Autore Topic: Crowdfunding in Italia  (Letto 6700 volte)

Crowdfunding in Italia
« il: 2013-04-01 21:36:24 »
E' molto che non passo da queste parti, ma ho deciso di farlo per segnalare questa notizia


http://www.repubblica.it/rubriche/startup-stories/2013/03/31/news/crowdfunding_consob-55715390/?ref=HREC2-8


Come volevasi dimostrare, i miei dubbi "legali" sul crowdfunding in Italia hanno trovato la loro (noiosa, prevedibile, ignobile) oggettivazione.
Il crowdfunding proveniente da portali online "possono avere ad oggetto soltanto la sottoscrizione di strumenti finanziari emessi dalle startup innovative".


Quindi in Italia il crowdfunding può esistere SOLAMENTE per:
- Start up innovative (specifiche tipologie di società di capitali, con requisiti molto stretti su composizione sociale e oggetto sociale)
- soltanto la sottoscrizione di "strumenti finanziari" -> azioni, obbligazioni...


Evviva la banche!!! :)
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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #1 il: 2013-04-01 21:50:58 »
Fino ad ora non si erano espressi ed ecco l'ennesima :(

mha...

il mietitore

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #2 il: 2013-04-01 22:02:42 »
che succede se uno usa indiegogo per finanziare un film porno?
"E non guardare troppo a lungo dentro alla lavatrice, o anche la lavatrice guarderà dentro di te"
Revan Adler, Match d'Improvvisazione Teatrale, Giugno 2009
Trash Meets Steel
RPGshark

Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #3 il: 2013-04-01 22:06:10 »
che succede se uno usa indiegogo per finanziare un film porno?


Che bene che ti vada lo considerano una "vendita prepagata" e ti fanno pagare:
- IVA sul totale raccolto
- IRAP sul guadagno fatto
- IRPEF sul guadagno fatto


Il che però ti obbliga ad avere una Partita IVA.
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Mattia Bulgarelli

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #4 il: 2013-04-02 09:59:00 »
"Tutti gli interessati potranno far pervenire le proprie osservazioni alla Consob entro il 30 aprile."

Gli mandiamo due righe?
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Patrick

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #5 il: 2013-04-02 10:40:20 »
non ho le competenze per scrivere alcunchè, ma appoggio l'iniziativa se lo fate
Patrick Marchiodi, il Valoroso ~ Bravo Organizzatore di CONTM ~ Prima gioca, poi parla. ~ "La cosa più bella di INC11 è stata giocare con persone conosciute da due ore e avere l'impressione di giocare con amici di una vita" - Dario Delfino

imbrattabit

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #6 il: 2013-04-02 10:57:47 »
Dall'articolo pare che la cosa riguardi solo l'equity crowdfunding, non il crowdfunding classico.
Non è una cosa sbagliata, imho.

Mattia Bulgarelli

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #7 il: 2013-04-02 11:08:19 »
che succede se uno usa indiegogo per finanziare un film porno?


Che bene che ti vada lo considerano una "vendita prepagata" e ti fanno pagare:
- IVA sul totale raccolto
- IRAP sul guadagno fatto
- IRPEF sul guadagno fatto


Il che però ti obbliga ad avere una Partita IVA.

Nì.

Se è DAVVERO equiparato al 100% ad una vendita, può essere considerato una "prestazione occasionale".

C'è il parametro dei "5.000 €/anno" che può essere una rottura di scatole per farlo considerare "occasionale" se poi fai un crowdfunding di successo di un secondo o terzo progetto... ma se fai un SINGOLO progetto, è DECISAMENTE "prestazione occasionale" e quindi non richiede P.IVA.

Esempio: io privato cittadino faccio l'operaio. Vendo la mia automobile (nuova, vinta con il concorso delle lamette da barba) per 7.000 €. È una vendita occasionale, non devo aprire P.IVA.

Fiscalmente, c'è il rigo apposito per i redditi occasionali nel modello UNICO, quindi sì sono soggetti ad IRPEF (ma non ad IVA o IRAP).


