Autore Topic: [Dilemma - Era Viennese] Orologi, violini e il peso di una scelta.  (Letto 5036 volte)

Marco Andreetto

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Scusate se questo AP risulterà scritto male o incompleto.
In fondo non pretende di essere molto di piu che un mucchio di pensieri alla rinfusa. ;p

Questa è solo la la parte riguardante Emanuelle. La mia Ala Blu. E poco altro.

Lascerò ai miei compagni di viaggio l'onore e l'onere di scrivere la loro versione di quella che si delinea come una bellissima storia. <3


Mentre fuori piove ascolto le note del "Notturno" di Beethoven.
E cerco di mettere ordine tra tutti i pensieri che si rincorrono nella mia mente pensando alla sessione di martedì sera di Dilemma via Hangout.

Patrono - Fabio
Simon (Ala Verde) - Martino
Arthur (Ala Arancio) - Alberto
Emanuelle (Ala Blu) - me

Bellissima e molto emozionante.
In una Vienna che +Fabio succi Cimentini sta dipingendo poco alla volta attorno alle Chiavi.

Le splendide Chiavi che sono state create da noi giocatori.
Persone qualunque tra milioni di altre.
Granelli di sabbia.

Eppure con qualcosa di speciale che ha attirato le Larvae/future Ali qui.

Wolf. 
Di lavoro fa il poliziotto e gli riesce bene perché riesce a capire immediatamente se qualcuno sta mentendo...
E io penso gia che sarà interessante vedere come reagirà alle mezze verità che di solito le Ali "vendono" alle persone normali...
Ma... Qualcuno(alberto? Scusate stavo scrivendo la scheda delle Chiavi ;) ) vede per lui un difetto molto affascinante e molto rischioso.
Quando agisce di pancia di solito si mette nei casini...
Quando tocca a me dire l'evento che gli è successo non posso far altro che ringraziare il mio compagno di gioco e costruirci sopra:

Ha ucciso una bambina in servizio.
Semplice. Interessante. Funzionale.
Spietato aggiungerei io, ma è una cosa che voglio giocare. Che mi affascina. E da un po' di tempo ho capito che non voglio giocare cose che non mi interessano. Perché dovrei?

Anna
20 anni.
Studia violino al conservatorio.
Me l'immagino gia che riempie l'aria con le note del suo violino. Splendida.
Riesce a Emozionare chi ascolta la sua musica e a trasmettere attraverso di essa ciò che prova.
Ma quel che da non è pari a quello che riesce a ricevere.

Nei rapporti con le persone è come se fosse "sorda". 
È naturale immaginare che quando sente di nascosto i suoi genitori parlare della sua adozione lei...
Semplicemente...
Fugga.

Christian
40 anni ma il tempo sembra essere stato particolarmente inclemente con lui.
Costruisce e vende orologi a cucù. 
Questo rapporto col tempo ha caratterizzato tutta la vita di Christian.
Metodico.
Ordinato.
Preciso.
Come un orologio.
Scherzo del destino, decidiamo che il suo problema è che è gravemente malato.
Il suo tempo sta per scadere.
Solo una flebile speranza...
Di recente ha ricevuto una telefonata in cui gli si offriva la
Possibilità di sperimentare una "cura".

Solo ripensandoci mi rendo conto di quanto meravigliose siano queste Chiavi. E del perché abbiano attirato le Ali qui.

Scene delle Larvae.
Scelgo Christian. L'orologiaio.
Lo trovo nella sua stanza che si sta vestendo.
Appaio in un angolo, non vorrei disturbare.
Poi inizio a parlargli perché lo vedo un po' perso. Triste. Spento.

Lo aiuto a vestirsi.

Cerco in lui qualcosa a cui aggrapparmi.
Aggrapparci. Assieme.

