Autore Topic: PBF Levity #1 - Proposta e discussioni  (Letto 103273 volte)

Glenda

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #555 il: 2009-09-20 20:48:10 »
Va bene...andiamo ai dadi, allora?
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #556 il: 2009-09-20 20:52:35 »
Prima sentiamo come si pronuncia Mauro.
Perchè potrebbe proporre una terza posta.
Rob
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rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #557 il: 2009-11-26 14:52:49 »
Eccoci qua, tornati indietro nel tempo.
Che si fa? :)
Rob
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Glenda

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #558 il: 2009-11-26 14:54:37 »
boh...non è che ci siamo persi molto, sinceramente...eravamo andati lentissimi...si può pure andare avanti
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #559 il: 2009-11-27 10:07:18 »
Ma volete che riassumiamo quello che avevamo già deciso o ce lo vogliamo ri-giocare? :)
Rob
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Mauro

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #560 il: 2009-11-27 10:30:26 »
Quindi nessuno ha copia di quanto fatto e il file che avevi preparato non è abbastanza aggiornato? Peccato...
Da un lato, fare un riassunto non mi dispiacerebbe, per non perdere il giocato; dall'altro, sarebbe appunto un riassunto, senza la narrazione. Avete preferenze?

Glenda

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #561 il: 2009-11-28 16:42:17 »
io non rigocherei da capo...mi sembra assai noioso... O_o
Vada per il riassunto!
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #562 il: 2009-11-30 09:22:10 »
Quello che avevo messo in YWriter è la trascrizione della nostra giocata. :)
Altro che riassunto. :D
Eravamo fermi a poco fa.
Ora la metto su.
Rob
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rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #563 il: 2009-12-02 12:54:12 »
Riassunto 1/4

L'inizio di tutto

Un altro pomeriggio era passato.
    Sul tavolino, una pila di giornali ammiccava alla ragazza stesa sul divano vicino, gli occhi chiusi, un braccio sulla fronte. Un'ultima rivista, ancora aperta sulle offerte di lavoro, giaceva appoggiata sulla sua pancia, ultima testimonianza della sua inadeguatezza al mondo.
    Cassandra si rimise a sedere, con un pennarello ancora in mano, e sospirò; erano giorni che passava i pomeriggi a cerchiare giornali alla ricerca di qualcosa da fare, ma sembrava che ci fosse ben poco di adatto a lei. Soprattutto da quando aveva sbattuto quel fastidioso cliente fuori dal ristorante.
    Si alzò e si stirò, guardando sovrappensiero fuori dalla finestra; quando ancora pilotava il suo Cessna era tutto piú facile, ma come aveva piú volte detto al suo vecchio procacciatore ormai quella parentesi era chiusa: il suo brevetto era sepolto in soffitta, e là sarebbe rimasto, per quanto la riguardava. Le aveva già tolto fin troppo.
    Domani sarebbe andata meglio, si disse, mettendo da parte l'ormai inutile pila.
    Stava ferma di fronte al frigorifero aperto, chiedendosi cosa fare per cena, quando il telefono squillò.

* * *

Il telefono continuava a squillare, con quel trillo fastidioso...
    Nel frattempo, fuori, le nuvole iniziavano ad addensarsi.
    Per strada, uno strillone gridava: "L'Eco di Barryfield. Edizione Straordinaria. L'Eco di Barryfield...
    Il telefono continuava a squillare...
    Cassandra, immobile davanti al frigorifero, lo guardava, un po' stupita.

* * *
Si riscosse dopo un attimo, e si diresse verso l'apparecchio; sollevò il ricevitore. "Pronto?".
    La voce dall'altra parte era sicuramente mascherata.
    "Cassandra Cross?"
    "Sì" rispose Cassandra.
    Non si sorprese troppo del tono della voce...più che altro si sorprese di sentirlo in quel momento. Quando volava...non sempre lavorava con contratti limpidi e senza ombre. Al contrario, aveva svolto incarichi di cui lei stessa non conosceva il vero fine, ed era capitato altre volte che chi gli commissionava un lavoro non volesse farsi riconoscere.
    Ma ora era diverso. Lei non volava più. E voleva semplicemente lavorare, guadagnarsi da vivere come qualunque donna del suo tempo che non avesse mai preso un brevetto di volo.
    Che senso aveva, allora, quella voce alla cornetta?
    "Chi mi cerca?" chiese.
    Sapeva che non avrebbe avuto risposta.
    "C'è da fare una consegna. Sarai pagata adeguatamente." La voce era perentoria e non sembrava dare adito a repliche.
    Non che pensasse ad altre richieste, ma era convinta che avessero saputo della sua rinuncia.
    "Mi dispiace, ma dovrete trovare qualcun altro. Ormai ho smesso di volare".
    Detto questo, Cassandra fece per riattaccare il telefono.
   
