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Cosa vi aspettereste da una pubblicità sui giochi di ruolo?

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Ariele Agostini:

--- Citazione da: Fabio Succi Cimentini - 2012-06-02 16:17:00 ---Non saprei come adattarlo al format pubblicitario, ma per me Tabletop della Geek & Sundry è un ottimo modo per parlare di giochi via video. Non ha ancora trattato di Gdr, ma lo attendo al varco.

--- Termina citazione ---

Lo adoro. Spero solo che passando ai GdR non diventi un Fiasco... ;-)

Dairon:
Intendo che la gente sa cos'è un romanzo, un'auto, un profumo, un rave, una console, un incontro di wrestling. Tra l'altro nell'unico caso che forse non è troppo chiaro, il rave, tutto sommato è mostrato cosa succede rispetto ad un generico concerto. Non credo la gente tuttavia abbia un'idea concreta di com'è un gioco di ruolo, o almeno ce l'abbiano in molti.

Quindi semplicemente mi domando: d'accordo il cercare le info concrete dopo, ma funziona per prodotti per cui un'ampia percentuale della gente non abbia idea di cosa ha davanti?
In effetti... non saprei nemmeno che pubblicità televisive possano esserci che lavorino così senza contesto per il consumatore (prodotti estremamente innovativi, tipo il Segway? Boh?). Per questo chiedo, evidentemente te ne intendi.

Michele: solo?  ;)

il mietitore:

--- Citazione da: Michele Gelli - 2012-06-02 18:04:42 ---Non per smorzare gli entusiasmi, ma avete idea che lo spot della PS vita faccile facile è costato 200.000 ~ 300.000 euro?

--- Termina citazione ---


Si beh. Considera però che se oggi nessuno in questo ambiente può fare investimenti del genere è proprio perchè, come scrivi te nell'articolo dell'INC Book di quest'anno, non ci si è tenuti al passo coi tempi. Non è che la Sony ha sempre fatto pubblicità da 300.000+ euro, ma è ad esempio passata per cose anche più semplici come questa. E ancora oggi produttori di videogiochi indipendenti pubblicizzano ad esempio i loro giochi così. Ok che la PS Vita è il caso limite, ma secondo me c'è spazio per fare comunque *qualcosa*, e credo che l'evoluzione di questo hobby non possa prescindere dal rimodernare la propria immagine, passando appunto attraverso una qualche forma di pubblicità.


@Dairon: Non so. A naso mi viene da dire che una pubblicità di qualcosa di sconosciuto ha meno influenza della pubblicità di qualcosa di un po' noto (come la PS Vita appunto). Però secondo me un qualche effetto lo ottieni lo stesso. È una di quelle cose che vale la pena di scoprire direttamente sperimentando ^^

Moreno Roncucci:
Se quelli sono gli esempi cambierei il topic in "...da una pubblicità MARAGLIA sui giochi di ruolo"...   8)

Insomma, sono esempi di pubblicità per me estremamente controproducenti: il primo spot mi pare ridicolo e mi porterebbe a vergognarmi dell'eventualità di andarci, il secondo mi farebbe scegliere un altra consolle, il terzo quando lo vedevo in TV mi faceva vomitare abbastanza da cambiare canale, almeno finchè non finiva (e pensare che Nicole Kidman per me è una delle attrici più belle del mondo, associarla a quella cagata non fa rendermi lo spot ancora più ripugnante)

Questo non significa che siano sbagliate (se continuano a farle si vede che rendono... o che non sanno come farle altrimenti), ogni pubblicità ha un target e si vede che io non faccio parte del target di queste pubblicità.

Il problema è che io sono sicuro invece di far parte del target di una INC: e il primo spot mi terrebbe lontano. (anche gli altri due, ma il primo è l'unico su un evento).

Nella pubblicità non bisogna cercare il target più grande, bisogna cercare il target giusto (per esempio, una pubblicità sugli assorbenti interni che convincerebbe il 99% degli... uomini, non sarebbe molto efficace).  Ora, non mi pare che il target del primo filmato sia quello che voglio vicino al mio tavolo quando devo cercare di concentrarmi per giocare La mia Vita con Angelica. Probabilmente terrebbero la musica troppo alta mentre giocano con la playstation.

A parte questo, il problema che hanno dovuto affrontare con quelle tre pubblicità, secondo me, è la banalità e la poca attrattiva dei prodotti presentati. Non puoi far sentire un odore via video, quindi sarebbe solo una bottiglietta. Una persona che gioca con una consolle non importa se si sta divertendo un casino, a vederlo è uno che si agita davanti ad uno schermo (notate invece come le pubblicità cerchino di contrastare questa cosa evidenziando gli aspetti sociali, con gente che gioca nella stessa stanza - cosa che in effetti è un po' la negazione dei vantaggi del gioco online che stanno pubblicizzando...).
Quindi non possono in realtà descrivere il loro prodotto, perchè non avrebbe attrattiva. Devo vendere "storie". Vendere l'idea di "essere protagonista di una storia".

