(Sì, e ti chiedo scusa per non avertelo chiesto prima, se volevi scartare la mano. Fortunatamente ti è andata bene.)
Torni verso la stanza dei tubi, la oltrepassi, e ti ritrovi in quello che forse era il locale caldaie, immerso nell'oscurità. Anche alla luce della tua torcia, questa stanza è più buia delle altre, per via dei muri anneriti dalla fuliggine. Ma il vago odore di fumo che persiste nell'aria ti sembra comunque un sollievo rispetto al profumo che sentivi prima.
Scarti la mano e peschi il 3 di cuori. Spiacente.
Vado all'11.
Un colpo di tosse ti porta a voltarti di scatto verso un angolo. La tua torcia illumina una figura quasi indistinguibile dalle pareti. Si direbbe un uomo, o quello che ne resta. I suoi vestiti sono pochi brandelli carbonizzati, e la sue pelle è nera e spaccata, e per un attimo hai quasi l'impressione che, sotto la pelle, le braci siano ancora accese.
Dà un altro colpo di tosse, e si schiarisce la gola con un suono che ti ricorda la ghiaia calpestata, poi porta alla bocca una sigaretta che tiene in mano, dà un tiro, e vedi non solo le braci rosse della sigaretta che si ravvivano, ma anche quelle che continua a bruciargli dentro.
Vado al 15.
Si volta verso di te e stringe gli occhi, non tanto perché la luce della torcia lo abbaglia, più con un espressione simile a quella che aveva tuo nonno quando cercava di leggere il giornale senza arrendersi a usare gli occhiali.
Ti sorride, un sorriso non del tutto benevolo, denti che risaltano troppo bianchi su quelle labbra nere e spaccate. Un dente gli è saltato via, rotto malamente.
Vado al 17.
"Com'era il film? Lei è bella come una volta?" ti chiede, con una voce che sembra il crepitio di un falò estivo.
Vai al 10.