Mi racconta di quando era piccolo  e l'hanno portato a vedere la ruota panoramica.
Come gli era sembrata...   Un grande orologio.
Gli appoggio la mano sul petto per sentire il battito del suo cuore.
Ticchettio dissonante dalle centinaia di orologi che tiene in casa e in bottega.
Lui mette la sua mano sulla mia e sento che voglio stargli vicino.
Sento qualcosa dentro ( nella scena della Larva ancora più che in altre fatico a distinguere le emozioni del PG dalle mie , forse il fatto che il PG non sia concreto o caratterizzato mi obbliga a metterci del mio. A riempire i vuoti.).
Sorrido.
Gli chiedo se "domani" può accompagnarmi a vedere la ruota. Lui mi promette che ci andremo assieme ed io scompaio. Piena di speranza per il futuro di quella splendida anima.
P
Il Patrono mi propone l'Ala Blu che accetto subito. 
I temi del Blu li sento molto vicini e per come ho giocato la scena precedente me la sento cucita addosso. 

Nasce così Emanuelle. Sguardo assonnato. Stile Vintage.

Aspetto con ansia la mia scena mentre ascolto quella di Martino. Simon, la sua Ala Verde, ha scelto di incontrare Wolff. Forse la chiave messa peggio. 
Dopo averla convinta a non suicidarsi nella scena della
Larva ora lo trova in carcere.
Dopo aver aver parlato con lui cerca di convincerlo a non proteggere più il vero colpevole.
Come fine non è male ed io e Emanulle approviamo.
Ma c'è qualcosa che non va. Mi accorgo che durante il dialogo ha parlato sempre mio fratello Simon.
Che niente di quello che tiene segreto Wolff è stato rivelato. Mi accorgo che mio fratello non sa ascoltare.
Voglio intervenire.
 Entrare in scena.
Non ho paura per le sorti della Chiave.
Trovo giusto che non porti tutta la colpa sulle sue spalle.
Ho paura per Simon...   
Così al di sopra. 
Così freddo. 
Così giudice.

Mi avvicino alle sbarre sapendo che non porterò via la Chiave da lui. Non ne ho il diritto.

Cerco, peró, di parlargli.
Gli spiego che non ha ascoltato per un solo istante ciò che Wolff aveva da dire.
Lui mi mostra la prigione in cui si è rinchiuso per le sue scelte. Non quella di sbarre e cemento.
E io vedo quella in cui vuole rinchiuderlo lui privando la chiave di esprimere il suo pensiero e di poter esprimere quello che vorrebbe.
"non è quello che facciamo noi Ali?" mi chiede.
E non so rispondere.
Lasciandolo tornare dal prigioniero faccio un ultimo tentativo.(anche perché il Patrono,giustamente, mi mette fretta. XD)
"non ho mezzi per fermarti Simon. Ma ti prego di non farlo e aspettare."
Ma lui ha Gia preso la sua decisione.

Alberto/Arthur sceglie di reincontrare Anna.
La scena tra loro è bellissima e dolcissima. Temo solo quando dovranno separarsi...

Io scelgo di andare a vedere la ruota panoramica con Christian. Avevo Gia in mente il framing ma lascio a Fabio l'iniziativa.
E lui, come se mi leggesse nella mente, ruba i miei pensieri e descrive la scena. Perfetta. Come l'avrei descritta io.

Tranne per un particolare...

Christian è ubriaco su una panchina.

Panico!!

Mentre mi avvicino vestita di un abito a fiori vecchio stile e un giubbetto in pelle nero anni 80 mi vola via il cappello. 
Si posa sulle sue ginocchia.
Ne approfitto per parlargli.
Gli sorrido.
Ma il sorriso mi sparisce quando mi rendo conto che è anche colpa mia se è così. Delle cose che gli ho detto nella scena della Larva. 
Lui non si ricorda di me mentre gli parlo della meraviglia che suscita in me la ruota. Così come in lui da bambino.

