Autore Topic: [Dilemma - Resoconti] Sfumature di Rosso nel grigio di Praga  (Letto 2077 volte)

Marco Andreetto

  • Facilitatore
  • Membro
  • *
  • Mr Mac
    • Mostra profilo
Scrivo questo Resiconto dopo l'Era di Dilemma giocata nel weekend con:

Michela da Sacco come Patrono
Francesca da sacco Ludwig ala indaco
Manuela soriani Felix ala arancio.
Io Mykhail ala rossa

Devo dire che l'Era è stata bellissima e mi ha coinvolto molto ma non è stata un'Era facile e non ha avuto una storia lieta.
È stata la prima esperienza di Michela come Patrono.

Spiegatole in mezz'ora il funzionamento del gioco dal lato del Patrono(aveva giocato solo come Ala, finora) abbiamo iniziato.

Scelta del luogo dove sarebbe stata giocata l'Era.

Eravamo tutti e quattro giocatori che avevano già provato Dilemma e quindi abbiamo voluto sperimentare un'ambientazione un po' diversa dal solito presente.
Abbiamo deciso di giocare in una ucronica Europa steampunk nella quale l'impero britannico dominava fino ai Carpazi. A Praga precisamente. Una Praga gotica  coi draghi, gli alchimisti ma anche la discriminazione delle donne rispetto alla possibilità di imparare la magia e degli schiavi di essere padroni del loro destino.

Creazione delle Chiavi.

La prima Chiave è Caterina.
Donna giovane
Bella ma povera. Sa mutare il suo aspetto ma lo nasconde. Vende verdure al mercato. 

La seconda Niccolaj
Età apparente 30. 
Ha un magnetismo verso le altre persone che è fortissimo.
Ha un grande problema che lo affligge. È immortale.
I suoi genitori, immortali come lui, si sono fatti ibernare per fuggire a una vita eterna e sempre uguale a se stessa.

La terza Chiave è Andrea.
25 anni. Di colore. Schiavo.
Di nascosto fa scappare oltre confine altri schiavi per denaro. Finche non trova morto nel suo letto una mattina, il suo padrone.
Chiavi bellissime e molto affascinanti.

Scena delle Larvae.
Mi tocca in sorte di giocarla con Caterina.
L'idea mi allettava. La Chiave era stupenda e delicata.
Il Patrono crea la scena al mercato quando, finita la giornata, Caterina si accorge che le è sparita la cassetta dei soldi. Sta per dirigersi verso un altro mercante dall'aria un po' losca quando
La prendo per un braccio e la fermo. 
In quel momento comincio a pensare a che personaggio vorrei fare.
 Lei si ferma e mi mostra il suo lato fragile e bisognoso.
E io cerco di avvicinarmi a lei. Di essere dolce e comprensivo. Ho paura di ferirla. Ho un po' paura di fare la cosa sbagliata o di essere troppo irruento con quella creatura meravigliosa e fragile.
Lei mi mostra il suo essere umana. Con i suoi pregi e i suoi difetti. 

La vedo presa dai bisogni quotidiani di sopravvivere invece di dedicarsi a qualcosa di più importante. E li scelgo di prenderla per mano. 
Sanare le ferite recatele dall'aspra vita di tutti i giorni e indicarle una via da seguire nella quale possa splendere. 
Le dico di dedicarsi ai suoi sogni. E come un ingenuo innamorato mi allontano dalla sua vita.

Assegnazione delle Ali.
Michela mi propone l'Ala rossa. Resto sorpreso ma mi piace. 
Scelgo di giocare un'Ala alla ricerca. Alla ricerca di qualcosa di prezioso. Purtroppo come un bambino che non sa che puó far male così, mykhail scende sulla terra tra le chiavi.
Sguardo caldo. Stile spontaneo.

La prima scena scelgo di giocarla con Caterina, di nuovo.
 Scelgo di sentire cosa vuole il mio personaggio e lui vuole tornare da quella ragazza per scoprire cosa in lei lo affascina.
Lei vive in una casetta di mattoni in periferia. 
Busso alla sua porta. 
Lei mi apre. 
Mi fingo aggredito poco distante e in cerca di un posto dove rifugiarmi.
Lei mi accoglie, gentile ma timorosa. Le chiedo di passare la notte in casa sua. 
Sento il calore del suo cuore riscaldare l'ambiente più dei pochi ciocchi di legna che si consumano nel camino.
Lei mi dice che posso passare la notte sul pavimento in cucina. 