* * *

"Non credo che tu abbia molte opzioni, sempre che tu ci tenga a rimanere viva."
    "Non credo che voi abbiate molte opzioni, la mia morte attirerebbe troppa attenzione sui vostri affari".
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rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #564 il: 2009-12-02 12:55:56 »
Riassunto 2/4
Verso la Valle di Von

La tempesta di vento era iniziata prima del previsto, ed era risultata molto più forte di quello che l'equipe meteorologica avesse annunciato. Tuttavia, la maggior parte della popolazione si era già messa al riparo e la città aveva assunto quel lugubre quanto pittoresco aspetto di cui si vestiva in giornate come quella: una tetra e silenziosa distesa di case fantasma, dove anche i tetti d'ardesia perdevano il loro colore, e l'unica cosa viva, fischiante e ululante, a piede libero in una corsa pazza per le strade, era proprio lui: il vento. Se fosse stato possibile avvicinarsi, e sbirciare attraverso i vetri delle finestre, forse si sarebbe potuto scorgere il viso di qualche curioso, ancora affascinato da quelle dimostrazione di potere di madre natura.
    Ma i più, ormai, ci avevano fatto l'abitudine, e proseguivano senza troppo pensare le proprie occupazioni.
    Diverso era per coloro a cui la buona sorte non aveva concesso di vivere in abitazioni pianificate ad hoc per resistere alle emergenze: gli sfortunati che ogni volta sfollavano nei sotterranei al suono della campana d'allarme, rimanevano tutto il tempo con le dita incrociate, nella speranza di trovare, all'uscita, il tetto di casa ancora al proprio posto.
    Brutta cosa, ma cosa di rountine.
    Le tempeste di vento si verificavano almeno un paio di volte al mese.
    Tuttavia, quel giorno, alla torre di controllo delle linee aeree, stava accadendo qualcosa di strano: l'addetto al radar aveva appena annunciato di aver rivelato un velivolo in volo. Chi aveva avuto la folle idea di avventurarsi in cielo con una tempesta del genere?

* * *

Cass si guardò intorno, nervosa per ciò che vedeva; con lo sguardo fisso di fronte a sé, si chiese per l'ennesima volta perché aveva accettato di salire di nuovo su quella maledetta trappola volante. Già al mattino, quando si era tagliata controllando il filo del coltello, avrebbe dovuto capire che non era giornata; ma si era fatta tirare, non aveva saputo rifiutare il lavoro. Di nuovo. Giurò nuovamente a sé stessa che se ne fosse uscita viva non avrebbe piú volato. Davvero, questa volta.

* * *

Tim iniziò a salire le scale della torre radar, di corsa, per quanto il suo fisico potesse consentirglielo...
    Tra le sue mani aveva un foglietto. Si asciugò il sudore e vide le altre tre rampe di scale... Sospirò.
    "Questo cambia tutto...", pensò, "che stupidi che siamo stati."

* * *

Adrian si era domandato tante volte come dovesse essere volare in mezzo a una tempesta di vento, ma quando guardava da dietro i vetri quei turbini d'aria e polvere abbattersi su tutto ciò che gli ostacolava il passaggio, si diceva che tutto sommato era bene che il suo istinto di sopravvivenza fosse più forte dell'adrenalina. Del resto, non era il suo lavoro, volare. Era più un miraggio, semmai...o un'eredità pesante che si portava sulle spalle a causa di un ingombrante schiera di avi (padre, nonno, bisnonno, e pure un lontano zio di cui non aveva mai visto nemmeno una foto!) che si erano in qualche modo distinti a bordo di un velivolo di qualche tipo. E cosa era finito a fare, lui? A lavorare alla torre di controllo...a guardare attraverso dei freddi strumenti il volo degli altri. Del resto, che altro avrebbe potuto fare? A casa sua, non c'era posto per altro, e lui, purtroppo, non aveva le doti dei suoi illustri avi: innanzi tutto gli mancava una buona vista, ed un pilota miope non s'era mai visto nè sentito; in secondo luogo, non aveva mai avuto ottimi riflessi.
    Però - e non sapeva se questo fosse un pregio o un difetto, in un paese come il suo - aveva una grande sintonia con il vento: sentiva quando stava per arrivare, quanto sarebbe stato forte...a volte gli sembrava pure di vederlo...come un amico segreto - o un avversario di cui non si può fare a meno.
    E quello di quel giorno, era un vento coi fiocchi: accidenti, se lo era!
    Quel velivolo abbandonato tra le sue braccia, aveva proprio poche speranze di rimanere in piedi.
    Tra l'altro, doveva avere una visibilità quasi nulla: dalla stessa torre di controllo, non riusciva a individuarlo. Lo vedeva sul radar, come un piccolo puntino luminoso. E in cielo, nulla.
    "Non può atterrare qui" disse al collega "si schianterà. Forse possiamo provare a metterci in contatto con lui e dargli delle indicazioni"

* * *

Jack guardò il piccolo punto sul radar... Era alla torre da tanti anni.
    "Prova a contattarlo," disse.