Cerco di scrutare nel profondo del suo animo per vedere quali demoni lo tormentano( uso la mossa. Che fallisce :( ).
Devo rivelargli qualcosa che non vorrei.
Decido di giocare semplice.
E di dare al Patrono qualcosa su cui costruire fiction.
Dico a Fabio che lui si ricorda di me. Della volta prima in cui ci eravamo incontrati.
Temo come potrebbe reagire.
Per fortuna sembra solo annoiato dal mio "perseguitarlo".
Decido di "dargli una spinta".
Tiro fuori un orologio d'argento da taschino.
Glielo mostro.
È fermo.
Gli dico che è come lui adesso. Come ha deciso di vivere la sua vita. 
Ma che dovrebbe ricominciare a viverla e godersi ogni momento in più che gli viene regalato.
Tiro per segnare. Successo.
Lui si blocca un attimo guardando l'orologio.
Tentenna.
Lo tocca.
E l'orologio riparte.
Mi guarda promettendomi che lo farà.
Mi chiede se lo andrò a trovare. 
Io gli rispondo ogni giorno. 
Anche se so che non potrò, ma faro il possibile.
Gli lascio l'orologio nella mano che coni ha a ticchettare insieme alla sua vita.
E rimaniamo li a guardare il "grande orologio".
"abbiamo tutto il tempo" gli dico.

La scena tra le Ali è chiamata da Martino, che decide di ambientarla in una cella della prigione. (scelta che ho trovato suggestiva e meravigliosa <3)

Siamo vestiti da carcerati io e Arthur.
Io in divisa anni 30 a righe e lui arancio.

Simon, no. Simon è ancora vestito come prima. Come se avesse difficoltà a superare quel momento.

Ascolto le sue parole e avverto il peso della sua Ala.
È rimasto ferito dall'incontro con Wolff e sembra aver Gia deciso che non merita di essere salvato.

Sono preoccupata.

Per Wolff che sembra senza salvezza.

Per Simon che sembra aver smarrito la speranza.

Arhur ed io possiamo solo suggerirgli di incontrare le altre Chiavi e sperare...
Stargli vicino e sperare...

Vorrei poter alleviare un po' del peso che sente... 

Ancora penso all'espressione e alle parole di Simon e a quanto può essere difficile ricoprire il ruolo che ci viene dato.

Prima sessione davvero Affascinante.
Non vedo l'ora di giocare ancora.

Un grazie ai miei compagni di gioco.
Siete magnifici. <3

Spero vogliate aggiungere i vostri commenti, AP o pensieri.


Co-Creatore di Dilemma.  -  A gentile richiesta difficilmente dico di no.  -   You may say I'm a dreamer. But I'm not the only one. I hope someday you'll join us...

Mauro

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Chiavi magnifiche, è un'Era che avrei davvero voglia di giocare; complimenti.

Fabio Succi Cimentini

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Qualche pensiero sparso provo a metterlo, anche se vorrei non parlare che vagamente della seconda sessione perché mi piace l'idea che siano i giocatori delle Ali, se vogliono, a scriverne un po'. Qualche ragionamento dietro le quinte allora.

Il ribaltamento di prospettiva da Patrono è una cosa interessantissima. Mi trovo dall'altra parte, questa volta sono altre persone a creare le Chiavi e mia è l'incombenza di prendere queste flag, darvi una personalità a tutto tondo e muoverle io con passione. Devo quindi metterci qualcosa di personale, dare la mia interpretazione di questi personaggi, e così via.

Anna la violinista, per esempio, è il personaggio che sento più vicino a casa. Il suo difetto è non saperci fare con le persone, il fatto sconvolgente che le è accaduto è scoprire di essere stata adottata... e nella mia testa si traduce in una persona estremamente insicura, che nonostante si sia riconciliata con la famiglia - dopo la scena delle Larve, in cui Arthur l'ha fatta desistere dall'istinto di lasciare la città e sparire - ha trovato in quella rivelazione una sorta di crisi d'identità. O meglio, il non sapere il proprio posto nel mondo. Quando la stessa Ala l'ha portata ad indulgere al piacere di suonare (e segnata come Egoista) lei l'ha presa come la propria occasione, non solo per sfogarsi ma anche e soprattutto per piacere agli altri, e ha cominciato a diventare ossessiva. Diventare raggiante, sicura, incurante di tutto il resto una volta presa una mano sull'archetto e l'altra sui tasti.
Ora che c'è stato un nuovo confronto con lui, e che si sente esserci tensione romantica (ma non solo) fra i due... chissà.