Ma io voglio di più. 

Voglio assaporare fino in fondo quello che intravedo in lei. 
E decido, iniziando una serie di errori interminabili, di prendermi con la forza, la sua volontà e il suo amore.

Qui incontro per la  prima volta il PG di Manuela, Felix.

L'altra Ala, Ludwig, non interviene solo perché può entrare un'Ala alla volta nelle scene degli altri. 

Manuela tira i dadi per far intervenire il suo PG.
Ottiene un successo pieno.

Felix bussa alla porta. 

Caterina si allontana da me.

Lui si spaccia per un poliziotto.
Il successo pieno di prima da a Manuela la possibilità di fare una mossa prima che io possa usare la mia e prendere il cuore di Caterina.
Lei sceglie di usare la mossa per far cambiare idea alla Chiave.
 Successo.

Felix dice a Caterina di non fidarsi perché ci sono state delle aggressioni lo vicino e qualche malintenzionato potrebbe approfittarsi delle donne sole.

Lei gli crede.

Entra in casa e mi indica la porta.
Sono costretto ad andarmene senza aver trovato quel che cercavo. Ma giurando vendetta a mio fratelli.

Non so se è stato per ripicca o perché veramente vedevo un fine più alto per Andrea quando sono andato ad impedire a Ludwig (nella sua scena successiva)di dargli un po' di sollievo dalla causa che lo stava martirizzando.

Prima scena tra le Ali.
Quante incomprensioni e quanti scontri. Ognuno col proprio modo di vedere le cose. E dentro quella rabbia che mi montava, alla quale non volevo cedere, non trovavo un modo per spiegare ai miei fratelli le mie motivazioni.
Quanto li ho odiati perché non riuscivano a capirmi.
E più li odiavo più non comunicavo.
Ci siamo divisi con l'odio nel cuore.

Nelle varie scene cercavo di avvicinarmi alle Chiavi. Di conoscerle. Di scoprire quel qualcosa di meraviglioso che ci aveva attirato qua. Ma il modo brusco che avevano i miei gesti e  il velo di stoltezza che avevo scelto di porre sul capo della mia Ala mi impedivano di scorgerlo e di amarle.
Gli scarsi successi con le mosse mi permettevano di ottenere quello che volevo ma non la soddisfazione nel farlo.
 Quante decisioni amare. 

Sentivo che non riuscivo a migliorare le loro vite e non capivo il perché...

Forse il più grosso errore l'ho commesso quando ho costretto, con una mossa, Andrea a cercare vendetta contro mio fratello Felix. 

Speravo che questo scontro rinforzasse il loro rapporto. Che li spingesse a cercarsi con piu forza.
E invece...

Dopo quella occasione Felix non ha più cercato di venirmi incontro. Di abbracciarmi. 
Quando l'ho visto piangere.
 Fragile. 
Sotto l'albero. 
Il mio cuore era colmo di tristezza. 

Sentivo d'aver fatto la cosa sbagliata ma le mie motivazioni erano più alte. Credevo.

Niccolaj ho cercato di avvicinarlo attirato dalla bellezza della sua maledizione e della sua anima. Ma la sorte e il mio senso di colpa mi hanno impedito di infrangere la sottile barriera che sentivo tra di noi per cercare di toccare la sua anima.

Cosa che invece riusciva ai miei fratelli.

Quanta grandezza vedevo in Felix e Ludvig che rendevano il mio essere e il mio agire ancora più piccoli. Quanta rabbia che mi impediva di chiedere aiuto.

Quante decisioni sbagliate. Quante debolezze. L'unica volta che sono riuscito ad arrivare in fondo è stato per fare provare dolore a mio fratello.
Mi accorgo solo ora cue lo sguardo di Ludwig non era di giudizio ma di comprensione e pena.
Troppo tardi.
Troppo poco tempo per cambiare le cose e troppa paura di sbagliare ancora...
Ho deciso. Non avrei più agito per il compito che il destino o chissà quale ironica creatura avesse scelto per me.
Chiesi per favore, mettendo da parte il mio carattere e il mio orgoglio, ai miei fratelli di porre rimedio a quello che la mia incapacità e i miei errori avevano causato.
Chiesi che loro si occupassero di Caterina.

