completamente nuda. Piccole, fitte foglie di edera coprivano la sua femminilità, ma il re si rese conto che attiravano l'attenzione più che nascondere. Belili era tremendamente pericolosa, in ben più di un senso.

"Sei venuto" gli disse, con voce suadente. "Seguimi, re. Stanotte dobbiamo parlare." Così dicendo gli volse le spalle, mettendo nuovamente in mostra quel corpo meraviglioso, e rientrò nel fitto della foresta. Dietro di lei però un sentiero rimaneva aperto per Zah Eil.


- - -

Uomini? Difficile a dirsi per Kazef. Le voci erano stranamente ovattate, come sussurrate. Sembrava che stessero venissero da piuttosto lontano, ma che gli alberi stessero cercando di portarle fino a lui. Che strano pensiero, e per di più che non lo metteva per niente a suo agio.

Ancora meno a suo a agio lo mise il fatto che il cespuglio dietro cui si era acquattato decidesse di muoversi. Se lo scrollò quasi letteralmente di dosso, fece qualche passo avanti su un groviglio di radici, e si ripiantò a terra, ma proteso in una precisa direzione, come ad imitare un segnale di via.

Marco Costantini:
Kazef ricorda i terribili racconti dei pochi superstiti di Garak che riuscirono a sfuggire a ciò che si annida nel bosco. Si guarda intorno impaurito ed incerto.
"Forse si sta prendendo gioco di me" mormora "ma in questo intrico di fronde potei comunque perdermi". Poi fissando il cespuglio, ancora dubbioso "Vuoi sfidarmi, creatura? E sia! Ma se dovessimo incontrarci faccia a faccia potrei farti rimpiangere il modo in cui si dice tu abbia condannato tanti innocenti!".
Così dicendo Kazef procede nella direzione indicatagli dal cespuglio, sempre guardingo, ma rassicurato dalle sue stesse parole.

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