Wolf è il personaggio su cui nutrivo invece più timori: quello di non riuscire a renderlo umano, soprattutto. O di andare sul personaggio mostruoso che un'Ala caritatevole avrebbe magicamente redento. Ho cercato di mettere rassegnazione e terrore di affrontare i propri cari dietro la scorza del detenuto abrasivo. E anche qui non c'era il vuoto dietro: quella tag Martire sopra la testa era lì lampante, e mi serviva solo interpretarla. Nel senso di darle forma secondo il personaggio.
"Gli guardo dentro: se lascio la porta della cella aperta uscirà?" "Assolutamente no: lo senti, Wolf si è condannato da solo."

Christian è strano, è forse il personaggio in cui ho messo più dolcezza: è una persona mite colta da un fato ingiusto. Anche quando s'è votato all'alcool, ad una discesa nell'incoscienza in cui sperava che la morte l'avrebbe colto stordito, la sua rabbia mi è venuta fuori - credo - goffa e tinta di debolezza e malinconia. Quando Emmanuelle gli ha chiesto di cogliere il tempo che gli rimane, non ha recriminato: è stato come trovare la spinta che mancava a se stesso*. E s'è trovato a fare da sostegno ad un'Ala in crisi, e per lui è stato semplicemente come dare ad altri un dono ricevuto.

Nel muovere le Chiavi sento un misto di mano del regista nell'andare a colpire le Ali, e assieme di avere un personaggio e dovere semplicemente essere fedele ad esso. A naso direi che serva essere attento agli altri, fare qualche considerazione (ma non troppa) tra una sessione e l'altra - e poi andare ad istinto. Rischiare un po'.

*: nella scena con Arthur, ho fatto dire ad Anna che la voce della coscienza mi aveva fatto tornare a casa. E il problema principale che avverte Simon è proprio quello del mettere le mani nelle persone e cambiarle. Questa strana tensione tra il modo in cui le Chiavi vorrebbero cambiare da sole e il modo in cui queste entità sono quello che volevo fare ma non avevo la forza di fare... è interessantissima. E' sicuramente uno temi che almeno ai miei occhi emergono con più forza.
« Ultima modifica: 2012-12-06 17:24:08 da Fabio Succi Cimentini »
nel dungeon nessuno può sentirti belare  |  emo gamer, sense of wonder gamer, pucci-un-cazzo gamer, vive la varieté.

Mar

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Allora, intanto incollo da G+ i miei appunti al volo sulla prima sessione. Poi, appena riesco, scrivo qualcosa anche sulla seconda.


"Quello che mi ha colpito di più nella prima sessione di gioco, [/size]è stato proprio il rapporto tra le ali.
[/size]Ieri, prima che Simon cercasse di segnare Wollf, costringendolo a confessare che c'era qualcun'altro con lui, durante la sparatoria, Emanuelle, l'ala blu di Marco, ha provato a fermarlo.L'ha fatto cercando di fargli capire che prima avrebbe dovuto ascoltare Wollf, per capire cosa lui volesse davvero.Ora, tagliando con l'accetta (e mi correggerete se sbaglio) ma il dialogo è stato qualcosa di simile.Simon: Wollf è dietro le sbarre. Quando privi un uomo della sua libertà, non puoi aspettarti che sappia cosa è meglio per lui. Io, invece, lo so.Emanuelle: tu parli di libertà. Ma costringerlo a confessare senza neppure parlargli, non è privarlo della sua libertà?Simon: e qual'è la differenza con quello che fai tu? Quando decidi di spingere qualcuno ad agire o quando ne interrompi lo slancio, non lo stai privando della sua libertà? Dobbiamo smettere di fare ciò che facciamo, allora? Non siamo noi, ogni volta, che decidiamo per loro? [Che era una cosa a cui avevo pensato dopo la partita di Rovereto e che sono contento di poter esplorare con Simon, lasciando invece Konstantin a non porsi neppure di striscio questo genere di domande].Poi, durante la scena delle ali, che Simon ha chiamato - un po' melodrammaticamente, lo ammetto - nella cella di un carcere, dopo aver espresso i propri dubbi sulla possibilità di salvare Wollf, Arthur (l'ala arancio di Alberto) si è sollevato oziosa dal lettino (dove aveva passato tutta la discussione steso) per un lapidario: "Dev'essere difficile essere te, fratello".Al che Simon, abbastanza colpito, ha risposto qualcosa come: "Sì, ma qualcuno deve essere me. Se no, voi non potreste essere voi, no?".E il tutto si è chiuso con Simon che riflette sulla domanda di Emanuelle, che gli ha chiesto se lui sente su di se il peso dell'ala che porta"
"Saruman believes it is only great power that can hold evil in check, but that is not what I have found. I found it is the small everyday deeds of ordinary folk that keep the darkness at bay... small acts of kindness and love"

