Autore Topic: 1. Quando Coyote visitò la Terra, e dei guai che ne venirono  (Letto 4015 volte)

giullina

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1. Quando Coyote visitò la Terra, e dei guai che ne venirono - Ezio Melega

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Fai delle scelte: l'audacia e il pericolo della magia o la grigia sicurezza del mondo comune? C'è qualcosa di tanto importante per te da frenare la follia di Coyote?

[Valutatori: 15, 13, 10, 06]

[Un post per valutazione. Non è permesso postare altro - eventuali commenti o discussioni sui giochi vanno nell'area generale del Game Chef 2012.]
« Ultima modifica: 2012-04-18 16:24:16 da Ezio »
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Re:1. Quando Coyote visitò la Terra, e dei guai che ne venirono
« Risposta #1 il: 2012-04-23 20:39:02 »
In questi giorni ho dei problemi a connettermi, perciò dovrò essere assai sintetico  :( . Chiedo scusa, non è per poca buona volontà ma ho una difficoltà oggettiva. Cercherò di ampliare la mia valutazione prossimamente, se necessario.
Valutazione
Il racconto introduttivo è gradevole, sembra una trascrizione di una leggenda reale (fatta eccezione per l'assenza di un finale: il che ha senso, dato che il finale della storia lo si avrà giocandolo) e funziona bene per creare l'atmosfera e gettare le premesse di una partita. Il framing delle scene è spiegato in modo chiaro e con poche parole.
Il fatto che bastino due giocatori dell'Opposizione a decidere che l'Opposizione getti la spugna non mi convince.
Il tema e gli ingredienti del contest mi sembrano ben integrati: in particolare, la regola di non rigiocare il gioco con le stesse persone esprime bene il tema dell'Ultima Chance.
Consigli
Un esempio veloce su cosa possa essere un Principio del Mondo aiuterebbe a capire maggiormente questo aspetto del gioco (domanda: i Principi possono essere persone, leggi naturali, leggi meno naturali come quella di Murphy o "i bravi ragazzi fanno sempre una brutta fine"? Possono essere aspetti che dipingano un mondo un po' diverso dal nostro, come in una versione alternativa della Terra?)
Inserirei un limitatore alla scelta della resa, per esempio: l'Opposizione può arrendersi solo dopo che il Coyote ha cambiato almeno quattro Principi del Mondo su cinque o se tutti i giocatori dell'Opposizione sono d'accordo.
 

Giulia Cursi

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Re:1. Quando Coyote visitò la Terra, e dei guai che ne venirono
« Risposta #2 il: 2012-04-24 21:11:53 »
Perché piace: II gioco mostra quanto spesso le persone finiscano nel grigiore della monotonia e si lascino trascinare dalle situazioni, solo perché trovano troppo faticoso cambiare. Il cambiamento è il tema centrale del gioco, bisogna essere pronti a fare quello che non si sarebbe mai fatto, come ballare e ululare allo stesso tempo.
 
Il tema e gli ingredienti: sia il tema che gli ingredienti ci sono e sono stati fortemente d’ispirazione.
 
L'innovazione: il tacito divieto di framing aggressivo (anche se non è proprio così, ndTriex) è molto d’effetto. Si deve descrivere un mondo assolutamente normale, in cui non succede niente di interessanteò. Non è difficile capire perché il giocatore che gestisce Coyote dovrebbe voler cambiare le cose.
La Regola della Noia, è un ottimo incentivo a giocare anche con persone che si conoscono poco o niente e il tema allegro del gioco permette di farlo senza sforzo.
 
I dubbi emersi: per la resa dell’Opposizione forse dovrebbe essere necessaria la maggioranza dei giocatori. Per il resto non sapremmo dire se il gioco funzioni o no, bisognerebbe provarlo per bene.
 
Suggerimenti e conclusioni: Per far passare la questione della noia e del grigiore, potresti anche puntare sui colori, tipo far descrivere le situazioni all’opposizione soltanto in toni di grigio. E’ una idea buttata lì, ma magari ti fa venire in mente qualcosa.
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Re:1. Quando Coyote visitò la Terra, e dei guai che ne venirono
« Risposta #3 il: 2012-04-25 19:50:35 »

- Quando Coyote Visitò la Terra e dei guai che ne venirono
Il gioco è molto coinvolgente, specialmente e per chi (come me) si riconosce nel concetto stesso di Coyote, inteso come la forza mistica della tradizione nativa americana.
Il testo è scritto bene, considerato il limite di tempo e di parole imposto dal Game Chef.
Ho apprezzato molto le parti in cui si esplicita la socialità del gioco, il preparativo rituale e anche il finale, compresa l'idea di bruciare un disegno del Coyote (opportunamente fornito in copertina).
Le meccaniche sono poche e minimaliste, cosa positiva per concentrarsi sul contenuto della Scelta, piuttosto che sulle meccaniche asettiche.
La meccanica della Scelta mi ricorda molto Solipsist e questo mi piace parecchio.
Mi piace anche la fase di preparazione dei Principi del Mondo, che consente di declinare ogni volta in modo diverso il gioco, ambientandolo sia ai giorni nostri, sia, magari, durante una delle corse all'oro americane in un contesto più famigliare a Coyote come spirito.
Davvero interessante.


