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Quisquilie grammaticali qui!

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Matteo Stendardi Turini:
Sì, ma ci sono da fare alcune considerazioni:
1) il latino è la lingua da cui deriva l'italiano (al contrario del greco)
2) il latino è alla base della cutura occidentale europea (come il greco)
3) Serianni sostiene che l'uso di forestierismi inglesi sia ormai acquisito, quindi parole come computer o flash, correttamente, non siano da accordare alla maniera inglese, ma rimangano invarianti.
D'altro canto, aggiunge, parole di lingue i cui prestiti siano meno diffusi in italiano, sono probabilmente più correttamente utilizzate se declinate secondo la modalità nativa (ad esempio: Land [unità territoriale tedesca, tipo la 'regione' italiana] non è utilizzata comunemente in italiano; secondo Serianni, quindi, sarebbe scorretto scrivere 'land', anche per il plurale, mentre la dicitura corretta sarebbe Länder [con la maiuscola iniziale]).
Stesso discorso fa per le parole francesi traducibili: se anziché utilizzare 'raggrinzito' usi fané, ci si può attendere che tu sappia declinare il plurale femminile in fanées, altrimenti, grazie, puoi parlare in italiano. Questoi non vale per le parole intraducilibili, tipo tailleur, diventate ormai parte dell'italiano corrente.

Poi ognuno scelga in base alla proprie preferenze come comportarsi; l'importante è essere consci dei sottesi impliciti delle proprie decisioni.

Mauro:
Premetto che vado a memoria, ma direi anche io che le parole straniere non si declinano in alcun modo; il dubbio mi viene per quei termini che non sono ancora entrati in Italiano (se per esempio usassi printer in un discorso), ma in tal caso, anche se si facesse il plurale, sarebbe da fare il plurale come da lingua originale, non adattandolo all'Italiano, né partendo dal presupposto che sia Inglese. E, sulla difficoltà di quest'ultimo punto, il plurale di "robot" è raboti (non assicuro che non ci siano diacritici strani), perché è parola ceca.


--- Citazione ---[cite]Autore: Matteo Turini[/cite]1) il latino è la lingua da cui deriva l'italiano (al contrario del greco)
2) il latino è alla base della cutura occidentale europea (come il greco)
--- Termina citazione ---

Dovrebbe comunque valere lo stesso criterio: se è entrato a far parte dell'Italiano, invariante; altrimenti... vedi sopra: forse varia, ma per sicurezza devo controllare.
Personalmente, quando per qualche motivo devo usare un termine straniero tendo a non variarli mai, semplicemente perché non è detto che li declinerei nel modo giusto (vedi raboti; o "silos", per cui a volte si vede un goffo siloses, ignorando il fatto che "silos" è già plurale, oltretutto nemmeno dell'Inglese).


--- Citazione ---parole di lingue i cui prestiti siano meno diffusi in italiano, sono probabilmente più correttamente utilizzate se declinate secondo la modalità nativa
--- Termina citazione ---

Non penso sia tanto questione della frequenza di prestito, quanto del fatto che siano o no entrati in Italiano.

Matteo Stendardi Turini:
Riportavo solamente il commento di Serianni.

Personalmente,  vario solamente quelle poche parole latine e greche che conosco (curriculum/curricola [EDIT: in realtà, comunque nemmeno io dico curricula vitarum -credo sia la declinazione corretta-], topos/topoi, medium/media [su quest'ultima ho letto una fulminante battuta di Eco: "Il medium (o, per gli ignoranti, il media)"]...). Ma in realtà non ho una visione molto decisa sulla questione.

Il suggerimento di Serianni sull'estensione della conoscenza dell'uso mi pare un buon discrimine, se non si adotta lo statuario punto di vista della Crusca.

lapo:
Personalmente, segnerei come errore grave tutti i tuoi esempi (curricola, topoi, medium usato nel senso di mezzo di trasmissione e non di chiromante), ma purtroppo non ho delle prove per appoggiare questa mia idea.

Renato Ramonda:
Il fatto che Eco sostenga che usare media al singolare sia da ignoranti tenderebbe a confermarmi che sia l'uso corretto. Eco e' famoso per darsi un tono. :)

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