Mar

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Due parole sulla seconda sessione.
Come sempre mi limiterò alla mia scena. Gli altri, se vorranno, diranno qualcosa della loro. (…e comunque se Alberto non lo fa dirò qualcosa io sulla scena di Anna, solo per lodare un altro po' Fabio patrono).
Mi scuso anche se non è un vero e proprio AP. Si parla di una sola scena alla fine e, tranne che per il patrono, posso dire poco in merito ai rapporti tra giocatori (salvo ringraziarli per il partecipato silenzio con cui hanno seguito il tutto).


Simon era uscito parecchio provato dalla prima sessione.
Nel discorso con Emanuelle (vedi sopra) aveva portato avanti una linea dura e intransigente: abbiamo un compito, qualcuno deve pur farlo, è il nostro dovere.
Quello che non è scritto nell'AP sopra è che, cercando di spingere Wolf ad ammettere che la colpa del fattaccio non era solo sua, si era sentito rispondere che, effettivamente, Wolf stava coprendo un giovane collega (con famiglia e bimba piccola a carico) che aveva sbroccato e sparato alla famiglia e che lui aveva semplicemente "finito il lavoro" con la bambina.
Ecco: dopo questo Simon non era più tanto convinto di voler "salvare" Wolf. L'ala verde giudica e, beh, in questo caso non era neppure un giudizio così difficile. Come si può salvare qualcuno che ha fatto qualcosa di così terribile? E soprattutto, vale la pena farlo? Davvero tutti meritano una seconda possibilità, come Simon aveva inizialmente detto a Wolf?


Mi è molto piaciuto che il peso, la difficoltà che sentiva la mia ala, e che in parte sentivo anch'io, sia stato percepito molto anche dagli altri giocatori.


In ogni caso, ci si era accordati perché Simon, adesso, andasse altrove, a tagliare un po' l'aria. L'idea non mi dispiaceva affatto. Un po' del malessere, del peso di Simon me lo sono portato dietro anche dopo la sessione.


Nel corso della settimana, comunque, mi è capitato di pensare a cosa avrei fatto nella prossima sessione e alla fine avevo già ben chiara la scena che avrei voluto giocare.
(Lo so che non si dovrebbe fare, sto cercando di smettere; ma tanto poi il gioco mi frega sempre; vedi sotto).


Nella mia testa Simon avrebbe incontrato Christian in un ristorante, mentre mangiava da solo e si sarebbe fatto raccontare (leggendolo) perché era così solo. Di qualcuno ben doveva essere la colpa no? Magari scoprendo quello e portando l'orologiaio a prenderne coscienza (anche facendo sentire in colpa qualcuno) avrebbe potuto aiutarlo. Simon era molto preoccupato che Christian avesse trovato nelle visite quotidiane di Emmanuelle (destinate ovviamente a finire) l'unica ragione di vita.
Ordinaria amministrazione, diciamo.


Bene. Vediamo cos'è successo in realtà.


In primo luogo, grazie a Fabio. Lui aveva in mente una scena ma mi ha lasciato provare a frammare e mi è venuto dietro.
Quindi siamo effettivamente in un ristorante, uno di quei posti dove finiscono a mangiare persone sole o di passaggio. L'aria è densa del profumo della carne e delle spezie. I vetri sono appannati dal calore.
Christian è seduto, da solo, appunto, con un taccuino blu di fianco, dove scarabocchia ogni tanto qualcosa.


