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Confine tra giocatore e personaggio ed esperienze disturbanti
Giorgia:
Grazie Nenhiril
sì direi che sei perfettamente IT
Quindi comunque il farsi male tu lo vedi come un errore (o dovuto al gioco o al gruppo), giusto?
Nel senso se qualcosa disturba, a meno di non usare coscientemente il gioco come terapia o esplorazione, ci si ferma prima di oltrepassare la soglia di forte disagio.
Scusa se chiedo ma a volte faccio fatica a capire gli esatti confini e rapportarli alla mia esperienza.
Mar:
Io però non ho ancora chiara una cosa.
Cosa intendiamo con disturbante?
Sono ricomprese le sessioni che ti fanno soffrire, o soltanto quelle che provocano proprio disturbo?
Per me sono sensazioni diverse. Ci sono film che mi fanno soffrire o piangere, e altri da cui tipo devo distogliere lo sguardo per non vedere cosa succede.
Giorgia:
Provo a rispondere alla tua domanda autocitandomi, ma se non sono stata chiara provo ad approfondire
--- Citazione da: Giorgia - 2013-01-21 08:47:12 ---Io chiamo disturbante un'esperienza che ti lascia una brutta sensazione addosso sia nel mentre che dopo, una sorta di coperta pesante e cupa che ti avvolge, posso citare dei film per me disturbanti (anche se è molto soggettivo): tipo Dancer in the Dark o in misura minore Dogville (se ci penso mi verrà in mente altro) mi hanno lasciato addosso per giorni un retrogusto che definire amaro è un eufemismo.
--- Termina citazione ---
Matteo Suppo:
Mi sento di sconsigliare fortemente di utilizzare qualsiasi gioco come autoterapia per trattare traumi seri.
Non sono pensati per questo e possono addirittura essere dannosi, vuoi per le regole che spingono in una determinata situazione, vuoi per le persone con cui sei che potrebbero spingerti dove non vuoi.
A Flower for Mara non è un gioco per affrontare e superare il trauma di un lutto, è un gioco per condividere esperienze ed emozioni.
La mia Vita col Padrone non è un gioco per affrontare il trauma di una relazione disfunzionale, è un gioco per raccontare una storia di una relazione disfunzionale.
Se una persona ritiene di avere un trauma, se ha problemi ad affrontare certe situazioni, se non si sente pronta ad affrontare certi temi, giocare ad un gioco che vada a premere sui quei tasti è un rischio, e spingerla a farlo è anche irresponsabile.
Io non voglio giocare a Gang Rape, per esempio, perché è un tema che non solo mi mette fortemente a disagio, ma mi disturba proprio, e ho dei seri dubbi che possa aiutarmi a superare questo blocco, anzi.
Naturalmente all'interno di una terapia sono sicuro che potrebbero anche essere utilizzati, magari con degli accorgimenti, ma appunto, all'interno di una terapia, in una situazione molto più controllata che non "con i miei amici" (che spesso non è controllata affatto).
E non è che andare in terapia significhi essere pazzi, non più di quanto andare dal medico significhi essere disabili.
Giorgia:
Ho parlato di terapia seguendo questo discorso
--- Citazione da: Nenhiril - 2013-01-22 09:40:07 ---Se vuoi invece giocare ad esempio a "A flower for Mara", perché poco tempo prima hai avuto un lutto e vuoi sfogare determinate emozioni, devi mettere in chiaro al gruppo il tuo intento, in questo modo c'è fiducia e si riesce a gestire il tutto meglio. Ovviamente se si vuole affrontare una paura o un trauma passato è NECESSARIO scegliere il gruppo giusto con cui giocare e il gioco giusto.
--- Termina citazione ---
Poi credo anche io che questo step sia oltre lo scopo e anche le possibilità di un gioco. So che si usa il role playing in psicoterapia ma appunto gestito da psicoterapeuti.
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