* * *

Cass guardò con apprensione il paracadute, posato di fianco a lei; riusciva ancora a mantenere il controllo dell'aereo, ma stava diventando sempre piú difficile.
    Dietro di lei, le luci sempre piú lontane di un aeroporto squarciavano invitanti l'oscurità; la radio era lí, immobile e silenziosa, a ricordarle che sarebbe bastato accenderla per guadagnarsi un porto sicuro. Invertire la rotta, atterrare, e aspettare al coperto la fine della tempesta; per poi ripartire e finire quest'ultimo lavoro.
    Con la coda dell'occhio, riusciva a vedere l'ombra scura proiettata dalla piccola valigia metallica poggiata dietro il sedile; nel definire il contratto le avevano parlato di massima urgenza, del non avere nessun contatto e della necessità di non fermarsi, quale che fosse la ragione, dal momento della partenza all'agognato arrivo. Ma anche precipitare l'avrebbe fermata, in un modo decisamente meno sicuro...
    La ragazza guardò di nuovo le luci dietro di sé, prossime a scomparire, incerta sul da farsi.

* * *

"Niente da fare" dichiarò Adrian dopo aver armeggiato un po' con la radio e aver buttato al vento svariati: <>
    "O la radio è spenta o è fuori uso. O le condizioni del tempo intralciano la comunicazione"
    Si lasciò andare sulla sedia, passandosi una mano sulla fronte. Non gli piaceva l'idea di vedere un aereo schinatarsi al suolo sotto i suoi occhi: non gli era mai capitato. C'erano stati degli incidenti, ma da quando lavorava lì - e non erano poi molti anni - non aveva mai visto un disastro "vero". Nel senso che non era mai morto nessuno. Però, nessuno si era mai azzardato a volare con le tempeste: oltre ad essere vietato ai loro mezzi, anche per un avventuriero temerario sarebbe apparso un rischio da non correre.
    "Gli avrei detto di non provare ad atterratre" disse, più a sé che a Jack "Penso...che avremmo potuto guidarlo fino alla valle di Von, sul versante est della montagna. Là c'è relativa calma di vento...se il pilota fosse bravo...poteva tentarci un atterraggio di fortuna..."
   
* * *

Tim arrivò, finalmente... sbuffante. Gli ci volle qualche secondo per riprendere fiato...
    "Dovremo far riparare quell'ascensore, prima o poi...", disse, con il volto rosso dalla fatica.
    Poi mostrò il foglio di carta.
    "E' una analisi dal satellite. Non è una tempesta di vento naturale. La sorgente del ciclone è a pochi chilometri da qui. Secondo me c'è di mezzo lo zampino di Krimen."

* * *

L'aereo vibrava sempre di piú, intrappolato tra le raffiche di vento che flagellavano il paesaggio. I muscoli delle braccia le dolevano, per lo sforzo di tenerlo in rotta. La tempesta le impediva di vedere bene cos'aveva intorno, ma piú avanti le sembrava di vedere delle schiarite farsi strada nel buio. Guardò la strumentazione: era ancora in rotta. Capí che avrebbe dovuto allontanarsene, per raggiungere quelle luci. Con gli occhi fissi di fronte a sé, pensò che un ritardo era meglio che non arrivare. E non si sarebbe dovuta fermare.
    Il muso dell'aereo virò sulla destra, in direzione del sereno

* * *

"Ma sì...bella idea creare una tempesta, in un paese che vede tempeste un giorno si e l'altro anche!" ironizzò Adrian "Non mi pare un gran modo di fare scompiglio...La gente di qui, è preparata per fronteggiare le tempeste, naturali o artificiali che siano!"
    Tornò a guardare il puntino sul radar, cercando di nuovo di intravedere l'aereo attraverso i vetri.
    "Ehi, sta cambiando rotta!" esclamò ad un tratto, come se la cosa lo rendesse felice "Bella mossa! Provare ad atterrare qui equivaleva a schiantarsi..."
    Tim rivolse uno sguardo a Jack, nella speranza che almeno lui non ignorasse la notizia che gli era costata tutti quei piani di scale.
    "Idea!" fece ad un tratto Adrian "Provo a mandargli un messaggio luminoso. Gli segnalo le coordinate che dovrebbe seguire!" osservò di nuovo il cielo, dove la visibilità era sempre peggiore "sempre che riesca a vederlo...e a decifrarlo..."