Simon si avvicina, inizia a parlare. Dice che stasera non aveva proprio voglia di mangiare da solo e chiede se può accomodarsi.
Christian lo fa sedere e davanti a due piatti di Goulasch i due parlano un po'.
L'orologiaio mi confessa che sì, una volta mangiava spesso da solo, ma adesso non sempre. Sembra contento, in qualche modo; pieno di vita.
Diverso dalla persona sola e disperata che mi aspettavo di trovare.
Vado con il piano originario e provo a leggerlo. Fallisco.
Devo rivelargli qualcosa che non vorrei rivelare.


Non ho bisogno di pensarci molto. Lo so come si sente Simon.
Quello che Christian capisce è che Simon si sente maledettamente solo e che lo invidia da morire. Perché lui pensava di arrivare lì e trovare una persona messa peggio di lui, triste e sconsolata e invece no. Perfino l'orologiaio senza più tempo è più felice di Wolf; ha qualcuno con cui parlare e con cui mangiare ogni tanto. Ha una speranza.


Christian, che ha capito la tristezza di Simon, si offre di ascoltarlo e l'ala, per quanto poco, si sfoga.
Simon però non vuole disturbare troppo a lungo, anche perché la situazione è strana. E' molto fuori dalla sua comfort zone.
Così finisce di mangiare rapidamente. Vuole andare.
E' contento di aver visto che Christian sta bene, tutto sommato.
Tira fuori un biglietto da visita e glielo lascia, nel caso in cui l'orologiaio volesse mangiare nuovamente insieme, qualche volta. Anche questo l'avevo immaginato in anticipo: ma è bello vedere come il senso del gesto si sia ribaltato, nel suo significato (chi ha bisogno di chi?).


Mentre Simon sta per andare, Christian lo ferma, prende il taccuino e fa vedere al poliziotto il contenuto.
E' il progetto di un grande orologio con la forma della ruota del Prater.
Sono lì che mi aspetto che Christian chieda a Simon cosa ne pensa (strano? sognante? buffo?) e invece Fabio mi spiazza.


"Lei sembra in forma, io è tanto che non faccio attività fisica. Spostare pezzi, muovere casse…potrei avere bisogno di una mano.
Le piacerebbe aiutarmi in questo progetto?", il tutto detto con la timidezza che contraddistingue un po' Christian.


"Molto volentieri", dice Simon, mentre Christian gli dà il suo indirizzo. Poi, un attimo prima di uscire dal locale, si gira di nuovo "Davvero. Molto, molto volentieri".


Tac. Ecco qua. Nelle partite che ho fatto finora a questo gioco c'è sempre un momento in cui mi rompo, in cui il gioco mi colpisce più forte del solito.


Il motivo per cui amo Dilemma è questo. Che, a differenza di tanti altri giochi, spesso quando capita è con emozioni belle, positive, che spesso emergono, all'improvviso da situazioni incasinate e terribili.


Quell'invito di Christian ha dato tutta un'altra prospettiva a Simon. Non solo qualcosa da fare ma, soprattutto, un'offerta di fiducia e di amicizia (quell'amicizia che neppure i suoi fratelli gli avevano mai offerto).
Gli ha ridato un po' di speranza (e mi ha tolto gran parte del peso che la prima sessione mi aveva lasciato).


Ma non solo. Gli ha anche fatto capire che quello che le ali fanno non deve essere fatto per forza come loro hanno sempre fatto; non è l'unico modo. Non serve "mettere le mani dentro le persone" per aiutarle e cambiarle. Non servono immensi poteri cosmici.
E questo ha incasinato da morire la scena delle ali, di cui magari parlerà qualcun'altro.
"Saruman believes it is only great power that can hold evil in check, but that is not what I have found. I found it is the small everyday deeds of ordinary folk that keep the darkness at bay... small acts of kindness and love"

Manuela Soriani

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Questi AP sono davvero bellissimi!

Ora voglio leggere anche di Arthur e di Anna.
^_^
Co-Creatrice di DILEMMA. Amante del GWEP. Non mettetemi in difficoltà con ambientazioni storiche. Il mio amore per Kagematsu/KaGaymatsu tocca le stelle.

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