Dall'articolo pare che la cosa riguardi solo l'equity crowdfunding, non il crowdfunding classico.
Infatti non si capisce se è una legge "in aggiunta" alla normativa "generale" oppure se è una legge che dice "questo tipo sì, ma intanto vietiamo tutto il resto".
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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #8 il: 2013-04-02 12:44:27 »
che succede se uno usa indiegogo per finanziare un film porno?


Che bene che ti vada lo considerano una "vendita prepagata" e ti fanno pagare:
- IVA sul totale raccolto
- IRAP sul guadagno fatto
- IRPEF sul guadagno fatto


Il che però ti obbliga ad avere una Partita IVA.

Nì.

Se è DAVVERO equiparato al 100% ad una vendita, può essere considerato una "prestazione occasionale".

C'è il parametro dei "5.000 €/anno" che può essere una rottura di scatole per farlo considerare "occasionale" se poi fai un crowdfunding di successo di un secondo o terzo progetto... ma se fai un SINGOLO progetto, è DECISAMENTE "prestazione occasionale" e quindi non richiede P.IVA.

Esempio: io privato cittadino faccio l'operaio. Vendo la mia automobile (nuova, vinta con il concorso delle lamette da barba) per 7.000 €. È una vendita occasionale, non devo aprire P.IVA.

Fiscalmente, c'è il rigo apposito per i redditi occasionali nel modello UNICO, quindi sì sono soggetti ad IRPEF (ma non ad IVA o IRAP).


Dall'articolo pare che la cosa riguardi solo l'equity crowdfunding, non il crowdfunding classico.
Infatti non si capisce se è una legge "in aggiunta" alla normativa "generale" oppure se è una legge che dice "questo tipo sì, ma intanto vietiamo tutto il resto".


Vero in linea teorica.
La vendita di "beni materiali" non può mai essere "prestazione occasionale", che invece regolamenta il lavoro subordinato e/o para-subordinato.


Tecnicamente, se vendi "cose", dovresti anche essere iscritto alla camera di commercio e avere un registratore di cassa (se vendi ai privati), a meno che tu non possa far passare quelle "cose" come "frutto dell'ingegno", per il quale ci sono leggi particolari.


Da quello che scrive anche Sara Lando sul thread su G+, alla fine hanno optato per la "vendita prepagata", come avevo teorizzato.
il dado si lancia da solo, e da qualche parte nel mondo un orco muore - vincitore di un Ezio D'Oro per la Boiata della Settimana! ("This Is Something Only I Do!"™)

Mattia Bulgarelli

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #9 il: 2013-04-02 14:39:52 »
La vendita di "beni materiali" non può mai essere "prestazione occasionale", che invece regolamenta il lavoro subordinato e/o para-subordinato.

E invece sì.

D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, art. 67 (Redditi Diversi), comma 1. In particolare comma 1, lettera i:

Citazione
Sono redditi diversi se non costituiscono  redditi  di  capitale
 ovvero se non sono conseguiti nell'esercizio di arti e professioni  o
 di imprese  commerciali  o  da  societa'  in  nome  collettivo  e  in
 accomandita semplice, ne' in relazione alla  qualita'  di  lavoratore
 dipendente:

[...]

    i) i redditi derivanti da attivita'  commerciali  non  esercitate
 abitualmente;

Testo integrale:
http://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1986-12-31&atto.codiceRedazionale=086U0917&currentPage=1
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Serenello

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #10 il: 2013-04-02 16:59:07 »
Dall'articolo pare che la cosa riguardi solo l'equity crowdfunding, non il crowdfunding classico.
Non è una cosa sbagliata, imho.

Quoto.

L'Italia sarà il primo Paese europeo ad avere una normativa sul crowdfunding. La Consob ha infatti appena pubblicato il documento di consultazione sul nuovo regolamento, previsto dal "decreto crescita bis" (dl n.179 del 18 ottobre 2012), che ha l'obiettivo di favorire "l'accesso al pubblico risparmio da parte delle startup tramite portali on line": si tratta dell'equity crowdfunding. A differenza della versione "classica" del crowdfunding, che prevede il finanziamento di singoli progetti (concerti, dischi, film, documentari), invece l'equity crowdfunding mira a sostenere la nascita di nuove società, o l'ampliamento di quelle esistenti. Il legislatore ha preso in considerazione solo le startup innovative.

Lavinia

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #11 il: 2013-04-03 14:09:40 »
Non ci sto capendo niente @_@ un'anima pia mi riassume?

Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #12 il: 2013-04-03 15:10:14 »

Lavinia cerco di semplificare e nel farlo sarò impreciso.

Ci sono più tipi di crowfounding. Possiamo per esempio dividerli in due categorie:

1) persone che cercano fondi per la propria azienda (per iniziare o per ampliarla) e chiedono soldi che poi restituiranno come dividendi, azioni o altro; chi da i soldi lo fa per guadagnarci
2) persone che cercano fondi per finanziare il proprio progetto artistico e sociale e chiedono soldi in forma di donazioni, si tratta insomma di una sorta di mecenatismo o beneficenza; chi da i soldi lo fa principalmente per contribuire al successo del progetto.


Quali sono i problemi e lo stato dell'arte in Italia?

1) la normativa italiana proposta di cui si parla nell'articolo linkato si occupa solo del primo tipo e stabilisce che solo una banca può fare da intermediario per questo tipo di finanziamenti; da una parte gli da importanza, ma sostanzialmente limita di molto lo sviluppo di questo settore visto che burocratizza il tutto e fa fare sopratutto profitti alle banche che inoltre possono bloccare progetti a loro discrezione.

2) la normativa di cui sopra secondo molti non parla di questo secondo tipo e quindi è opinione diffusa che non sia regolata da nessuna norma. Esistono comunque dei problemi:

- in qualsiasi momento protrebbero aggiornare le norme e stabilire che anche questo tipo di progetti devono passare attraverso le banche
- i soldi dati a questo progetti sono donazioni? Allora dovrebbero seguire la normative esistenti sulle donazioni.
- cosa sono quindi i premi dati ai sostenitori? Molti sostengono che nel caso di un prodotto culturale (film, libro...) in molti casi si tratta di prevendite. Se sono prevendite, quelle dei sostenitori non sono donazioni, ma acquisti di prodotti. In questo caso si dovrebbe seguire la normative per il commercio con relativa tassazione
- sia che si tratti di donazioni, sia che si tratti di prevendite chi fa un progetto dovrebbe avere la partita IVA, questo può essere un problema per alcuni, ma tutti i progetti fatti in Italia su siti italiani che conosco sono stati fatti da soggetti con partita IVA. Per capirsi avere una partita IVA per un'associazione di volontariato è molto semplice. Avere una partita IVA per un privato è poco più complicato, ma può essere costoso e può dissuadere; un artista se lavora come professionisat o semiprofessionista la partita IVA ce l'ha già.
- per "vendere cose" in Italia sei soggetto a norme e tassazioni differenti nel caso tu sia una persona, un'azienda o un'associazione


NOta aggiuntiva: nell'articolo c'è un virgolettato che è una castroneria, in molti paesi del nord europa già esistono normative su queste materie. No, non siamo i primi a burocratizzare il crowfounding, ma potremmo essere i primi a farlo male.
« Ultima modifica: 2013-04-03 15:12:30 da Iacopo Benigni »

Mattia Bulgarelli

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #13 il: 2013-04-03 17:15:41 »
Avere una partita IVA per un privato è poco più complicato, ma può essere costoso e può dissuadere;
NOTA TECNICA anti-leggende metropolitane.

Non tanto l'apertura in sè, che è gratuita, quanto per i contributi obbligatori INPS che, per la maggior parte delle categorie, hanno un tetto minimo da pagare annualmente e incidono notevolmente sul reddito. Un artista si sfanga i minimi annuali perché può essere considerato "professionista senza cassa", per esempio.

È vero che (in teoria) non sono "soldi che vanno in tasse" ma che vengono "messi da parte per la pensione", ma il loro peso sul qui-e-ora è da tenere BENE in considerazione e conviene informarsi BENE sull'argomento.
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Serenello

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Re:Crowdfunding in Italia
« Risposta #14 il: 2013-04-03 22:05:41 »
Mattia la spostiamo in un posto più saggio questa discussione sulle previdenza in Italia che ho qualcosa da dire (avendo aperto P.IVA due giorni fa) ma non voglio farlo andando OT in questo thread?

Lascio scegliere a te il campo (si, ho opinioni pesantemente discordanti, si nota? xD)

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