Ma un momento...  noi abbiamo un hobby in cui diventi protagonista di una storia! Cioè proprio quello che la gente cerca! Siamo a cavallo!

No. Non proprio. Noi abbiamo un hobby in cui non ti VENDONO una storia di cui sei protagonista, ma ti danno i mezzi per fartela da solo. Bricolage. Non sono film, sono cineprese.  E come al solito, non è tutto dentro la scatola, quel che ti serve.

OK, allora vendi l'esperienza, mostri cosa avviene nell'immaginazione? OK. Cosa? Spadate contro i mostri? O storie d'amore fra un samurai e una vedova? Esiste una pubblicità di entrambe le cose?

E qui arriviamo ad un altra mia obiezione: fare pubblicità "ai gdr" o "alle convention di gdr" non ha senso, è come fare pubblicità "ai film" o "ai libri".

La pubblicità si può fare ad uno specifico gioco, o a una specifica Con.

E se fai pubblicità ad una Con , devi "vendere" l'esperienza reale della Con, sennò dopo il primo anno chiudi perchè ti sei sputtanato ("non c'erano nemmeno le consolle, volevano farmi recitare come un attore"...)

Come farei pubblicità alla INC? Filmato con (1) panorama e bellezze di bertinoro, (2) specialità tipiche, (3) un sacco di gente, di entrambi i sessi, che mangia e beve allegramente, e (4) carrellata su tavoli da gioco, tutti misti con maschi e femmine, "normali" (cioè, non spettinati e con la barba di due giorni, ma nemmeno fotomodelli). Quest'ultima parte sarebbe la più difficile, perchè dovrebbe incuriosire ma non promettere cose che non può mantenere. Perchè la InTerNosCon si basa come concetto che NON E' UN ATTIVITA' PROMOZIONALE O DI VENDITA.  Non è come Lucca dove "più biglietti stacchi e meglio è", alla Inc si fanno PARTITE, non DEMO.   Se la pubblicità attira la gente sbagliata, uccide la INC anche per noi.

(ovvio che, come segnala Michele, stiamo a parlare giusto per il gusto di parlare. In realtà la pubblicità giusta per la INC è il passaparola, perchè costa poco...)

il mietitore:
Tu Moreno non hai proprio il buon gusto U_u


Scherzi a parte ok: come ogni cosa una pubblicità del genere può non funzionare con tutti. Io faccio evidentemente parte di quel target, e sono anche parte del target delle CON, per cui a naso le due cose non sono vincolate.


Da una tua osservazione mi viene il dubbio che il post di apertura non sia chiaro: io qua mi sto riferendo alle pubblicità di *casi specifici*. Ovvio che non puoi fare un'unica pubblicità per tutte le CON (e che è, una pubblicità progresso?), anche perché la vedrei ben ardua pubblicizzare assieme la INC e la CottoCon. E ovviamente non puoi pubblicizzare allo stesso modo due giochi diversi. È chiaro che la pubblicità è specifica, non generica.


Relativamente alla dimensione del target: secondo me pubblicità del genere puntano sulla scrematura data da internet. Mettiamo che io veda lo spot della PS Vita, mi gaso, e vado su internet a cercare di che cosa si tratti. È in questa fase che poi, vedendo il prezzo e i giochi di lancio, mi decido eventualmente a comprarla, non vedendo la pubblicità. Lo stesso discorso varrebbe per una pubblicità del genere riferita ad un gioco di ruolo. Vedo qualcosa di strano e mi dico: "che è?" Poi cerco su internet e scopro che è un gioco di ruolo, che costa X, che parla di determinate tematiche. Se voglio ne stò lontano, ma potrebbe anche darsi che io scopra per la prima volta l'ambiente in questo modo; mi dimostro interessato, compro il gioco, e mi si apre letteralmente un mondo.


È come se la pubblicizzazione del prodotto passi attraverso due stadi, credo. Il primo è quello in cui rimani colpito dall'esperienza, il secondo è quello in cui indaghi e scopri che cosa fosse quell'esperienza; questo permette una maggiore visibilità e pure una maggiore informazione di ciò che una pubblicità qualunque mi direbbe. Tanto per capirci: se vedo una pubblicità della INC come quella che tu hai descritto, per quanto onesta e veritiera che sia, corro il rischio di non rendermi conto quanto sia eccitante (c'è gente che tira dadi attorno a un tavolo e che mangia? mah...). Per cui magari non faccio il passo ulteriore di andare sul sito della INC a informarmi e capire che cosa sia.

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