* * *

"Lascia perdere Adrian, anche se le vedesse, non riusciremmo a fermarlo. Solo un pazzo partirebbe con questo tempo. Ed un pazzo non sta certamente lì a seguire le tue segnalazioni. Penso che faremmo meglio a capire quale aereo si sia alzato in decollo, andando agli hangar. E... Tim, tu sei sicuro di quello che dici?"
   
* * *

Adrian si alterò visibilmente di fronte alla risposta noncurante di Jack.
    "SCHERZI? Quello lì" e agitò il braccio con l'indice puntato fuori dai vetri, anche se in realtà non si vedeva proprio niente "pazzo o non pazzo, sta per schiantarsi al suolo davanti ai nostri occhi: a me non riesce stare fermo a guardare!"
    Fermo a guardare. Ecco cosa gli sembrava a volte la sua vita. Essere lo sterile spettatore di una rappresentazione in cui non poteva intromettersi. Detestava provare quella sensazione, eppure, era stata un po' un refrain della propria esistenza, nei suoi poco appassionanti trent'anni.
    Tim, frattanto, rispose a Jack.
    "Beh, proprio sicuro..." fece un sorriso un po' impacciato "è un'ipotesi, ecco...Ma che la tempesta non è di origine meteorologica, questo è garantito. E chi altri potrebbe provare interesse nel manipolare persino gli agenti atmosferici? Insomma, se ci pensi..."
    Tim lavorava alla torre di controllo da dieci anni, ma la sua passione era sempre stata la politica: era sempre informato su tutto, prendeva posizioni nette e decise, si scaldava per le proprie idee e questo aveva un buffo effetto sul suo volto pasciuto, che finiva sempre per diventare visibilmente rosso. Di certo, questo suo modo di fare l aveva reso un po' una macchietta tra i colleghi - cosa, del resto, facilitata dal suo aspetto un po' goffo, in contrasto coi suoi vispi occhi da gatto - tuttavia, quando ipotizzava qualcosa, di solito aveva qualche buona ragione e non sparava sentenze a casaccio.
    "INSOMMA!" protestò Adrian, sentendosi privo dell'appoggio e dell'interesse dei due colleghi "ma chi se ne frega se è stato o non è stato Krimen! Non è più importante fare qualcosa per evitare che quel velivolo precipiti sul tetto di una casa???"
   
* * *

Ormai era quasi fuori dalla tempesta; ancora pochi minuti e avrebbe potuto lasciarsi alle spalle quel casino.
    Stava andando meglio di quanto avesse sperato, forse sarebbe riuscita a uscirne senza danni gravi. Un senso di sollievo iniziò a farsi strada in lei; sperava solo che il carburante sarebbe bastato fino all'arrivo...
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rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #565 il: 2009-12-02 12:58:24 »
Riassunto 3a/4
Atterraggio e... cattura

Adrian, Jack e Tim scesero le scale della torre di controllo per dirigersi verso gli hangar.
    "Maledizione..." disse Jack. "Questo non doveva accadere."
    "Dai, Jack.", disse Tim, "non sappiamo se sia partito da qui..."
    Adrian si strinse nell'impermeabile, temendo il peggio. "Qui ci rimettiamo tutti il posto... E poi, questo vento sembra malvagio..."
    "Certo. E' il vento di Krimen. Come vuoi che sia?"
    "Piantatela!", disse Jack. "Cerchiamo di capire se manca uno degli aerei..."
    Aprirono l'hangar dei piccoli aerei bielica.
    Jack impallidì.
    "Sembra che ne manchi uno.", disse Tim.
    Ed Adrian sussurrò, con voce flebile: "L'aereo di Greg Cross."

* * *

Finalmente era uscita da quell'inferno. Con solo piú il sereno di fronte a lei, forse sarebbe riuscita a chiudere quella maledetta faccenda in fretta.
    La valigetta, silenziosa e immobile, rimaneva appostata dietro il suo sedile.
   

