PbF NCAS 1 - Venga il tuo Regno

[Mr. Mario]

Lucy si sente girare la testa. I sette? I suoi sette amici scomparsi? Il Re di cera? At the King's court? Un'arma? L'Agente? Smith?

Si strofina gli occhi, ma i suoi pensieri continuano a non mettersi in ordine.

"Ti ho chiesto: chi c'era qui prima con un computer? Non costringermi ad arrabbiarmi, per favore." E' sincera. non vorrebbe arrabbiarsi. Non è affatto sicura che riuscirebbe a controllare questa -cosa- che si sente dentro. Divorerebbe ben più che quell'okonomiyaki.

[giullina]

"Piccola, continui a non capire. Arrabbiati pure, ma qui non c'è mai nessuno oltre me. Cerchi whiterabbit? Non esiste. E' un arma del Re di Cera, come te. Le comunicazioni passano da qui." Con la punta del coltello indica un router in un angolo della cucina. Il cavo in entrata è stranamente spesso, sembra una corda attorcigliata e ricoperta di cera, una sorta di stoppino. "Non chiedermi perché, ma da qui si comunica meglio con la Città Dormiente. Quindi la scatola sta qua. Fine della storia."

[Mr. Mario]

Lucy guarda il router, e le spalle le cedono di un paio di centimetri. Comincia ad essere stanca, e spaventata. E affamata.

"Dove trovo questo re di cera?"

[giullina]

"Sta nel formicaio. Ci puoi arrivare dal Bazaar. Dovresti uscire dalla porta e girare a sinistra, ma non so dirti quanto sarà distante questa volta."
Ti avvicina il piatto e ti bisbiglia, con aria confidenziale: "Su piccola, mangia, e non fare quella faccia. Se sei preoccupata per Kenichi, sbagli. Cosa perdi tempo dietro uno che dà via il ricordo di una notte così bella per mangiare? Si vede che per lui non conti tanto, fattene una ragione."
Con una sorta di ripensamento trattiene la mano dal piatto. "Il che non toglie che devi pagarmi comunque, eh."

[Mr. Mario]

La parte razionale di Lucy cerca ancora di mantenere il sopravvento, ma nel suo comincia a sentirsi un vago rumore di unghie che scivolano sul vetro.

"No, scusa, in che senso ha "dato via" il ricordo? Ti ha raccontato la storia? Effettivamente è stato un cafone, ma non vuol dire che io non conti per lui. E tu gli hai dato da mangiare in cambio di una storia erotica? Questo cosa fa di te?"

[giullina]

"Non me l'ha raccontata, me l'ha proprio ceduta. Persa. Lui non si ricorda più di quella sera, adesso me la ricordo io. Qui funziona così, mia bellina. Cosa fa questo di me? Un buon commerciante, direi!" Scoppia a riderti in faccia. "E poi adesso non sono mai solo, ho questa tua immagine che non mi lascia mai... Un ottimo affare, direi... Allora, me ne dai un'altra?" Allunga una mano per accarezzarti un braccio.

[Mr. Mario]

Questa cosa colpisce Lucy come un pugno in faccia. Non ha la minima idea se Questo strano tizio le stia dicendo la verità oppure no, perché è molto meno sicura di cosa possa essere vero oppure no rispetto a solo qualche ora fa. Il solo pensare a questo tizio che si sollazzi con l'immagine di un suo momento privatissimo la disgusta profondamente, e le fa perdere del tutto l'appetito.

Toglie il suo braccio di scatto e arretra inconsapevolmente di qualche passo. Vuole allontanarsi il più possibile da quella risata viscida e untuosa. Scatta fuori dal locale e si mette a correre, senza nemmeno guardare davvero dove va. Le resta appena la lucidità mentale per girare a sinistra.

[giullina]

qui taglierei per ricominciare il giro da Luca. Dovrei scrivere domani

[Mr. Mario]

Va benissimo, volevo suggerirlo anch'io ma mi sono scordato. Scusate la lungaggine, la prossima scena cercherò di postare più alla svelta.

[Luca Veluttini]

Attendo...

[giullina]

torniamo a Jack Swift...

Il silenzio nel magazzino è assoluto. L'unico rumore è il tuo respiro, sovrapposto irregolarmente ai battiti del tuo cuore. Sugli scaffali sono ammucchiati gli oggetti più disparati, come il tovagliolo sgualcito di un bar su cui è stato fatto un frettoloso ritratto di donna a biro, il primo di una serie di cianfrusaglie illuminate dall'etichetta "velleità artistiche accantonate per realismo - 127 - IN SALDO". Poco distante splende la scritta verde "momenti di puro amore - 01 - in esaurimento". L'unico oggetto sotto la scritta è la foto che hai scattato al senatore.

[Luca Veluttini]

Senza pensarci su due volte e senza guardarsi attorno, Jack allunga la mano per prendere la foto.

"Almeno questa salviamola" pensa tra sè e sè...

[giullina]

Non appena hai la foto in mano, l'angolo buio si illumina, gli occhi dorati nell'ombra si spostano.
Alle tue spalle la voce stridula, annunciata dall'odore che avevi già sentito nella camera oscura.
"Vedo che continui a chiamarmi, eppure non sei disposto a trattare. La cosa inizia a seccarmi, Swift. Che devo fare con te?"

[Luca Veluttini]

"Lasciarmi andare, che domande!!! Dove sono? Chi sei? Cosa vuoi da me... "coso"? dice Jack girandosi di scatto, furibondo.

"Non ti è bastato quello che hai fatto alle mie foto?"

[giullina]

"Come posso lasciarti andare? Sei tu che mi hai chiamato, non il contrario. "
La figura appare più solida, la foschia che la circonda è più densa.
"Quelle misere foto non valevano niente, non hai perso altro che dei miseri scampoli di un potenziale inespresso." Un guanto giallo a tre dita si appoggia sul bordo della foto. "Questa invece..." Al solo tocco l'ombra sembra pulsare. "Nessuno mai ha colto un'essenza a questo modo. Tu hai un talento straordinario, Swift. Lavora con me. Non ostinarti a rimanere aggrappato al passato che pensi di vedere in questa immagine. Non ha più significato ormai."
La mano si ritrae e dall'ombra arriva un profondo sospiro di soddisfazione, come le fusa di un grosso gatto o il rumore di una mazzetta di banconote di grosso taglio.