Gli ingredienti mi sembrano inseriti in modo opportuno, forse l'unico che mi rimane dubbio è il quarto: è sicuramente presente in gioco, ma è riferito all'Ospite che di fatto "non gioca", perché i giocatori interpretano Coyote e le Essenze. Quindi la scelta del "Path Gambling" non è data ai giocatori ma è più una conseguenza (passiva) del gioco.


Le quattro Essenze, alla lettura, sembrano accorpate a due a due: Paura e Pigrizia sembra che siano intercambiabili, così come Pregiudizio e Pavidità.
Forse occorre rivederle un minimo per renderle più definite, altrimenti si rischia che se sono coinvolte in una Scelta, sia di fatto poco chiaro contro "cosa" si sta andando.


Avrei anche reso più marcata la diversità di intervento delle Opposizioni che non stanno facendo il Regista, vincolando l'intervento all'Essenza che rappresentano.
Il rischio, a mio modo di vedere, è che due Opposizioni si mettano a far a gara a chi peggiora le cose, senza avere però un'idea chiara di dove andare.
Questo rischia di creare confusione.
La cosa è suggerita "Dovrebbero porre l'Ospite in situazioni in cui seguire gli impulsi delle Essenze", ma secondo me è più forte se invece possono fare solo quello, ossia mettere di fatto l'Ospite in situazione di Paura, Pigrizia, Pregiudizio o Pavidità, invece che aspettare un momento di conflitto e decidere dopo a quale Essenza appartiene.


I dubbi che segnalo sono dubbi che si risolvono sicuramente con una opportuna fase di playtest e anzi, in questa fase probabilmente mi risultano più come uno stimolo curioso a provarlo che come un "difetto".


L'appunto "vero" lo faccio sul tema generale del Game Chef 2012: la "last chance".
E' sicuramente a tema la regola di non giocare più il gioco con le stesse persone, ma non ho percepito, dal manuale, la sensazione che in un ruolo o nell'altro, mi si presenti una "ultima opportunità".
il dado si lancia da solo, e da qualche parte nel mondo un orco muore - vincitore di un Ezio D'Oro per la Boiata della Settimana! ("This Is Something Only I Do!"™)

Daniele Di Rubbo

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Re:1. Quando Coyote visitò la Terra, e dei guai che ne venirono
« Risposta #4 il: 2012-04-26 20:10:51 »
 Che dire. Un gioco che incanta, questo è certo. L’introduzione è fantastica: in poco spazio passa tanto ‘color’ e tanto ‘setting’ come non è facile fare; la premessa spacca, davvero. Buono anche il fatto che supporti un numero di giocatori variabile (anche se sono quasi convinto che solo da 3 in su guadagni davvero).
Prima di passare oltre valuterò tema e ingredienti. “Last Chance” sta un po’ nella figura dell’uomo morto, nella scommessa col Coyote e nel fatto che egli cambi (cosí come il mondo), e un po’ nella (carinissima) “Regola della Noia”. Per il resto c’è da dire che gli ingredienti sono spiegati alla fine del gioco dall’autore stesso e non posso dire che non siano attinenti. Come da antica tradizione, non farò il bacchettone su come vengono interpretati singolarmente, poiché il gioco ha senso solo in se stesso, vedendo tutti gli ingredienti “cucinati” assieme. E qui ha senso.
Passiamo al ‘gameplay’. I ruoli dei giocatori sono scritti chiari; la parte iniziale vede una sorta di rituale per “entrare nel gioco”, che è davvero carino; la fase di preparazione vede la collaborazione del gruppo ed è presentata con chiarezza.
Il senso generale del gioco è che il Coyote cerchi di liberarsi dalla sua forma umana rendendo il mondo piú vivo e interessante, mentre le Opposizioni faranno di tutto per renderlo noioso e frustrante, in modo da fargli perdere la scommessa con l’uomo morto. Le Essenze entrano in gioco per destabilizzare le scelte del Coyote, costringendolo a cedere ad un mondo meno interessante. Quando si entra nel conflitto, lo si fa con un paio di frasi rituali non male, che sono seguite dal tiro di dadi. Intrigante è il meccanismo del “Sorriso” del Coyote, che di fatto dipinge in maniera interessante sia i fallimenti sia i successi. I meccanismi secondo i quali le Riserve e le Essenze si modificano sembrano tornare; il finale si sblocca in maniera fluida, quando una delle due parti decide di cedere. A questo proposito noto che potrebbe innescarsi un ‘loop’ piuttosto brutto qualora nessuno dei due volesse cedere: in fin dei conti chi cede sa che per lui va male e basta, per cui credo che il finale debba avere un meccanismo piú preciso e meno arbitrario per rendere al meglio (l’autore mi perdonerà se non ho consigli da dargli).
Anche il finale guadagna dalla ritualità, non troppo pesante, che permea tutto il gioco. La ciliegina sulla torta è la “Regola della Noia”, che di fatto dice che non puoi giocare a questo gioco senza aver cambiato almeno di metà gruppo (e lo dice con stile, che conta molto). Questa regola sembra messa lí un po’ per assecondare il tema “Last Chance”, un po’ come auspicio dell’autore allo scambio tra giocatori sempre diversi e un po’ per stare nel ‘setting’, siccome il Coyote è davvero cosí amante del caos e della varietà.
Conclusioni: questo gioco mi ha riempito di poesia quando l’ho letto; ha qualcosa di grandioso dentro. Davvero non posso fare a meno di pensare che dovrebbe funzionare, in qualche modo; non ci vedo errori. Sicuramente può avere gli angoli da smussare, ma direi che il centro c’è appieno.

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