* * *

"No, ancora non ci siamo..." l'uomo dai lunghi capelli biondi sbuffò verso l'alto, cacciando una ciocca di quei capelli dal viso "...è evidente che l'intensità della tempesta non è sufficiente a bloccare il traffico aereo...Sterling deve rimettersi al lavoro subito!"
    "Beh, capo...ha pur sempre reso la vita difficile al migliore pilota che io conoscessi..."
    Krimen fece un sorriso storto
    "Il migliore pilota che tu conosci, è comunque riuscito a cavarsela..."
    "Riuscita..." precisò Vern "Lei è una donna: si chiama Cassandra Cross"
    Krimen diede un'occhiata al radar, dove era visibile ancora il puntino luminoso del velivolo, ormai fuori dall'area d'influenza della tempesta.
    "Cassandra Cross" fece eco "Beh, quantomeno potremmo servircene, qualche volta. Forse non è poi così male che non sia precipitata...anche se questo, d'altro canto, avrebbe significato che il nostro lavoro di un anno non è del tutto da rifare..."
    Vern si strinse nelle spalle e cercò di nascondere al capo il fatto che, tutto sommato, fosse contento che Cassandra Cross fosse riuscita ad attraversare la tempesta. I morti inutili sulla coscienza un po' gli pesavano: sapeva che la Causa richiedeva delle vittime, ma quando erano del tutto inconsapevoli, alla fin fine provava rimorso.
    Krimen lo guardò in tralice, poi rivolse lo sguardo altrove.
    Era un uomo sospettoso e diffidente, la sua posizione non poteva permettergli il contrario. Ed era un osservatore come ne esistevano pochi: a volte il suo sguardo diventava invadente, inopportuno, come se, solo con gli occhi, cercasse di fare al prossimo una radiografia dell'anima.
    E Vern...Vern era un buon collaboratore, ma aveva troppi scrupoli: non c'era voluto molto ad accorgersi del suo sollievo quando gli aveva annunciato che la donna era ancora viva.
    Si voltò. Il compagno era fermo dove lo aveva lasciato.
    "Sei ancora lì? Muoviti! Torna nel sotterraneo e comunica a Sterling l'esito del test" fece una pausa, si accese una sigaretta "E controllalo. Ho sempre l'impressione che cerchi ancora di fregarci..."

* * *

Finalmente era riuscita a lasciarsi alle spalle quella maledetta tempesta. Diresse il muso dell'aereo nuovamente sulla giusta rotta, sperando che la deviazione non fosse stata notata, malgrado il ritardo.
    Davanti a lei si aprí la Valle di Von; non ci era mai stata prima, ma aveva letto qualcosa a riguardo: un buco di vegetazione privo di qualsiasi costruzione, incassato in mezzo a una cerchia di montagne, senza uno straccio di pista per atterrare. Nessun dubbio che fosse sicuro per la consegna, ma avere un modo per arrivare a terra senza rischiare di schiantarsi sarebbe stato preferibile.
    Diresse l'aereo verso il terreno, cercando un tratto pianeggiante; il carrellò toccò terra.
    Una volta ripresasi, Cassandra non riuscí a ricordare cosa fosse capitato; vide solo l'aereo appoggiato contro un albero, un motore fuori uso. Ancora stordita, si chiese confusamente come avrebbe lasciato la valle.
    La valigetta era poco lontana da lei; la raccolse, dirigendosi poi verso la foresta circostante.
    Improvvisamente, vide in lontananza delle figure indistinte. Avrebbe finalmente potuto consegnare quella valigetta, chiudendo una volta per tutte quella storia. Si diresse verso di loro. Solo quando fu vicino si accorse che una di loro sembrava trascinata dalle altre; cercò di schiarirsi la mente, per mettere a fuoco la scena.
    Sua madre. Vederla lí, nella Valle di Von, la pietrificò. Una moltitudine di ipotesi si fece strada nella sua mente, subito spazzate via da una fredda rabbia. Lei non dovrebbe essere qui!, pensò, facendo fatica a controllarsi. Si buttò nel bosco, sperando di non essere stata vista.

* * *

"Cosa diavolo è quell'aereo?", chiese il capo delle guardie...
    'Cassandra' - pensò Susan Cross...
    "Doveva arrivare qui non prima di domani, maledizione!", disse. "Andate a controllare."
    Due guardie si staccarono dal gruppo ed iniziarono ad avvicinarsi all'aereo caduto, per andare a verificare..."
    L'aereo da solo non contava niente.
    Benché ci tenesse, beh, che se lo portassero via i militari poteva essere un consolidamento al suo proposito violato troppo presto: mai più un volo.
    Ma quel velivolo, in quel momento, poteva far risalire a lei. Perché con loro c'era sua madre.
    Del resto, doveva consegnare la valigetta. Erano loro i destinatari? Erano lì per uno scambio? Il suo contatto, come al solito, non era stato prodigo di informazioni.
    Per il momento pensò che fosse più opportuno rimanere nascosta, e cercare di ascoltare i loro discorsi.
    I militari si avvicinarono al velivolo. Cassandra, nascosta, cercò di carpire qualche informazione, ma quello che riuscì a percepire furono le parole "Krimen..." e "Senatore Dalton", insieme alla risata sguaiata di uno dei due. Poi, uno dei due si avvicinò di più ed arrivò proprio vicino a lei... "Karl, il corpo non è vicino l'aereo, deve essere andata via. Torniamo da EyeJack a dirglielo..."
    E fece per andarsene.
    Susan vedeva la scena da lontano...
    Susan era costantemente controllata da uno degli uomini che l'avevano portata fino a lí. Non aveva capito il perché del rapimento, fino a quando non aveva intravisto sua figlia. Era stato solo un momento, ma era certa di averla vista, e si aggrappava a quello con tutta sé stessa.
    Ora stava cercando di non guardare nella direzione in cui l'aveva vista sparire. Non era solo il desiderio di proteggere la figlia, ma anche la speranza che lei potesse tirarla fuori dai guai.
    "Maledizione!", ripetè Rico. Poi si rivolse alla donna. "Prega che non la troviamo. Doveva essere qui domani. Due di voi restino qui ad aspettare i due che sono andati all'aereo. Gli altri due vengano con me. Il Senatore ci aspetta.", disse Rico, aprendo il passaggio segreto in una delle pareti naturali della Valle di Von.
    Non riusciva a sentire cosa stessero dicendo gli uomini di fianco a sua madre, le arrivavano solo stralci... sembravano nervosi, come se qualcosa fosse andato storto.
    Vedendo due militari tornare indietro, si riscosse dai suoi pensieri; per prima cosa, doveva pensare a sua madre. Iniziò lentamente a farsi strada tra gli alberi, seguendo gli uomini che si allontanavano con sua madre.

* * *

Krimen era rimasto solo nella stanza.
    Il radar adesso non segnalava più niente.
    Nessun pazzo che attraversasse la tempesta.
    Ma qualcuno, comunque, era stato capace di farlo, quindi significava che non andava ancora bene, che dovevano lavorarci ancora.
    A volte si domandava cosa gliene venisse dal mettere tanto accanimento contro quella nazione, e se alla fine avesse senso sacrificare energie e vite umane per far saltare qualche poltrona e svegliare una mandria di pecore. La gente non era all'altezza di capire. Anche il nome assurdo che gli avevano dato - Krimen - sembrava fatto apposta per esorcizzare una forza maligna. O per fare di un terrorista un personaggio di un fumetto.
    Terrorista. Quand'era stata la prima volta che lo avevano chiamato così? Prima o dopo che lo chiamassero Krimen?
    Pensandoci, non lo ricordava. Aveva perso per strada molte cose, aveva messo da parte tutto ciò che non aveva a che fare con la causa. Quanto al suo vero nome...era bene che la gente non lo conoscesse. Krimen, per il branco di pecore, era perfetto. Un nome facile, altisonante, che si ricordava con facilità.
    Ed era bene anche che lo chiamassero terrorista. La gente doveva avere paura, perché solo la paura sveglia le pecore.
    E la causa valeva bene qualche sacrifico di vite innocenti.
    Non era una bella cosa, ma era così che andava la storia. La storia chiedeva sempre qualche vittima.
    Guardò di nuovo il radar.
    "Una tempesta così grandiosa da paralizzare uno stato" disse fra sè "saranno loro a dover trattare con me"

* * *

Il gruppo dei guerriglieri attese i ritardatari. La finta parete di roccia si richiuse alle loro spalle. "Allora?", disse Rico...
    "Eyejack", era il nome con cui lo chiamavano i sottoposto, "non c'era nulla vicino all'aereo".
    "Siete sicuri?"
    "Sicurissimi. Chiunque ci fosse sopra, deve essersela svignata dopo la caduta..."
    Susan sorrise di gioia, senza farsi vedere...
    "Bene. Andiamo, allora. Il senatore Dalton ci sta aspettando.", concluse Rico, tagliando corto.
    "Krimen, le tue ore sono contate..., pensò nel frattempo. Non avresti dovuto trattarmi come hai fatto, dopo tutti gli anni al tuo servizio...
   
* * *

Oltre l'apertura, Cassandra aveva visto delle casse; pensò che avrebbe potuto usarle per nascondersi, se fosse riuscita a entrare... Appena i militari scomparvero alla vista, si mosse rapidamente verso l'ingresso; arrivata a un paio di metri dall'ingresso, ormai quasi completamente chiuso, dovette lasciare il sottobosco. Fece uno scatto e si gettò sotto la porta, nascondendosi subito dopo dietro le casse e guardandosi rapidamente intorno per sincerarsi di non essere stata vista. Sollevata, si concesse un momento per riprendere fiato.
    Nella sala di controllo, una delle guardie si girò verso il senatore: «Signore, c'è un intruso sul secondo schermo».
   
* * *

Dalton squadrò la guardia con la sua espressione impassibile. Se c'era una cosa che saltava all'occhio in quell'uomo era la sua mancanza di emozioni apparenti. Non si capiva mai cosa pensasse.
    << Devo essere io a insegnarti che si fa in questi casi?>> disse, con una voce un po' seccata
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« Risposta #566 il: 2009-12-02 12:58:52 »
Riassunto 3b/4
Atterraggio e... cattura

* * *

Il drappello di guerriglieri procedette nel lungo tunnel scavato nella roccia. Rico continuava a dettare ordini...
    Susan chiese, all'improvviso: "Cosa vuole Dalton da me? Io non so nulla."
    "Non ne ho idea. Ma Dalton vuole così. Ed io eseguo.", rispose Rico, con fermezza.
    Nel frattempo, l'ultimo dei guerriglieri, uno dei due che si erano staccati per controllare il velivolo caduto, aveva notato qualcosa con la coda dell'occhio... Fece finta di procedere, poi si nascose in un piccolo corridoio laterale, che serviva come presa d'aria...
    Cassandra iniziò a seguirli, ma l'uomo la catturò mettendole una mano sulla bocca. Lei cercò di divincolarsi ma la presa di lui era troppo forte...
   
    L'uomo blocco il brusco tentativo di Cassandra di divincolarsi... Poi, le sussurrò all'orecchio... "Cassandra? Cassandra Cross?"
    La ragazza smise di divincolarsi, cercando di vedere l'uomo che la tratteneva.
    "Sei Cassandra Cross?", ripetè, tenendola ben ferma e continuando a tapparle la bocca. "Fai un cenno con la testa."
    Cassandra non riusciva a liberarsi alla stretta dell'uomo; decidendo di prendere tempo, annuí lievemente.

* * *

Nella sala di controllo Dalton guardò il monitor... Poi si rivolse alla guardia.
    "Che fine ha fatto l'intruso? E' scomparso dai monitor. Hai chiamato l'allarme?"
    Il giovane, un militare al suo primo incarico, divenne rigido come un bastone.
    "Certo che ho dato l'allarme, signore" disse "Ho segnalato l'intruso alla sorveglianza.."

* * *

L'uomo che bloccava Cassandra sentì una sirena in lontananza, provenire dai corridoi del corpo centrale. "Maledizione! Ti hanno vista! Cosa credevi di fare? Dobbiamo cercare di scappare, ora."
    "Mi seguirai senza fare problemi? Altrimenti, rischierai la vita."
    "Dimmi dove andare", rispose semplicemente la ragazza.

* * *

I tre operatori della torre di controllo avevano risalito le scale, tornando al loro posto di lavoro.
    "Sembra che sia riuscito ad atterrare..." commentò Jack gettando un occhio al radar. Adrian si sentì sollevato a quella eventualità.
    "O è precipitato..." commentò Tim.
    "Ma no, perchè avrebbe dovuto?" escalmò Adrian, quasi che la faccenda lo riguardasse personalmente "Era quasi uscito dalla tempesta...se è così bravo da mettersi in volo in quelle condizioni, per quel pilota un atterraggio di fortuna non dovrebbe essere un'impresa impossibile..."
    "Già..." bofonchiò Tim, ma poco convinto.
    "In ogni caso, non poteva essere Greg Cross" fece Jack "E' vero che è una testa matta, ma ci avrebbe contattato..."
    "Magari aveva la radio rotta" fece Tim.
    Adrian guardava fuori dai vetri: le tempesta si stava finalmente calmando.
    "Andiamo a vedere!!" esclamò ad un tratto. Era dannatamente curioso di sapere chi avesse potuto affrontare quella tempesta...e, se si fosse trattato di Greg Cross, beh, tanto meglio: poteva essere l'occasione di stringere finalmente la mano a quello che tra loro era considerato una specie di mito, e a cui lui non aveva mai avuto l'occasione di parlare, misterioso e sfuggente com'era!
    "Sappiamo dove si è diretto, e sarei pronto a scommettere che ha avuto la mia stessa idea: l'atterraggio nella valle di Von! E' l'unico posto qua, dove può funzionare un atterraggio di fortuna!"
    Sembrava proprio un bambino curioso: era veramente deciso a fare ciò che aveva appena detto.
    "Venite con me?"
    "Adrian, ci vorrà almeno un'ora per arrivarci... E poi chissa questa tempesta quanti alberi ha buttato giù. La Valle di Von si può raggiungere solo lasciando l'auto e proseguendo su un sentiero che buca la montagna... Può darsi che la strada sia bloccata...", disse Tim, abbastanza restio a muoversi. Già fare tre piani di scale era pesante, figurarsi camminare in un sentiero tra le montagne.
    Inoltre difficilmente è Greg Cross: anche avesse avuto la radio rotta in volo, dubito che sarebbe partito in una simile condizione; quindi ci avrebbe contattato prima di decollare.
    Con la tempesta che c'è stata, abbiamo gà fin troppo da fare qui.
    "E che importa se è Greg Cross o qualcun altro? Magari ha bisogno di un aiuto e..."
    E chi si avventura in volo con una simile tempesta deve essere un folle assolutamente geniale - pensò, ma evitò di dirlo.
    "Insomma" mostrò le chiavi della macchina "Nessuno viene con me?"
    "E chi resta qui alla torre di controllo? Rischiamo di essere licenziati!", disse Tim, sorpreso del fatto che nessuno ci avesse pensato.
    "Nahhh! Chi altro vuoi che si sia messo in volo con questo tempo! E poi io..." non osò aggiungere che voleva assolutamente sapere chi fosse quel pilota "E poi il pilota di quell'aereo in questo momento potrebbe essere bloccato nella valle di Von, e sappiamo bene che se quel luogo può prestarsi ad un atterraggio di fortuna, non può dirsi lo stesso per un decollo: non c'è sufficiente spazio perché l'aereo possa prendere velocità. Secondo, la radio di quel velivolo non era in funziona. Spenta o guasta? Chi ce lo dice? Potrebbe non essere in grado di chiedere aiuto, in questo momento...e il primo centro abitato oltre la valle è a più di venti chilometri di cammino"
    "Adrian, sai che non possiamo lasciare la torre di controllo scoperta. Uno di noi deve rimanere qui."
    Tuttavia, anche lui era molto curioso di andare a vedere cosa fosse successo...
    "Io resterò qui: non possiamo lasciare la torre, soprattutto dopo una simile tempesta; e già una persona rischia di non essere sufficiente".
    "E allora siamo a posto" fece Adrian, come se lasciare il lavoro in quel momento fosse quasi una cosa naturale "Tim mi accompagna, e Jack rimane qui...no?" e mente finiva di parlare si era praticamente già avviato alle scale
    Tim, esitando, guardò Jack...
    "Va bene, ma solo se non ci infiliamo nei guai...", disse, ad alta voce, sperando che Adrian non fosse arrivato troppo lontano...
    "Se ci sono problemi, chiamaci sul cellulare. Lo tengo acceso."
   
* * *

C'era movimento nei corridoi che accedevano al rifugio del senatore Dalton.
    "Di qua!" disse una guardia, intravedendo un ombra sparire dietro un angolo.
    Cassandra e il suo accompagnatore si sarebbero trovati i soldati addosso in poco tempo se non avessero fatto qualcosa.
    Cassandra e l'uomo cercarono di fuggire, ma si trattava di una azione senza speranza.
    Un gruppo di 3 guardie arrivò, l'uomo cercò di sferrare un pugno in faccia ma fu immediatamente bloccato. Il terzo gli diede un colpo alle costole con il calcio del fucile, incrinandogli due costole. Poi si voltò verso Cassandra e le sferrò un forte pugno sul volto. Tutto diventò nero, di colpo... Le ultime parole che sentì furono... "Portateli nelle celle..."
    Pochi istanti dopo, la stessa, giovane guardia di poco prima, entrò nello studio del senatore Dalton.
    "L' intruso è stato catturato, signore. Una giovane donna: uno dei nostri la stava aiutando a fuggire. Attendiamo i suoi ordini"
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rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #567 il: 2009-12-02 12:59:27 »
Gran Finale
Riassunto 4/4

L'uomo rimase immobile per un attimo; non era la forza del colpo ad averlo ferito, ma il fatto stesso che fosse stato sferrato. Credeva di essere riuscito a riavvicinarsi a lei... e ora sua figlia era ferma di fronte a lui, a guardare con le lacrime agli occhi la maschera che giaceva per terra
    Cassandra osservò la maschera per terra. Tutto quello che restava di quell'avventura. Tutto quello che restava di un uomo che si era illuso di cambiare il mondo cercando di cambiare il cielo. Non sapeva se ciò che provava per Krimen fosse odio, o solo pietà.
    Ma quello che provava per lei, invece, lo aveva sempre saputo. Solo che non aveva mai imparato a dirlo, e, adesso, non avrebbe più avuto occasione di impararlo.
    "Non volevo che finisse così" disse.
    Greg abbracciò un'ultima volta la figlia, poi si girò e si diresse verso il suo aeroplano; avrebbe voluto passare piú tempo con lei, ma non voleva influenzare la sua vita piú di quanto non avesse già fatto. Non dopo quanto era successo a Susan.
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Glenda

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #568 il: 2009-12-02 13:52:22 »
Mitico!!!
"al di là del torto e la ragione, contano soltanto le persone"

rgrassi

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PBF Levity #1 - Proposta e discussioni
« Risposta #569 il: 2009-12-02 15:03:35 »
Direi quindi di rigiocarci la scena di Cassandra e del guerrigliero nella cella, 2 turni prima che arrivi Dalton...
Oppure, se lo ricordate, semplicemente riportate quello che vi eravate detti (mi sembra di ricordare che il focus fosse sulla valigia).
Rob
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