Torniamo sulla retta via.
Scusate se non l'ho riletto, ma è già lungo scriverlo... Prometto che poi unisco tutti gli AP, li metto a posto e magari li traduco.
Le tre di notte, il telefono squilla e mi sveglia. Rispondo abock che mi chiama in un vicolo nella parte malfamata della città. Non gli rispondo e attacco, ma poi mi vesto, salto in macchina e vado da lui. Perché mi fido di questo vampiro quando tutti gli altri lo detestano? Perché mi sembra il più umano di tutti? Forse hanno ragione gli altri e io sto correndo verso la mia morte. Il mio istinto mi dice di no, ma preferisco che il mio istinto sia sostenuto dal mio buon senso.
- Pronto Lenora? Ho bisogno di un favore.
E così la mando a casa del diavolo a rubare i coperchi delle sue pentole. Se ci riesce dovrei essere sufficientemente preparato al peggio. Certo, devo sopravvivere a stanotte.
Bock è in un vicolo che mi indica Alfred, vampiro, che succhia dal collo di un barbone morto. Ecco, mi sembra giusto, un altro casino altrui da mettere a posto.
- Ragazzo, visto che io non posso, ora tocca a te.
E mi porge un paletto. Un fottuto paletto! Ma cazzo! Ok Darius, mantieni la calma che3 non è il momento per fargli vedere che non hai mai ammazzato nessuno così, a mani nude.
Prendo il paletto e lui si avvicina ad Alfred, lo blocca e lo tiene fermo. Cosa? Perché mi aiuta? Perché non spera che io muioa sbranato da Alfred? Deglutisco e lo guardo epr qualche secondo che mi sembra un eternità.
- Sbrigati ragazzo!
- Ho scelto questa strada? E ora devo percorrerla.
Lo dico a bassa voce, più per me che per lui, ma Bock sorride e io mi lancio in avanti ad occhi semichiusi. Ovviamente finisco a terra, il vampiro mi salta addosso e mi aggredisce.
-Facciamo a modo mio, che è meglio, và.
Binding.
Alfred fa in tempo a strapparmi mezza guancia con un artiglio ma l'incantesimo funziona e lui è impotente. Bock lo prende di nuovo e aspetta io finisca l'opera. Ma questa non è la mia strada, io non sono un fottuto cavaliere con una fottuta armatura luccicante e una fottuta spada fiammeggiante. Sono sempre lo stesso Darius.
-Portiamo questo casino da chi lo ha creato, professore. Lo carichi in macchina.
-Perché dovrei?
Strano come uno possa sentirsi vicino ad un vampiro anziano e lontano dal proprio vicino di banco.
-Perchè prima finiamo, prima andiamo a bere qualcosa e fare quattro chiacchiere.
E mi rendo conto che è la prima volta che voglio fare quattro chiacchiere con qualcuno, per davvero. Perché voglio disperatamente che il mio istinto abbia ragione e lui sia una persona decente, oltre che il fottuto boss della città
Suono il campanello di Amanda e lei apre in vestaglia.
-Ti ho portato un regalo
Amanda si lancia su Alfred e gli squarcia la gola. Dietro di me una borttiglia del latte cade e si spacca e la sua fottuta dirimettaia urla. Bene, un problema dietro l'altro.
Amanda la ipnotizza, ma è chiaramente un lavoro frettoloso e un errore che non avrebbe dovuto accadere. Amanda è fuori controllo, ma non voglio crederci. Magari basta spingere un po' per farla tornare se stessa.
- Amanda? Ho fatto qualcosa per te, ora ho bisogno che tu faccia qualcosa per me. Togli l'ipnosi a Victoria.
Pausa. Non sembra convinta.
-Puoi scegliere se essere parte del problema o parte della soluzione, Amanda.
-Va bene, ma ho bisogno di un posto tranquillo.
Due vampiri e un posto tranquillo? Certo, e io sono Henry Fottuto Houdini! Col cazzo che vi invito a casa.
-Verremo da lei domani pomeriggio, professore, va bene.
Andiamo a bere, come due persone normali. Siamo due assasini al bar che chiacchierano del fatto che questi giovani stanno portando scompiglio in una situazione stabile e che dobbiamo fare qualcosa. Due settimane fa avevo 17 anni, oggi no.
Forza Darius che stai giocandoti la partita con una coppia di fanti, una carta nella manica e gli occhi di tutti puntati addosso.
Mattino dopo a scuola. Vado a parlare a Victoria e le dico che oggi pomeriggio manterrò la mia promessa. Mi spiace per lei. Certo non è una bella persona, ma non meritava di uscirne così male. Mi sento in qualche modo tresponsabile e devo fare qualcosa.
A pranzo parlo con Lenora, ma Marco decide che è il momento perfetto per farmi il simpaticissimo scherzo di spintonarmi e far cadere il vassoio su Lenora. Due settimane fa gli avrei risposto sagacemente, ora gli do un pugno in faccia. Non ho tempo per queste stronzate, se vuole il gioco pesante, giochiamo. Resta stupito, a gambe all'aria e col pranzo spalmato su quella che potrebbe essere la sua ragazza. Accompagno Lenora in bagno e le passo dei fazzolettini mentre si pulisce alla bell'e meglio. Lei mi da il diario di Bock. E poi prova a baciarmi.Non so che fare, la bacio, ma non lo voglio davvero e lei mi scosta. Poi offesa passa attraverso il muro.
Ma PORCA PUTTANA! Perchè tutti devono avere sempre questo in mente? Perché il mondo ha come unica valuta i metri di lingua? Perchè non possiamo essere persone prima che istinti?
Fanculo, ho altro a cui pensare.
Poi mi sento in colpa e vado a cercarla.
E' sul ponte che guarda l'acqua. Eccerto.
- Lenora, in questo momento sto percorrendo una strada pericolosa e non posso permettere che qualcuno mi stia vicino come vorresti tu. Ora posso darti solo la mia amicizia.
E lei esplode. Mi insulta, mi dice che sono egocentrico che le persone vogliono solo avvicinarsi a me e che io non glielo permetto. Che sono sempre lì a lamentarmi, che...
Ho smesso di ascoltarla. Ho smesso di ascoltare la suicida che mi insegna a vivere. Mi sento stanco e sfiduciato, mentre una sconosciuta mi fa la predica. Mentre me ne vado le dico solo una cosa
-Tutto giusto Lenora, tranne il fatto che non mi sto lamentando. Addio
Al diavolo Lenora. Quello che dovevo fare per lei l'ho fatto. Non mi interessano le medaglie o la gratitudine.
Anche perché nessuno mi ha ancora ringraziato di nulla, fino ad ora. Sono tutti troppo presi dai loro piccoli problemi.
Pomeriggio a casa di Bock. Victoria sono passato a prenderla io. Si siede su una sedia in salotto, io la rassicuro.
- Non ti preoccupare Victoria, andrà tutto bene
- Lo so, me l'ha promesso Ambrose.
Quanti motivi deve avere un uomo prima di essere legittimamente autorizzato a staccare la testa a Victoria Millar? Sigh.
Facciamolo, ma facciamolo in fretta. Amanda la guarda e... prova a reincantarla.
Poi, come se avesse guardato il diavolo in persona, cade all'indietro urlando. Ora basta. E' ora di imparare che a me non si mente! Le salto al collo e la maledico.
-Non è quello che ti avevo chiesto!
Binding. La guardo negli occhi è c'è qualcosa di diverso dagli occhi che aveva nei giorni scorsi. Potrei maledirla ancora e ancora e ancora e farle passare la voglia di scherzare con me, ma decido di correre un rischio.
-Ora continuo o metti le cose a posto?
Lei si scusa, si alza e mette le cose a posto.
Io esco e vado al mercato: voglio comprare una giacca di pelle.
Mentre sono al mercato che scelgo la mia nuova giacca, una voce alle spalle mi coglie di sorpresa.
-Le fate stanno cercando di uccidermi.
Mi giro e dico la cosa più stupida che mi viene in mente.
-ciao Diana. Ti va un caffè?
Certo, lei viene da te perchè le fate vogliono ucciderla e tu le proponi un caffe! Cretino! Mantieni la calma.
Ci sediamo in un dehor di un bar lì vicino e Diana mi spiega la situazione. Titania, la luna, i poteri... Il cavaliere del Falco. Insomma, la vogliono catturare e lei non vuole farsi catturare.
- Perché sei venuta da me?
Vorrei che mi rispondesse che lo fa perché si fida, perché pensa io possa aiutarla, perché non se la sente di affrotnarli da sola.
- Perché sei il male minore.
E così se ne vanno le mie speranze di un lieto fine. Questo è il ruolo che mi sono cucito addosso, anzi, che ho DOVUTO cucirmi addosso, e questo è il ruolo che reciterò. SO che tra noi avrebbe potuto nascere qualcosa. So che sei una persona gentile che non voleva fare del male a nessuno e so quanto possa essere inebriante il potere di cambiare la propria vita. Vorrei tu potessi rininciare a tutto questo. Vorrei che tu potessi tornare la Diana timida e gentile. Vorrei poterti proteggere.
-Non so se arriverò a domani. Non so neanche dove andare stanotte.
Vorrei dirti -Vieni da me- Ma fraintenderesti. Forse Bock è la soluzione migliore, se lo convinco a dimenticare che hai cercato di ucciderlo.
-Vuoi che ti aiuti?
-Lo faresti?
-Vuoi che ti aiuti a liberarti delle fate o a liberarti della maledizione del lupo?
-Vorrei che mi lasciassi libera di difendermi.
E mi parla del padre che la mena, della possibilità di difendere se stessa e le persone a cui vuole bene, del fatto che non vuole rinunciare a questo. Diana, come faccio a spiegarti che mi fido di te e non mi fido del Lupo? Come ti spiego che difendersi dal proprio padre non è un processo privo di sofferenza? Come ti racconto quello che ho visto negli occhi di Amanda?
So che me ne pentirò, ma le do retta e la libero. Non sono capace di dire di no ad una richiesta sincera, soprattuto sua. Poi le chiedo di darmi modo di fermarla se perdesse il controllo. Lei mi da dei braccialetti che porta sempre al polso.
I stringo e li metto svelto in tasca. Non vorrei mai che Ambrose li vedesse e fraintendesse.
A proposito dov'è Ambrose? In genere le gira attaccato alle sottane. Vuoi vedere che hanno liti...
Diana mi prende la mano. EH?
-Potrò contare su di te anche quando tutto questo sarà finito?
Ok, non sono preparato a questo.
-Certo. Non ti deluderò.
E poi arriva Ambrose, in lacrime, disperato. La sommerge con un fiume di parole. Io lo giardo e non parlo. Evidentemente hanno litigato. Evidentemente fanno la pace e se ne vanno. Verso il fottuto tramonto. Manca solo il fottuto cavallo bianco. C'è chi cammina nella luce e chi striscia nelle ombre. E ora i cavalieri fatati sono un problema anche mio.
Mentre li guardo andare via mi concentro e cerco di leggere nella loro scia qualcosa di più su questo cavaliere del Falco. Vedo casa di Lenora. Vedo una cassapanca. Vedo una vecchia spada arrugginita.
Un pezzo di ferro col manico.
Mi alzo e me ne vado. Ho del lavoro da fare.
Giaccone di pelle e spada arrugginita. Questo è il tipo di cavaliere che sono.
Merda.