Ma sapevo che dovevo incontrare ancora una volta quelle persone che erano lungo la mia strada. 

Scelsi di andare da lei per dirle che avevo sbagliato. Sbagliato a scegliere. Sbagliato ad agire. Sbagliato a sbagliare. E che non avrei più agito per non sbagliare più.

Neanche davanti al suo disperato bisogno di me ho agito.

Neanche davanti alla sua richiesta di fermarla ho agito.

Neanche davanti ai suoi occhi.
Alla sua anima che anelava la mia ho agito.

Il mio cuore piangeva e gridava davanti a quegli occhi ma non volevo sbagliare...

E ancora ho sbagliato.

Lei stava cadendo e mi tendeva una mano...
E io ho scelto di lasciarla cadere.

Sapevo che i miei fratelli avrebbero rimediato ai miei errori.
Avrebbero agito meglio di come mi ero dimostrato.  Incapace.

Ho scelto di fare la scena dell'addio con Andrea.
Anche perché non avrei potuto fare diversamente avendo Segnato solo lui e, forse, con il mio più grave errore. Ma il gioco permette per un ignoto meccanismo di trovarsi a dover fare ciò che vogliamo fare quando è giusto farlo. O forse succede sempre per caso...
Resterò con questa mia illusione che il gioco funzioni in una maniera che neanche noi che l'abbiamo creato speravamo così meravigliosa.

Nella scena con Andrea ho voluto fare ciò che avrei dovuto fare fin dall'inizio. Sedermi con loro. Parlare con loro. Vedere ciò che loro vedevano. 

È stato meraviglioso.

Per la prima volta ho compreso quanto era meraviglioso ciò che noi Ali dobbiamo fare.

Prima di quella scena pensavo che sarei caduto perché non mi ritenevo degno di essere Ala.
Anzi, avevano ragione i miei fratelli quando dicevano che in quest'era avrei avuto bisogno io di un'Ala che mi guidasse.
Ma il mio orgoglio a cessato di rendermi cieco quando ormai era troppo tardi.
Troppo tardi per quest'era.
Ora vedevo la luce brillante delle nostre Ali.
 Le sfumature colorate che scorrevano nel nostro essere in bilico tra il divino eterno e immutabile e l'effimero umano essere travolto delle emozioni e dal destino.

Sarei salito. Sereno.
Sapevo che avrei avuto un'altra occasione.

Sentivo la tristezza di aver perso un'occasione ma avevo la speranza che non sarebbe successo anche la prossima volta.

Invidiavo Ludwig e Felix che avevano trovato un  motivo per restare. Qualcuno che valesse l'eternità...

Ludwig è caduto. Per Caterina. Per Niccolaj, per Andrea. 

Per se stesso e per noi.

Ludwig era amore. Amore per tutti coloro che ne avevano bisogno.

Anche per me che non l'ho capito.
Grazie.



E invece Felix ha deciso ascendere. Con me.

Tendendomi la mano per salire assieme.

E li ho deciso di non sbagliare ancora, e prendendogli la mano siamo tornati ad essere sfumature nel corso del tempo...

In questo resoconto ho cercato di raccontare quello che facevo e decidevo io(Marco) e quello che faceva e decideva Mykhail. Ma Dilemma è un gioco dove è facile confondere le cose perché il confine è molto labile.
Perciò capisco che ci sia un po' di confusione.
Avevo bisogno di scrivere tutto quello che avevo provato in quest'era meravigliosa e di mettere nero su bianco la storia di mykhail.
Avevo paura di aver fatto un pg "sbagliato" di aver "rovinato" il gioco a tutti. 
E invece mi rendo conto solo ora che tutto è stato perfetto così.

Magari triste.

Ma non lo cambierei...
Co-Creatore di Dilemma.  -  A gentile richiesta difficilmente dico di no.  -   You may say I'm a dreamer. But I'm not the only one. I hope someday you'll join us...

Tags: