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Giocare sempre gli stessi personaggi

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Patrick:
Ciao a tutti

Condivido con voi alcuni pensieri che ho avuto riguardo a quei giocatori che tendono a giocare sempre lo stesso (tipo di) personaggio. Ad esempio io :s

Io distinguo due casi in cui avviene: se è fatto volontariamente e consciamente, o se lo si fa senza accorgersene.

Nel primo caso, posso portare qualche esempio mio. Ho a lungo giocato a D&D (e altri giochi e gdr fantasy), e ho quasi sempre fatto il master. Ma quando facevo un personaggio, era sempre un elfo mago. Volevo giocare un elfo mago, e tutti i personaggi che giocavano erano così. Si distinguevano forse in alcuni aspetti l'uno dall'altro, ma erano sempre elfi maghi. Pensandoci, sono arrivato alla conclusione che il mio problema era che non riuscivo mai a giocare quel tipo di personaggio in maniera soddisfacente. Non per problemi miei o di qualche altra persona in particolare, ma semplicemente perchè le campagne non duravano mai più di qualche sessione (alcune anche una sola).
Per estensione (e altro esempio), mi capita ogni tanto di avere un concetto di personaggio che mi piacerebbe tanto giocare, e di fare personaggi simili a quello. Ad esempio qualche tempo fa ho riletto Ragazze Lupo, un romanzo su una adolescente complessata a londra, che è anche la figlia minore del signore dei Licantropi. Dopo aver letto quel libro avevo una gran voglia di giocare un personaggio grosso, feroce, cattivo, forte.
Pensandoci, facevo (consciamente) personaggi "tutti uguali" per due motivi: innanzitutto perchè non riuscivo a giocare quel personaggio in maniera soddisfacente, non riuscivo a "completare" un personaggio di quel tipo. Il secondo motivo era semplicemente perchè avevo voglio di fare quello in quel periodo (e si collega credo al primo motivo: una volta fatto un ciclo di gioco soddisfacente con un dato pg, credo che la necessità di giocare un pg di quel tipo sia soddisfatta).

L'altro caso invece è più sottile, ed è una cosa di cui mi sto rendendo conto ora. Faccio un esempio di cosa mi è successo di recente: qualche settimana fa ho giocato una demo del Mondo dell'Apocalisse con Ezio come MC. Ho fatto un operatore, un broker di affari in un piccolo villaggio-oasi in mezzo al deserto. Gentile, giovane, carismatico, dallo sguardo che ispira fiducia, con le mani in pasta dappertutto e che non si fa problemi a sporcarsi le mani se serve (ma questo non lo dice in giro). Ad un certo punto (non ricordo per quale motivo, forse per le St, forse per una discussione post-giocata), esce la domanda: Qual'è la più grande paura di Wilson? E la risposta è: restare solo. Lui ha un piccolo impero, con gente fidata al suo servizio. Tratta bene tutti, e in genere la gente lo rispetta. Ma non ama nessuno, e non ha veri amici. Conosce le persone solo in maniera superficiale (per quali motivi probabilmente l'avremmo scoperto giocando).
Flash foreward all'altra sera, pitch di AiPS via hangout, col Vellu come produttore. Nel mondo moderno viene creata una realtà virtuale (DreamNet) accessibile attraverso una specie di diadema supertecnologico mentre si dorme. Io faccio "quello che contrabbanda diademi". Sono un padre di famiglia, tecnico informatico, sento mia figlia (il pg di Giulia) solo di rado, e vivo da solo. Nel mio magazzino incontro i miei clienti a cui contrabbando diademi (quasi come uno spacciatore). Il mio problema: "non riesco a coltivare legami". Lui ha contatti con tante persone, sia "online" (in DreamNet) che dal vivo. Ma sono persone che conosce in maniera superficiale, magari perchè sono suoi clienti, non ha nessuno che gli sia davvero vicino. E il suo lavoro non gli dà il tempo di coltivare amicizie o relazioni profonde. è, fondamentalmente, un uomo solo. E lì mi rendo conto: cacchio, questo personaggio ha tantissime cose in comune a Wilson (anche se non sono lo stesso personaggio).
Perchè è successo? Sinceramente non ho ancora trovato una motivazione: forse sono io che sono così? Quelli sono aspetti miei personali che, volente o nolente, fluiscono nei personaggi che gioco? (deltronde non è la prima volta che mi sento dire "Hai di nuovo fatto un personaggio come [nome di un mio altro personaggio, solitamente un qualche tipo di capetto]", oppure "Questo tuo personaggio è proprio pattoso"). Oppure semplicemente in questo periodo ho bisogno di giocare, di esplorare, un personaggio che ha questa caratteristica? Una volta giocato in maniera soddisfacente un personaggio simile (e sviscerato questa tematica), ci sarà qualche altro aspetto ricorrente nei miei pg?



Ecco, questi i miei pensieri e le mie riflessioni a riguardo.
Lascio qualche spunto di riflessione/discussione:
A voi è mai capitato? Avete avuto periodi in cui giocavate sempre la stessa tipologia di personaggio? Se si, a cosa era dovuto, cosa vi spingeva a farlo? Lo facevate consciamente? Se no, come reagivate quando ve ne accorgevate?

Michael Tangherlini:
Il mio ultimo gruppo di gioco aveva un giocatore che creava personaggi con lo stampino: sempre schizoidi asociali pieni di risorse, che fosse una campagna pseudo-mito-storica a D&D in cui il teamwork contava (ma che veniva regolarmente sputtanato dalle manie di isolazionismo del suddetto) o una campagna sci-fi D20 Modern. Snervante e noioso oltre ogni misura.


-MikeT

Lavinia:
Hmmm, mi è capitato coi tradizionali di giocare (tre volte in 6 anni abbondanti di gioco) personaggi che erano medici o scienziati, ma si trattava più di colore che altro ed è stata una scelta precisa: essendo i miei studi in campo scientifico, soprattutto biologico, mi piaceva poter inserire in gioco un po' di technobabble partendo da ciò che sapevo. Erano in realtà personaggi molto diversi, aldilà di questa cosa, ma mi è capitato di essere poi chiamata (fortunatamente non dalle persone con cui gioco) "quella che gioca lo scienziato" perché... giocavo lo scienziato, e questo per chi è abituato a certi giochi in cui le stat e abilità varie sulla scheda sono più importanti del personaggio in sè diceva tutto ciò che dovevano sapere sul personaggio.

Mi è capitato di giocare un Quarantine in Apocalypse World ma purtroppo la campagna si è troncata dopo qualche sessione, e adesso ho voglia di giocare un altro Quarantine (non lo stesso personaggio) perché mi è rimasto il "prurito" di esplorare il tema che propone, e credo che questo si ricolleghi all'elfo mago di Patrick.

Adesso con MH mi è capitato due volte in fila di avere personaggi che vorrebbero solo che tutti vadano d'accordo e siano accettati per quello che sono, sia sul piano sentimentale che per la vita di tutti i giorni. In effetti queste due cose sono basi piuttosto solide della mia personalità, quindi probabilmente è un periodo in cui mi viene da giocare personaggi piuttosto "trasparenti", ma mi ci è voluto un attimo per realizzare cosa stessi facendo e non è stata una cosa volontaria. Non è una cosa che mi dia fastidio, se una parte di me emerge nel pg involontariamente allora vuol dire che probabilmente è importante, e non ha senso cercare di "toglierla", ma piuttosto sforzarsi di capire perché proprio quella e non un'altra.

Ezio:
Ultimamente mi dicono che gioco sempre il "ribelle idealista".

Io non me ne accorgo neanche e anzi, a volte mi sforzo attivamente di andare in direzione opposta. Però inizio a pensare che quella sia semplicemente una parte di me molto preponderante, che finisce inevitabilmente per filtrare e colorare il mio gioco.

Mattia Bulgarelli:
Su questo argomento avrei da scrivere una VAGONATA di cose.
Un centinaio di pagine, più o meno... Facciamo che riassumo per sommi capi.

* Io ho dei "personaggi ricorrenti" che mi piace mettere in scena quando appropriato.  Per esempio, il mio PG della partita di 1001Notte ad INC era un mio personaggio nato in un'altra ambientazione arabeggiante (DnD 3.5, alla faccia del "gioco diverso", eh? ^^; ). Non è stato minimamente un problema, perché conoscevo il punto di partenza del PG ma non quello di arrivo (vedi il punto sui "personaggi esausti" sotto).

* per contro, mi piace cambiare. Consciamente. In Monsterhearts "nel mio salotto" faccio una Queen femmina e zoccola. Questo weekend ho giocato una Selkie molto timida e casta. Domani sera giocherò l'opposto della Queen: l'Hollow. Eppure è lo stesso gioco. ^_^ Anche con i miei "PG ricorrenti" faccio un po' di rotazione... è come fare un casting avendo una lista di "attori" da cui scegliere.

* Nel mio "gruppo storico" ci conosciamo abbastanza bene da sapere quali sono gli archetipi ed i tropes preferiti da ognuno. Il giorno in cui Ronny giocherà un PG veramente stronzo ed insensibile ai problemi altrui mi stupirò MOLTO: so che gli piace avere "pg che aiutano". Per chiarezza: non "supporting roles" stile "il chierico", intendo "personaggi che stanno bene quando usano i loro poteri per il bene di qualcuno. Tipo il guerriero che gioca di squadra e vuole difendere le persone care"...

* ...ma penso che sia normale. Le persone, quando creano, hanno uno stile. E giocare un PG è un atto creativo. Nel tuo PG (tu = chiunque) ci metti quello che in quel momento vuoi vedere in scena (anche). Ci sono certi "temi ricorrenti" negli autori, chiunque abbia approfondito davvero un autore lo vede con i suoi occhi (devo fare esempi?), non vedo perché per i giocatori dovrebbe essere diverso.

* esattamente come per gli autori di fiction che si ripetono nelle loro opere, anche i giocatori che fanno ESATTAMENTE gli stessi personaggi si rendono noiosi, perché sai già come va a finire. Sono personaggi esausti, che non soprendono gli altri. E' il motivo per cui ad un certo punto ho mollato lì alcuni generi di manga (leggi: quasi tutti): perché riprendevano degli archetipi consunti al punto che erano stereotipi. Cfr. anche INCbook 2012, l'articolo di Ezio sulla "commedia dell'arte del GdR". Cheppalle.

Domande, Patrick, su qualcosa cda approfondire?

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